L’assessore Saltamartini: «Fatevi avanti, vogliamo i più competenti per la Ars. Non temo ingerenze, in caso di pressioni me ne andrò»

Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità della Regione Marche
Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità della Regione Marche
di Andrea Taffi
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Lunedì 23 Agosto 2021, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 08:40

ANCONA - Filippo Saltamartini, assessore regionale alla Sanità, mancano alcuni giorni allo scadere della call per il nuovo direttore regionale della Ars: dopo cinque settimane di tempo non si potrà dire che avete fatto le cose di nascosto.
«Era uno dei nostri obiettivi: lasciare il campo aperto. E la scelta sarà eminentemente tecnica: voglio che sia chiaro. A me interessa avere gente brava, qua non passa nessun altro».

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Da settembre sarete chiamati a individuare gli ospedali di comunità e le case della salute, secondo quanto avete annunciato.
«C’è un impiego di tanti milioni su questo punto nel Pnrr (sette miliardi). Sarà un passaggio molto importante il parere espresso dall’Ars. Poi c’è la riorganizzazione del servizio di emergenza urgenza».


Dicono che sabato mattina il pronto soccorso di Torrette fosse di nuovo pieno.
«Purtroppo la carenza dei medici di base si riverbera sui pronto soccorso.

C’è tutta la digitalizzazione da avviare, siamo all’anno zero per il fascicolo sanitario elettronico. Abbiamo formulato una proposta al ministero. E poi c’è tutto il rapporto tra ospedali di I livello e l’unico di II livello che abbiamo definito essere Ancona con i percorsi e le reti. Poi la riorganizzazione territoriale che dobbiamo garantire con l’infermiere di comunità. La vaccinazione da proseguire, il Covid non finisce qui. Poi ricoordinare il sistema con 4 aziende e 5 aree vaste che, di fatto, sono 5 repubbliche autonome sotto il sole. E il coordinamento lo deve fare la Ars. Poi vanno rivisti i Cup, il recupero delle liste di attesa».


Non è che sul nuovo direttore della Ars gravi un peso enorme?
«La Ars avrà le competenze tecniche, tutto il resto sarà in carico al servizio Sanità e le aziende. Perché serve davvero una Ars? Sulla digitalizzazione per esempio, l’opera di mettere in rete il sistema sarà problema delle aziende. Ma specificare, come non è avvenuto, che le quattro aziende devono avere un linguaggio informatico omogeneo dovrà dirlo la Ars. e questa è un cosa grave».


Nella sua idea ci sarà un team di specialisti insieme al nuovo direttore Ars?
«Non sarà tutto in capo al direttore. Noi dovremo cercare altri specialisti che lavoreranno alla Ars sui singoli temi. Questo è solo l’avvio per ricostruire un piano socio sanitario partendo almeno dai macrocapitoli. Fino ad ora la Ars è stata marginalizzata, una specie di appendice esterna. Il mio appello è ai migliori tecnici: fatevi avanti per la Ars, abbiamo bisogno delle migliori teste che ci sono in giro. La nostra ambizione è davvero quella di cambiare volto alla sanità». 


È vera la leggenda che un ospedale fa viaggiare un dischetto in ambulanza fino all’altro ospedale perché la trasmissione dati sarebbe lentissima.
«È successo. Ma le sembra normale che alcuni ospedali abbiano ancora le linee Adsl, con il rame? Cos’è un problema politico? È un problema di dirigenza. Io mi sono occupato nei giorni scorsi della realizzazione delle cabine per avere la fibra ottica negli ospedali. Ho scoperto da poco che il Salesi ha una risonanza magnetica di 25 anni fa. Ho chiesto ai tecnici di fare una ricognizione delle macchine che ci servono: non si potrà comprare tutto e subito. Ma programmando si può fare un percorso».


L’ex governatore Ceriscioli ha detto che sulla sanità territoriale siete terrorizzati. Vero o falso?
«Il territorio si organizza con medici e infermieri. Mi dispiace che dopo 25 anni il Pd non abbia fatto nè la programmazione dei medici, nè degli infermieri. Però ha fatto concorso unico a livello regionale con dei criteri basati su logiche politiche, non di efficienza del sistema, che ha creato una contrapposizione tra il personale delle aziende. Lo modificheremo. Io sono arrivato a ottobre e ho trovato 15 Usca, oggi ce ne sono 34. Abbiamo fatto quel che potevamo fare con le risorse che erano state programmate».


L’onorevole Morani dice che Baldelli sul territorio dice una cosa e lei in consiglio regionale ne dice un’altra.
«C’è un coordinamento assoluto tra assessori, Baldelli esegue decisioni svolte in giunta non ha autonomia. Gli interventi sono stati codecisi al tavolo di lavoro con la Asur. Salvo Ascoli nessun ospedale ha idoneità antisismica e nessuno quella antiincendio. Serve un miliardo per fare questo lavoro: sanità ed edilizia ospedaliera si sono messe insieme e hanno stilato delle priorità. Non è che l’edilizia va per conto suo. Di più: dovremo intensificare i rapporti perché questo adeguamento ci assorbirà tantissimo».


Ma davvero non teme ingerenze di tipo politico per questa scelta molto delicata? Non racconti favole.
«Non ci sono logiche politiche che possano modificare l’indirizzo condiviso con il presidente. Prima vengono le competenze: il resto con me non passa, sennò me ne vado io. Se dovessi dimettermi saprete che cosa è successo».

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