Saltamartini: rottura con i sindacati, gelo con i manager. L'assessore affiancato per la sanità da Castelli e Aguzzi

Saltamartini: rottura con i sindacati, gelo con i manager. L'assessore affiancato per la sanità da Castelli e Aguzzi
di Andrea Taffi
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Domenica 15 Novembre 2020, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 10:22

ANCONA - Non era mai successo nella storia della Regione Marche che un assessore alla Sanità, depositario di un portafoglio da tre milioni di euro all’anno (fonte bilancio 2019, su un totale di 3,3) venisse pubblicamente dileggiato e abbandonato da sei sigle sindacali per via del suo ritardo al tavolo delle trattative. Poi regolarmente concluse, invece, con chi ha pazientato. Segnali in linguaggio trasversale, ovviamente, annunciano bufera.

L’ambita palma spetta a Filippo Saltamartini, terzo più votato del centrodestra alle ultime elezioni regionali, presunto uomo nuovo e prima scelta della Lega. 

I galloni da senatore

Ma in realtà vecchio arnese della politica dati i suoi trascorsi nel Pdl con tanto di galloni da senatore: per far arrivare vecchie volpi come Cgil, Cisl e Uil a rimproverargli un orologio in ritardo - in piena pandemia- si deve essere impegnato parecchio. Di impegno Saltamartini ne sta profondendo molto nel delicato incarico che il governatore Acquaroli ha dovuto affidargli su indicazione del Carroccio. L’efficienza è garantita visti che i suoi orari farebbero impallidire un maratoneta, l’efficacia è da valutare. Il problema di partenza era la competenza, non la volontà: «Mi sto leggendo metri cubi di carta», annotava Saltamartini nei primi giorni di palazzo Rossini. 


Le prime complicazioni

La questione si è complicata proprio nei giorni in cui sono state affidate le deleghe perché il Covid ha deciso che la sua partita nelle Marche non era terminata e Saltamartini è finito in un girone infernale. Ma anche questo poteva starci. I problemi veri sono arrivati dopo: che qualcosa non filasse per il verso giusto il Corriere Adriatico lo annota ad appena cinque giorni dai selfie sorridenti della nuova giunta all’ottavo piano. Tavolo con i medici di base, tavolo con i farmacisti, tavolo con i sindacati per i premi: è il pronti-via del vice questore aggiunto che da subito ha bacchettato in pubblico i dirigenti sanitari di inefficienza e inerzia per il mancato potenziamento delle terapie intensive durante l’estate. 


Il tipo di gestione

Ognuno sceglie il tipo di gestione che vuole e a Saltamartini l’autorità non manca, ma qui una manciata di opportunità gli avrebbe fatto comodo: forse era meglio affidare la reprimenda alle spalle più robuste del governatore o del segretario generale in pectore che invece, più scaltramente, sono rimasti a osservare le dinamiche in corso della fusione a freddo.

Arrivando però, a ruota, a convocare un incontro che è diventato l’attuale paradigma di movimento di fronte all’assedio della pandemia: la cabina di regia giunta-manager sanitari, elegante versione di un tutoraggio di emergenza (nell’emergenza). Domenica 25 ottobre, primo atto. Domenica 8 novembre, secondo atto. Ieri, il terzo. Il generoso Saltamartini, nel frattempo piccatosi del fatto che Acquaroli avesse scelto una strada parallela collegiale, ha issato la soluzione sul pennone di palazzo Raffaello: «Mi sono studiato i protocolli internazionali: chiederemo all’Aifa di riaprire le cure con l’idrossiclorochina. E poi subito tremila assunzioni dalle graduatorie» ha dichiarato con toni vagamente berlusconiani alle cronache il 3 novembre. 


La partita con l’Aiga 


Mentre l’ambiziosa partita Davide-Golia versus Aifa è ancora sullo 0-0, quella delle assunzioni ha suscitato qualche sorriso. Le graduatorie sono per stabilizzare chi, in realtà, è già nei turnover affogati dei reparti, ma a tempo determinato. Qui ne servono di nuovi: studiando le carte in via Oberdan, sede Asur, dicono che si potrebbe arrivare a 4/500 unità. Se va benissimo. Bisogna, invece, spicciarsi a preparare un bando fast per i 200 laureandi che stanno preparando la corona di allora per fine mese. E così siamo al polverone sollevato dalla polemica ospedale unico sì-ospedale unico no che costringe Acquaroli a convocare la pre riunione del consiglio monotematico sul Covid alle 8.30. Negli stessi giorni la cabina di regia si restringe a Castelli e Aguzzi che casualmente già si erano resi utili per sistemare problemi ad Ascoli (palazzina Covid, accanto al Mazzoni) e nella struttura assistenziale di Sassocorvaro.

 
Le stampelle della giunta

Sono loro che, con Baldelli, vanno al tavolo domenica scorsa con Acquaroli e Saltamartini. L’assessore depotenziato si agita per cui il governatore-mediatore (dopo una telefonata al commissario del Carroccio Marchetti) deve ricorrere a un tocco di belletto. Per pura coincidenza, Aguzzi già da ieri, come assessore alla Protezione civile chiaramente, parla nei comunicati stampa dei Covid hotel. E per altra coincidenza, Castelli con le responsabili dei servizi Di Furia (Salute) e Di Berardino (Bilancio) ha trovato i soldi per i premi a medici e infermieri. Come assessore al Bilancio, ci mancherebbe altro. Per tutto il resto c’è Saltamartini, ovviamente. 

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