Il nuovo segretario Pd a fine ottobre, ma il congresso potrebbe slittare al 2022. Ecco perché

Il nuovo segretario Pd a fine ottobre, ma il congresso potrebbe slittare al 2022. Ecco perché
di Martina Marinangeli
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Domenica 6 Giugno 2021, 07:25

ANCONA - Il congresso di Schrödinger. Come nel famoso paradosso del gatto contemporaneamente vivo e morto elaborato dal fisico austriaco, anche il Pd si sta cimentando in un esperimento mentale che ipotizza l’elezione del nuovo segretario regionale sia nell’autunno del 2021 che nella primavera del 2022. Com’è possibile?

Si chiederanno i più. Lo diventa nel gioco degli specchi che da sempre connota il partito, rendendo questionabile anche gli atti approvati negli organismi ufficiali. Ieri, l’assemblea regionale, organo sovrano dei dem, ha approvato con 37 voti favorevoli, tre astenuti e zero contrari la relazione del segretario dimissionario Giovanni Gostoli che, in 10 pagine, parte dal Manifesto di Ventotene per arrivare infine al nocciolo della questione: siccome le amministrative saranno fissare entro il 10 ottobre, «è plausibile ipotizzare che la fase congressuale potrebbe iniziare il 15 di ottobre». A tale scopo, viene convocata la prossima assemblea a metà settembre per votare data, regolamento e commissione. 
Le primarie
«Sono convinto che il prossimo congresso regionale debba svolgersi con le Primarie», aggiunge. A rafforzare la posizione di Gostoli, viene inoltre votato a larga maggioranza anche un ordine del giorno in cui si chiede, appunto, il congresso in autunno (oltre alle primarie per scegliere i candidati alle Politiche del 2023, punto su cui si sarebbe espresso in maniera contraria l’ex governatore Luca Ceriscioli, vedendoci una fuga in avanti che detterebbe già la linea al nuovo segretario). Il documento prende le mosse da quello uscito dalla direzione di Ancona. Una posizione sposata anche da pezzi da 90 del partito come la sindaca dorica Valeria Mancinelli, la deputata Alessia Morani, i consiglieri regionali Manuela Bora ed Antonio Mastrovincenzo, che da tempo chiedono un’accelerazione nell’iter che porta al rinnovo del Pd. Ora, a rigor di logica, due documenti ampiamente approvati dovrebbero sancire inequivocabilmente che il congresso si terrà in autunno, in una finestra temporale che oscillerebbe tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. 
L’inganno sotto traccia
Ma le vecchie volpi dem, maestre nel gioco delle tre carte, fiutano l’inganno e danno già per scontato che il tutto slitterà a primavera 2022, ad una manciata di settimane dalla scadenza naturale del mandato di Gostoli. E portano argomentazioni alla propria tesi: già a dicembre, l’assemblea aveva votato una relazione del segretario che fissava il congresso ad aprile; poi la pandemia ha coperto tutto come una coltre di neve. Se ne riparla ad aprile, quando la direzione propone di organizzarlo nella prima finestra utile, ovvero luglio. «Però siccome la stragrande maggioranza è contro la proposta, e non possiamo avviare una fase congressuale con una divisione, ciò significa che il congresso si farà nella seconda finestra utile, quella dell’autunno», ricorda Gostoli nella relazione. Dunque nulla è scolpito nella pietra ed uno slittamento in avanti non sarebbe - è evidente - senza precedenti. «E la relazione ieri l’hanno votata in 40 su un totale di 93 membri eletti nell’assemblea», fanno notare i più maliziosi. Se è vero che tutto può essere, la maggioranza del partito ha chiesto però a gran voce un cambiamento a stretto giro di posta, perché in queste condizioni il Pd risulta pesantemente indebolito. 
Il brodo allungato
E chi ieri ha fortemente sostenuto il congresso in autunno, promette barricate se si cercherà di allungare ancora il brodo: «è stato votato anche un odg che va in questo senso, non solo la relazione», tuonano. Ma c’è un detto che circola tra i democrat, che porta la firma di uno dei pesi massimi del partito, Palmiro Ucchielli: «un ordine del giorno non si nega a nessuno». Come a dire: è un indirizzo politico che non vale la carta su cui è scritto e non vincola nessuno a fare nulla. «Ci rivolgiamo sempre a noi stessi: siamo autoreferenziali e non lanciamo un messaggio di novità o cambiamento», alza le braccia uno sconfortato Romano Carancini: «non so cosa penserebbero di noi le persone che ci votano se assistessero a queste assemblee. 
Il gioco delle parti continua
È un continuo gioco delle parti e ci si riposiziona per convenienza, in vista delle elezioni Politiche». Ciò detto, la rosa dei papabili concorrenti allo scranno di segretario per ora vede un poker composto da Ceriscioli, Morani, Curti e Bora, ma siamo ancora al calcio mercato e la strada è lunga. Nell’attesa, Gostoli convocherà per la prossima settimana un tavolo istituzionale che affianchi il lavoro della segreteria regionale e del gruppo consiliare a Palazzo Leopardi, composto da consiglieri regionali, parlamentari, sindaci che svolgono una funzione di rappresentanza istituzionale e politica sul livello regionale e nazionale. Leggi: Mancinelli, Ricci e Curti. Insomma, una cabina di regia che accompagnerà il segretario dimissionario che non ha ancora formalizzato le dimissioni. Non si capisce più dove è il dritto e il rovescio: se non è un paradosso questo.

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