Sanità, la Regione istituisce le zone svantaggiate per gli ex ospedali. L'unico ripristinato dei 13 chiusi è quello della città di Saltamartini

Sanità, la Regione istituisce le zone svantaggiate per gli ex ospedali. L'unico ripristinato dei 13 chiusi è quello della città di Saltamartini. Nella foto l'ospedale di comunità di Fossombrone e, nel riquadro, l'assessore regionale Saltamartini
Sanità, la Regione istituisce le zone svantaggiate per gli ex ospedali. L'unico ripristinato dei 13 chiusi è quello della città di Saltamartini. Nella foto l'ospedale di comunità di Fossombrone e, nel riquadro, l'assessore regionale Saltamartini
di Lorenzo Furlani
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Lunedì 5 Giugno 2023, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 18:13

PESARO - È il primo parziale riscontro delle promesse dell’ultima campagna elettorale per le regionali: anche se si tratta sempre di parole, queste hanno un valore pregnante essendo inserite nel principale strumento di programmazione della sanità marchigiana.

Le strutture territoriali

La prospettiva politico amministrativa non è quella della riapertura degli ospedali per malati acuti convertiti in strutture della sanità territoriale attraverso un lungo processo di riforma avviato dalla legge nazionale Balduzzi del 2012 e conclusosi con la chiusura a fine 2016 dei punti di primo intervento in 13 presidi delle Marche diventati nel frattempo ex ospedali.

Di quell’elenco di sedi che ha mobilitato le zone interne delle Marche contro la politica sanitaria della giunta regionale Ceriscioli, contribuendo in modo decisivo al successo elettorale del centrodestra, l’unico ospedale che viene riaperto, acquisendo reparti di degenza e il pronto soccorso, è quello di Cingoli, città di Filippo Saltamartini, l’ex sindaco, assessore regionale alla salute della giunta Acquaroli.

Le tre sedi del Pesarese

Nelle strutture territoriali di Fossombrone, Cagli e Sassocorvaro con il nuovo piano socio sanitario 2023-2025 approvato dal governo regionale - piano che tra due giorni inizia il suo cammino nella commissione sanità per giungere alla discussione in aula prima della pausa estiva - si apre lo scenario del ritorno dei punti di emergenza urgenza, con funzione di filtro rispetto ai pronto soccorso degli ospedali della provincia, e dei posti letto di degenza, che potrebbero costituire plessi decentrati di un centro hub o spoke di riferimento della rete ospedaliera formata dagli stabilimenti di Pesaro, Fano, Urbino (hub) e Pergola (spoke) del cosiddetto presidio ospedaliero dell’Azienda sanitaria territoriale di Pesaro Urbino.

La logica di fondo resta quella del superamento del modello di accentramento dei servizi ospedalieri con l’adeguamento della dotazione dei posti letto, unita alla forte integrazione tra le assistenze ospedaliera e territoriale, sanitaria e socio sanitaria. L’obiettivo è «mettere in atto un’azione concreta per il riequilibrio del territorio che fornisca risposte assistenziali, in ottica di prossimità, anche ad accesso diretto da parte del cittadino».

Rafforzata la prossimità

Pergola, il cui ospedale non è mai stato convertito, fa parte della rete ospedaliera come struttura di area disagiata per ostili condizioni meteorologiche e geografiche secondo il parametro del decreto ministeriale 70 del 2015, riconosciuto anche nel precedente piano socio sanitario dell’amministrazione Ceriscioli.

Il nuovo piano prevede che le attività di pronto soccorso e globalmente i servizi sanitari a Pergola, così come ad Amandola e Cingoli (le altre aree disagiate individuate), siano rafforzati al fine di garantire la loro maggiore prossimità ai residenti di tali zone.

La nuova categoria

Per Fossombrone, Cagli e Sassocorvaro l’amministrazione Acquaroli compie un’innovazione introducendo nel piano la nuova categoria delle zone svantaggiate, presenti anche nell’entroterra della provincia di Ascoli Piceno.

Queste zone svantaggiate sono definite tali «per le condizioni del territorio, climatiche e di estensione territoriale, oltre alla ridotta potenzialità della medicina primaria, per lo scarso numero dei medici di famiglia, e alle caratteristiche demografiche della popolazione residente (in prevalenza anziani in condizioni di fragilità e co-morbilità)». 

«Per tali strutture di Fossombrone, Cagli e Sassocorvaro (che sono ospedali di comunità, ndr) l’indirizzo - si legge nel piano - è quello di potenziare i servizi di diagnostica, di laboratorio e le specialistiche ambulatoriali nonché i punti di emergenza urgenza e le degenze».

Le équipe in sedi decentrate

Declinando il concetto, significa che in queste sedi potranno operare per prestazioni di bassa o media complessità le équipe di un centro di riferimento hub o spoke, secondo il principio di far muovere, laddove possibile, i medici piuttosto che i pazienti.

Per l’emergenza urgenza, in particolare, nei nuovi punti di intervento territoriale opereranno medici dedicati, in collegamento con l’assistenza primaria e la continuità assistenziale, integrati funzionalmente al dipartimento di emergenza e accettazione di un ospedale.  Secondo l’input della giunta regionale, spetterà alla direttrice generale dell’Ast 1 Nadia Storti il compito di applicare tali linee di indirizzo.

La battaglia del comitato

Il comitato pro ospedali pubblici delle Marche si batte da anni per la riapertura dei 13 piccoli ospedali convertiti in strutture della sanità territoriale. Ma la sua battaglia viene premiata solo a Cingoli, l’unico presidio declassato che con la giunta regionale Acquaroli torna ad acquisire lo status di ospedale, seppure con la deroga per le aree disagiate del decreto ministeriale 70/2015.

Nel nuovo piano delle Marche si legge che il precedente «piano socio sanitario 2020/2022 ha già previsto, per le strutture presenti nei territori di Amandola, Pergola e Cingoli, l’equiparazione a strutture di area disagiata per le caratteristiche orogeografiche-meteorologiche».

La discrepanza

In verità, il precedente piano licenziato nel 2020 dalla giunta Ceriscioli prevedeva questa deroga solamente per gli ospedali di Pergola e Amandola. Con un emendamento approvato in commissione, fu inserita la previsione secondo cui «anche per i territori di Cingoli, Cagli e Sassocorvaro si prevede l’equiparazione ad aree disagiate o particolarmente disagiate prevedendo anche un rafforzamento della rete di emergenza urgenza nelle strutture sanitarie presenti mediante la presenza H24 di personale medico dedicato in aggiunta a quello già presente nelle ambulanze medicalizzate (comunque non un pronto soccorso, ndr)».

Nell’attuale piano la struttura di Cingoli viene accomunata in tutto agli ospedali di Pergola e Amandola mentre quelle di Cagli e Sassocorvaro sono trattate ex novo come sedi di zone svantaggiate. Cingoli fa il pieno dei servizi perché oltre all’ospedale per malati acuti ottiene anche la casa di comunità oltre all’ospedale di comunità già presente.

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