OSTRA - La zona industriale di Ostra è una conca di melma e detriti. Non si è salvato niente. Il Misa e il Nevola, che cingono la vallata, l’hanno annegata sotto due metri d’acqua. L’effetto tsunami è stato devastante: la Zipa è spettrale, punteggiata da aziende-fantasma sfigurate da montagne di fango. Qua e là, auto volate sopra le recinzioni, camion rovesciati nelle scarpate. La forza dell’onda distruttrice ha perfino scaraventato un container contro un cancello. «Le foto non rendono: chi non è qui non può capire» si dispera Lucia Collamati. Nel suo negozio di ricambi per auto hanno già fatto una stima dei danni: «Trecentomila euro», dice. Ma è solo una prima stima. «L’attività è disastrata, il poco materiale che abbiamo salvato lo venderemo a un terzo del prezzo per chi ne ha bisogno. Lo Stato promette 5 milioni? Mi viene da ridere. Non bastano nemmeno per rimettere in piedi questa zona industriale».
La devastazione
Percorrere via Merloni è come affrontare un rally, tant’è il fango che la invade. Tutti, imprenditori, dipendenti e volontari, si sono armati di pale, scope e galosce: vogliono liberare i loro luoghi di lavoro da quell’inferno d’acqua marrone. «Dove metti le mani, vengono fuori i danni».
«C'è poco da salvare»
Michele Bartera ha una ditta di tinteggiature. «C’è ben poco da salvare - commenta -. Da me l’acqua ha raggiunto i 70 centimetri. Tutto distrutto». Un bobcat va su e giù per rimuovere i detriti. «Io penso a liberare dal fango la mia ditta. Mi auguro che prima o poi qualcuno venga a pulire le strade. Non si è visto nessuno: ci hanno lasciato soli».
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