Segreteria Pd, Bora va avanti. Manzi: «Destinati a dividerci». La consigliera regionale invia una lettera al commissario per le Primarie

Irene Manzi e Manuela Bora insieme ad un convegno a Macerata nel 2016
Irene Manzi e Manuela Bora insieme ad un convegno a Macerata nel 2016
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 9 Marzo 2022, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 15:23

ANCONA - «Carissimi, desidero informarvi che ho intenzione di presentare la mia candidatura al Congresso regionale del Pd Marche». È questo l’incipit con cui la consigliera ed ex assessora Manuela Bora ha ufficializzato la sua discesa in campo per la leadership dem, cristallizzandola in una lettera inviata lunedì al commissario Matteo Mauri, alla presidente della commissione regionale per il congresso Silvana Amati, ai cinque segretari provinciali e, per conoscenza, anche al segretario nazionale Enrico Letta, al coordinatore del Nazareno Marco Meloni ed alla presidente della commissione nazionale di garanzia Silvia Velo. 

 
Le ragioni
Una comunicazione urbi et orbi che esplica anche le ragioni della decisione: «Abbiamo sempre scelto il segretario regionale attraverso le primarie – scrive Bora – e sono convinta che, soprattutto in questa fase storica, il Pd Marche abbia un immenso bisogno di aprirsi. Scegliere tutti insieme il nuovo segretario è un’occasione che non possiamo lasciarci scappare per rispetto dei nostri elettori. Vorrei quindi rappresentare questa voce e, a tal proposito, vi chiedo, con cortese sollecitudine, di conoscere le regole della partecipazione democratica al congresso». Parole a cui, in un post su facebook, ha ieri aggiunto una stoccata a percorso unitario che aveva portato alla candidatura dell’ex deputata Irene Manzi: «Dobbiamo gettarci oltre gli equilibrismi e cercare invece un equilibrio con i nostri elettori. Mi dispiace perché dobbiamo sempre rovinarci, in qualche modo, da soli: il tentativo di trovare un percorso comune per ripartire viene soppiantato dalla nostra eterna vocazione a dividerci». Una strada in salita, quella di Bora, che si trova buona parte del gruppo dirigente regionale e la segreteria nazionale contro, ma dalla base starebbero arrivando segnali positivi – c’è chi ha mal digerito il percorso dettato da Roma e calato dall’alto, ad oltre un anno dalla sconfitta elettorale alle Regionali del 2020 – ed inizia ad arrivare anche qualche adesione, come l’appoggio dell’ex consigliere regionale del Fermano Francesco Giacinti.

Il commissario Mauri sta predisponendo il regolamento che porterà al Congresso – da celebrare, salvo colpi di scena last minute, entro fine aprile –, dettando tempi e modalità delle candidature, e road map di una consultazione elettorale che a questo punto passerà per le tanto temute primarie, tradizionalmente foriere di spaccature interne. 


L’iter
Nel regolamento definito quando si pensava che il congresso si sarebbe tenuto il 19 dicembre – da lì slittato ad un generico «entro febbraio» e poi rinviato sine die –, era previsto che le candidature fossero sottoscritte «da almeno il 15% dei componenti dell’assemblea regionale uscente, oppure da un numero di iscritti compreso tra 250 e 600, distribuiti in almeno tre federazioni provinciali». Ed è su questo secondo percorso che intende muoversi Bora. Quanto ai nomi nelle liste in appoggio alle candidature, il regolamento prevedeva che la nuova assemblea regionale fosse composta da 80 eletti, di cui 26 della provincia di Ancona, 19 di quella di Pesaro Urbino, 16 del Maceratese, 10 dell’Ascolano e 9 del Fermano. Quadro, questo, che potrebbe essere modificato dalla nuova versione del regolamento a cui sta lavorando il commissario. In ogni caso, sfumata l’utopia del percorso unitario, si profila una sfida tutta al femminile tra Bora e Manzi, almeno questo un bel segnale all’indomani dell’8 marzo. Appreso della discesa in campo dell’avversaria, l’ex deputata alza le braccia: «Mi dispiace che ci sia questa rottura di Manuela: a questo punto, sarà un congresso con più concorrenti e vedremo quello che succederà nelle prossime ore».

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