L’assessore Castelli: ​«I riparti del Pnrr? Decisi prima della retrocessione, paradossale. Così subiamo la concorrenza dell’Abruzzo»

L’assessore Castelli: «I riparti del Pnrr? Decisi prima della retrocessione, paradossale. Così subiamo la concorrenza dell’Abruzzo»
L’assessore Castelli: ​«I riparti del Pnrr? Decisi prima della retrocessione, paradossale. Così subiamo la concorrenza dell’Abruzzo»
di Maria Teresa Bianciardi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Ottobre 2021, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 15:53

Guido Castelli, assessore regionale al bilancio: le prime ripartizioni dettagliate nel dossier Ance raccontano che le Marche continuano a subire una mappatura geografica non aderente alla situazione economica del territorio. È d’accordo?
«Non conosco esattamente la metodologia utilizzata da Ance ma posso senz’altro affermare che la ripartizione delle risorse del Pnrr è stata pesantemente condizionata dal fatto che il Governo ha deciso di riconoscere alle regioni del Sud una quota pari ad almeno il 40% del plafond totale. Ad essere precisi, da questo punto di vista, le regioni meridionali lamentano addirittura che quella percentuale non sarebbe stata raggiunta in quanto mancherebbero circa 7 miliardi».

 
E l’Abruzzo rientra fra queste regioni.
«L’Abruzzo è assimilato al Meridione mentre le Marche (al pari di Umbria, Lazio e Toscana) non beneficiano di alcuna riserva».
Non crede che esista una grave disparità di trattamento tra due regioni confinanti, separate da un fiume, a cui si applicano norme e principi differenti solo in virtù di una classificazione territoriale?
«In realtà la situazione è paradossale in quanto con la nuova programmazione Europea, le Marche al pari dell’Umbria, saranno classificate alla stessa stregua dell’Abruzzo e cioè tra le “regioni in transizione”».
Allora costa sta succedendo?
«Siccome le ripartizioni del Pnrr sono state fatte anteriormente all’approvazione dell’accordo di partenariato che ufficializza il nostro passaggio tra i territori in difficoltà, non beneficeremo delle condizioni agevolative del Sud. Oltre al danno, rappresentato dalla retrocessione, la beffa di subire la concorrenza di chi già per la stessa logica fruisce dello sgravio del 30% sul costo del lavoro disposto dal decreto Sud».
La giunta Acquaroli è al governo ormai da un anno e questa è una partita che si è sviluppata con la pandemia. Se parlassimo di responsabilità? 
«La responsabilità politica è interamente del Governo nazionale che ha scelto di seguire una filosofica centralistica e autoreferenziale che, di fatto, sul Pnrr, ha esautorato Regioni e territori dalla possibilità di un confronto cooperativo su questi e altri temi. La sensazione è che anche sul piano dell’attuazione delle misure del Pnrr assisteremo ad una avocazione massiva di competenze da parte dello Stato centrale a dispetto di quanto stabilito dal titolo a V della Costituzione, che attribuisce funzioni specifiche alle regioni e ai territori. Soprattutto nelle materie connesse alle attività produttive».
E questo cosa comporterebbe?
«Si è largamente diffusa l’idea che le complessità italiane possano essere governate solo dall’alto dei colli romani e con l’ausilio di tecnostrutture centrali. Ho parecchi dubbi in proposito. Vedremo».
Esiste una soluzione per invertire la rotta, magari di quelle in zona Cesarini?
«Ci siamo battuti e continueremo a batterci affinché, una volta formalizzato l’ingresso delle Marche tra le regioni in transizione, possano essere estesi al nostro territorio i benefici accordati al Sud. Chiariamoci: le Marche hanno una struttura sociale e produttiva evoluta ma vista l’emergenza in corso abbiamo tutto il diritto di non essere discriminati».
Contatti diretti con il governo centrale?
«Ne abbiamo parlato anche con il ministro Giorgetti, recentemente incontrato al Micam con il presidente Acquaroli e il vice Carloni. Almeno nelle aree di crisi complessa sarebbe doveroso riconoscere agli imprenditori marchigiani condizioni fiscali e contributive analoghe a quelle del vicino Abruzzo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA