Bordate del Pd Piceno a Ceriscioli: "Per vincere, va cambiato"

Un momento della riunione Pd di Offida
Un momento della riunione Pd di Offida
di Mario Paci e Andrea Taffi
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Domenica 22 Dicembre 2019, 10:50
ANCONA Che era questione di tempo il Corriere lo scriveva da due settimane, che il fronte del Pd potesse aprirsi nel Piceno questo no, non era previsto. Ma è un fatto che la prima, vera bordata del malcontento dem maturi in provincia e non nelle riunioni ufficiali alla camomilla, a 24 ore dall’ufficializzazione di Acquaroli come candidato del centrodestra. 
Il casus belli nasce così: ad Offida c’è un’assemblea Pd aperta ai gruppi dirigenti dei comuni del territori, tecnicamente per discutere delle Regionali e per farsi gli auguri. Trenta persone. Ci sono i sindaci Pd della Vallata (Luigi Massa, Offida; Graziano Fanesi, Castorano; Alessandro Luciani, Spinetoli) e rappresentanti degli organismi dirigenti diffusi. Tra cui tre voci piuttosto ruvide su Ceriscioli. Lucio D’Angelo, assemblea regionale: «Così andiamo a sbattere contro un muro. Bisogna subito decidere di non farlo e per non farlo occorre indicare una figura in grado di competere. Sul terremoto non abbiamo inciso politicamente come avremmo dovuto e potuto». Poi Antimo Di Francesco, capogruppo Pd a San Benedetto ed ex segretario della federazione provinciale di Ascoli: «Va messa in discussione la candidatura di Ceriscioli. La percezione è quella che emerge dai sondaggi. Basta parlare con la gente per rendersene conto». E poi Valerio Lucciarini, ex sindaco di Offida, che siede in direzione e in segreteria regionale: «Abbiamo il dovere di competere In queste condizioni non riusciamo a fare neanche questo. Competere per vincere. Per farlo occorre superare Ceriscioli, che ha fatto moltissimo ma è mancata la direzione politica che valorizzasse risultati. Pensare di competere, senza cambiare, è un errore, invece possiamo davvero farcela. I candidati migliori sono quelli che godono della fiducia dei cittadini».

 
Naturalmente c’è Anna Casini, vice presidente che prende le difese della giunta («i molti risultati di questi cinque anni non sono stati adeguatamente valorizzati») e c’è Luciano Agostini che è la cassazione dem del Piceno, nonché fedelissimo del governatore: «A oggi Ceriscioli non è il candidato. C’è un percorso avviato in cui si parte da Ceriscioli, ci sono i mandati a esplorare i Cinque Stelle su programma e candidato». Il distinguo fatto da Agostini, per quanto verità oggettiva, suona sinistro come l’espressione di Gostoli dei primi di dicembre («Ceriscioli candidato, per ora»). 
Poi l’ex deputato dem insieme al capogruppo di Ascoli Ameli firma una nota per prendere le distanze dal clima di rivolta generatosi a posteriori, non certo in quella riunione tra amici «visto che tutti lodavano l’operato della vicepresidente Casini. Però dichiarazioni non ne faccio - dice nel tardo pomeriggio Agostini a denti strettissimi - non voglio alimentare inutili polemiche». Tuttavia una sua frase è molto più interessante di tutto il resto: «Visto che qualcuno mi mette le parole in bocca, do io la versione autentica: ho ribadito il pieno sostegno alla linea unanime della direzione regionale e del segretario Gostoli». C’è molto di più qui che non nell’attacco frontale di cui sopra: mentre la Giannini per Macerata non ha mai parlato scegliendo la fedeltà più assoluta, il non-detto di Agostini è più sottile. Riporta cioè a quella falange trasversale creatasi in direzione e molto attenta a scrutare il barometro di Pesaro per capire che tempo farà. E quindi: Ceriscioli, Gostoli e Ricci. A oggi: Ceriscioli è sul Piave, Gostoli registra, Ricci per ora non pervenuto ma si intuisce cosa pensi. 
Non è un caso che tra quelli a spingersi più avanti a Offida ci sia stato Lucciarini. Che punta a un sindaco candidato a Palazzo Raffaello: più Mancinelli che Ricci. Magari in ticket con Longhi che consentirebbe una metabolizzazione più garbata ai Cinque Stelle, tutt’ora la grande incognita potenziale della soap del centrosinistra. Dai ieri gli aruspici di piazza Stamira tornano al lavoro. Blandamente: con tre sindaci del Piceno contro, la direzione per buona parte a favore e la coalizione all’80% al suo fianco, il governatore Ceriscioli va dritto verso la ricandidatura ufficiale nonostante i disastrosi sondaggi che in primavera lo vedono battuto da chiunque. Accettando democraticamente - se proprio servono - anche le Primarie. Fin qui c’è stato un tentativo di guerriglia politica. Quanto sia strategicamente strutturato lo scopriremo sotto le feste. Giovedì scorso in prefettura di Ancona è successo questo: quando è arrivata la Mancinelli casualmente Ceriscioli è uscito. Con i migliori auguri di buon Natale.
 
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