Operatrice sanitaria scopre di avere il cancro: «Diagnosi a Torrette, rimosso a Fano: la sanità marchigiana mi ha salvata»

Operatrice sanitaria scopre di avere il cancro: «Diagnosi a Torrette, rimosso a Fano: la sanità marchigiana mi ha salvata»
Operatrice sanitaria scopre di avere il cancro: «Diagnosi a Torrette, rimosso a Fano: la sanità marchigiana mi ha salvata»
di Osvaldo Scatassi
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Domenica 7 Maggio 2023, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 07:25

ANCONA -  Un «percorso di eccellenza» sta accompagnando una cinquantaseienne operatrice sanitaria, che vive in provincia di Ascoli Piceno, da quando si è sottoposta a mammografia ed ecografia mammaria per alcuni sospetti sul suo stato di salute.

Una vicenda dai risvolti iniziali preoccupanti (le è stato diagnosticato un carcinoma a un seno), cui sono seguiti sviluppi senz’altro positivi e che ora le permettono di raccontare la sua esperienza sulla sanità marchigiana. Non come addetta ai lavori, ma nei panni di paziente assistita da diverse strutture in regione.

 


Il ringraziamento


Un’esperienza cui è attribuito un valore positivo a tutto tondo, tanto che la cinquantaseienne ha scritto una lettera all’assessore regionale Filippo Saltamartini per esprimere sentita gratitudine, sia per la professionalità incontrata sia per la gentilezza ricevuta. «Parto dalla diagnosi – premette la donna –. Agli Ospedali Riuniti di Ancona la dottoressa Silvia Borgoforte Gradassi ha individuato con la mammografia e l’ecografia mammaria un piccolissimo nodulo sospetto di 3 millimetri nel mio seno sinistro. Poi, insieme al chirurgo senologo Marco Gentili, mi ha fatto un agoaspirato ecoguidato, arrivando in poco tempo a una diagnosi certa di carcinoma duttale. Davvero straordinari: intercettare una lesione di 3 millimetri non è da tutti, davvero».


I passaggi


Il passaggio successivo è stato a Macerata dal dottor Nicola Battelli, che tra le altre cose ha fornito informazioni sui vari centri del trattamento chirurgico. «Ho scelto l’ospedale di Fano – afferma l’operatrice sanitaria – dove ho trovato una meravigliosa equipe diretta dal dottor Cesare Magalotti».

In sala operatoria è stato utilizzato un macchinario d’avanguardia, chiamato Osna, che permette di individuare subito la presenza di metastasi analizzando il linfonodo sentinella ed evitando così il rischio di un eventuale ritorno sotto i ferri. «Quando mi sono risvegliata – prosegue la cinquantaseienne – il dottor Magalotti mi ha dato la bellissima notizia che il mio linfonodo era negativo».


La presa in carico


Ma sono stati anche altri aspetti ad avere impressionato la paziente in modo positivo. Come per esempio il fatto che le fosse stata assegnata un’infermiera dedicata, definita case manager, che ha il compito di prendersi cura dei pazienti in ogni loro esigenza. Anche per la sistemazione alberghiera dei familiari, qualora provengano da fuori regione, grazie a una rete di convenzioni con strutture ricettive e associazioni del volontariato. «Ho davvero capito di essere arrivata nel posto giusto», assicura la cinquantaseienne, che in sala operatoria ha trovato anche un chirurgo plastico. Le cicatrici dell’intervento sono «nascoste e non si vedranno dai vestiti: trovo straordinaria l’attenzione anche per il benessere psicologico di una donna».


Le terapie


Conclude l’operatrice sanitaria ascolana: «Ora sono in attesa di essere sottoposta a radioterapia. Per questa ragione sono tornata ad Ancona, che vanta tecnologie molto avanzate, tali da limitare al minimo gli effetti collaterali. Anche qui, dal direttore Giovanna Mantello a tutti i suoi collaboratori, sono stata accolta e presa in carico con grandissima grazia e altissima professionalità». Quando la Sanità con la S maiuscola funziona davvero.
 

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