ANCONA Nel borsino dell’occupazione i percorsi tortuosi lungo i quali dovrebbero incrociarsi domanda&offerta sono un ostacolo per i lavoratori qualificati, un inciampo per quelli meno blasonati. Così se nel 2022, come testimonia la Cna, la ricerca di laureati da parte delle aziende marchigiane è stata di 13.780 unità, con uno su due risultato introvabile, sul fronte di ospitalità e ristorazione non va meglio. Nel settore che più d’ogni altro lamenta la mancanza di manodopera, a scorrere le tabelle riordinate dall’Inps, la retribuzione media annua è di 7.997 euro spalmati in 143 giornate. L’ equivalente di un part-time. Per le attività artistiche, sportive e di intrattenimento il rapporto migliora di poco: 12.993 euro per 142 giorni.
I salari
Non pervenuti i dati sull’agricoltura, che si ritiene il comparto con i salari più bassi, il che si deduce dalla scarsa specializzazione degli occupati e dal ridotto numero di giornate lavorative. Un procedere a strappi che Donato Iacobucci argomenta così: «Questa situazione è solo in parte responsabilità degli imprenditori e delle imprese coinvolte poiché turismo e agricoltura sono soggetti a rilevanti fenomeni di stagionalità». Il prof di Economia politica della Politecnica sui particolari sfuma: «Sono campi d’azione caratterizzati inoltre da un’estrema frammentazione delle unità economiche. Cioè prevalgono le micro-imprese, per lo più a gestione familiare».
I livelli
Gli effetti collaterali sono cronaca quotidiana: non meraviglia che i nostri giovani, soprattutto se hanno raggiunto livelli elevati di scolarizzazione, stiano lontano da queste zone ad alto tasso d’incertezza.
Pagati poco e male. È impietosa l’immagine fissata dall’Istat sulle percentuali di occupati in nero.
Le assunzioni
Dicotomia o dualismo che sia. È il doppio volto di un’economia che sembra ripartire, con quasi un’azienda su cinque che prevede assunzioni nel prossimo trimestre. Sono circa 30mila i potenziali ingressi soprattutto nel manifatturiero (36%), nel turismo (17%) e nel commercio (12%). Uno scatto che non libera le Marche dalla zavorra della precarietà. Per la Uil la trama è identica: incertezza del domani che, unita a paghe in media più basse nel settore privato rispetto ad altre regioni, fa sì che questa terra di mare&colline non sia appetibile per la sua gioventù in cerca di futuro. «Dobbiamo coniugare lo sviluppo economico a quello sociale, far dialogare i percorsi formativi con le politiche attive dell’occupazione» è il monito delle segretaria generale Claudia Mazzucchelli. Nel 2022, secondo l’ Inps, meno del 12% dei contratti era a tempo indeterminato. Una percentuale che crollava al 9,8% se la cifra narrava di lavoro al femminile. Le prospettive sono un miraggio: il 14% di quei patti arrivati a scadenza non si è trasformato in un impiego stabile. I percorsi lungo i quali domanda&offerta non si incrociano.