Predoni di bici di lusso nelle Marche:
i ladri a caccia di prede grazie alle app

Predoni di bici di lusso nelle Marche: i ladri a caccia di prede grazie alle app
di Sabrina Marinelli
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Martedì 9 Luglio 2019, 10:45
SENIGALLIA - Ciclisti spiati dai ladri di biciclette che, tramite le App, raccolgono i dati sensibili e arrivano fino a casa delle vittime per mettere a segno il colpo. Strava, Runtastic e molte altre applicazioni, utilizzate per tracciare, calcolare e condividere i percorsi, sono tra le principali indiziate. Complici inconsapevoli delle bande entrate in azione negli ultimi mesi. Il resto lo fanno i social. Tra la primavera e l’inizio dell’estate si è registrata una strage senza precedenti di biciclette da corsa. La banda è partita da Marotta, ha sostato a lungo a Senigallia per arrivare ad Ancona, passando anche per Jesi. Professionisti del furto che sapevano come muoversi, aiutati dalla tecnologia che raccoglie dati sensibili mettendoli, involontariamente, al servizio di tutti, anche dei malintenzionati.
 
«Il sospetto è che i ladri delle costose biciclette da corsa possano individuare le vittime tramite le App, utilizzate per tracciare i percorsi - spiega il vicequestore aggiunto Agostino Maurizio Licari, dirigente del commissariato di Senigallia -. Riteniamo infatti che possano monitorare i percorsi, individuando i luoghi di partenza e di arrivo». Spesso i tracciati vengono anche condivisi sui social e in questo modo per i malintenzionati è possibile anche, controllando tra le foto inserite nel profilo, vedere il modello della bicicletta utilizzata». C’è anche un altro dettaglio che avvalora la tesi delle App complici. «Se il luogo individuato è un condominio con svariati garage - prosegue il dirigente - i malintenzionati effettuano dei fori nella serranda per poi, infilando delle microtelecamere, controllare all’interno. È accaduto che ci venissero segnalati più garage confinanti, trovati con i fori, ma solo quello dove era presente la bicicletta costosa da rubare era stato forzato». La App, infatti, non indica in quale box dello stesso civico viene prelevata la bicicletta prima di iniziare il percorso: viene attivata sulla strada e non nel garage. Un primo accorgimento utile può, quindi, essere quello di non attivare l’applicazione davanti a casa ma più distante. 
Ci sono poi possibilità di restringere la privacy nelle App e la stessa cosa può avvenire sui social per fare in modo che solo gli amici possano sbirciare. Le forze dell’ordine ritengono che velocipedi di così alto valore economico, in media dai 4 ai 12 mila euro, realizzati in carbonio o alluminio, siano finiti nel mercato estero. Nell’Est Europa. Nessuna è mai stata ritrovata anche se le vittime spesso le cercano, invano, tra gli annunci di vendita online. «Si è trattato di una batteria di passaggio sul territorio che ha toccato i vari comuni - è sempre la voce di Licari - e riteniamo che la refurtiva sia finita sul mercato estero. Non risulta, almeno a Senigallia, che qualche proprietario abbia rintracciato la bici in qualche sito o annuncio online». Una volta varcato il confine nazionale diventa difficile, se non impossibile, ritracciarle. Ricerche sono state effettuate anche negli annunci di vendita sul web ma senza successo. Ogni ciclista personalizza il mezzo, pensando di poterlo riconoscere da qualche dettaglio inconfondibile. Ladri e ricettatori esperiti però lo sanno bene e quando cercano di piazzarne uno rubato sul web, eliminano tutto ciò che lo renderebbe riconoscibile. In questo modo al legittimo proprietario può sembrare la sua bicicletta ma potrebbe trattarsi di un modello uguale. Solo il numero di telaio, che non viene mostrato ovviamente negli annunci di bici rubate, può confermare al proprietario se si tratti davvero della sua.
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