Il Pd a piccoli passi verso il congresso. Alessandrini: «Non si trasformerà in una sorta di primarie per regolare i conti»

Il Pd a piccoli passi verso il congresso. Alessandrini: «Non si trasformerà in una sorta di primarie per regolare i conti»
di Martina Marinangeli
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Giovedì 9 Settembre 2021, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 08:34

ANCONA - A quasi un anno da quel 21 settembre che ha decretato la cocente sconfitta contro il centrodestra, la macchina del Congresso dem si è messa in moto. Martedì sera si è riunita la segreteria regionale del partito per espletare gli adempimenti formali finalizzati all’indizione della votazione, primo step di un articolato percorso che, tra il 22 ottobre ed il 19 dicembre, porterà all’elezione del nuovo leader marchigiano nel dopo-Gostoli.

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Ancora non c’è una data precisa perché, per arrivarci, servono più passaggi del testimone tra i vari organismi.

La prossima tappa è quella dell’assemblea regionale – non ancora convocata – che si riunirà per dare mandato alla direzione di fissare le modalità e la data del Congresso. Insomma, lo sbarco in Normandia. Il tutto, al netto dei congressi provinciali che si svolgeranno nella stessa finestra temporale e, presumibilmente, prima della consultazione regionale. Ma al netto dei farraginosi meccanismi interni, il dato è che qualcosa si sta muovendo e che la chiamata alle urne si farà, cosa non scontata fino a qualche mese fa, almeno secondo alcuni “generali” dem che vedevano nell’allungarsi dei tempi il tentativo di evitare un Congresso anticipato.


La road map
Tuttavia, il segretario dimissionario Giovanni Gostoli ha dato seguito a quanto aveva detto fin dall’inizio, traghettando il partito verso una fase di rinnovamento mai così necessaria, benché ci si arrivi dopo un anno a dir poco evanescente, durante il quale il Pd è sembrato perdersi nelle nebbie. Ma il mantra che ripetono tutti i dem è lo stesso: lasciamoci il passato alle spalle e seppelliamo l’ascia di guerra. Facile a dirsi, meno a farsi. Anche perché già ora ci sono varie interpretazioni su come il Congresso dovrebbe svolgersi: c’è chi opterebbe volentieri per un candidato unitario così da evitare sanguinose conte interne, e chi vorrebbe invece una consultazione il più ampia possibile, uscendo dalla logica del caminetto. «Serve un Congresso chiarificatore - taglia corto il vice segretario regionale Fabiano Alessandrini –, che non si trasformi in Primarie per regolare i conti. Dobbiamo rimetterci in piedi perché senza di noi si vive un’emergenza sociale – la butta sull’ironia –: la destra non può più incolpare di ogni cosa il Pd ed al bar non si sa più di che parlare. Si sente la nostra mancanza, ma torneremo».


La situazione
Guidati da chi, è ancora tutto da vedere. La situazione è molto fluida e le dinamiche interne precedenti alle Regionali del 2020 sono completamente cambiate. La cosiddetta Area 70 che si era formata attorno all’ex governatore Luca Ceriscioli ha subito diversi riposizionamenti ed ora il gioco delle parti è più nebuloso che mai. Tra i nomi di ipotetici candidati circolati negli scorsi mesi, nessuno sembra centrare pienamente l’obiettivo. Il primo messo in campo fu quello di Augusto Curti, sindaco di Force, ma, secondo i pronostici che circolano all’interno del partito, non sfonderebbe nelle province del nord. Poi è stata la volta di Ceriscioli, che però difficilmente si spenderebbe se il Congresso dovesse trasformarsi in una lacerante conta. Tra gli altri, è girato anche il nome della deputata Alessia Morani, che già di per sé segnerebbe una svolta, con una quota rosa seduta sullo scranno più alto dei dem marchigiani.

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