Il russo Nikita Sergeev (ristorante L’Arcade): «Mi vergogno di Putin, non è il mio presidente. Porterò nelle Marche i bimbi ucraini per fargli dimenticare la guerra»

Il russo Nikita Sergeev (ristorante L’Arcade): «Mi vergogno di Putin, non è il mio presidente. Porterò nelle Marche i bimbi ucraini per fargli dimenticare la guerra»
Il russo Nikita Sergeev (ristorante L’Arcade): «Mi vergogno di Putin, non è il mio presidente. Porterò nelle Marche i bimbi ucraini per fargli dimenticare la guerra»
di Chiara Morini
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Sabato 26 Febbraio 2022, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 16:00

PORTO SAN GIORGIO - «Chiedo scusa all’Ucraina e al mondo intero. Mi vergogno di essere nato in Russia: Putin non è il mio presidente». Parole dure di condanna, tra amarezza e rabbia, mentre in tv vanno in onda le drammatiche immagini dell’invasione.

Nikita Sergeev, chef stellato del ristorante L’Arcade a Porto San Giorgio, è nato a Mosca 33 anni fa ma è ormai marchigiano di adozione in attesa della cittadinanza italiana: due giorni fa, all’annuncio della guerra contro l’Ucraina, si è sfogato subito su Facebook.

«Mi ci è voluto un po’ – ha scritto - per mettere a posto nella mia testa tutta la rabbia e l’ansia. L’élite schizofrenica al potere in Russia sta commettendo un crimine contro l’umanità. Mi vergogno, mi vergogno davanti al mondo intero. Non mi vergogno della Russia come Paese, perché non sono i civili, non la cultura e non le tradizioni che hanno preso la decisione e stanno combattendo oggi. Non ho scelto io questo presidente».


La rabbia per l’invasione
Uno sfogo intenso che non ha lasciato spazio a fraintendimenti anche ieri, quando abbiamo raggiunto chef Nikita al telefono. «È ora di smettere di considerare d’accordo la popolazione e le autorità russe.

Sono molti i cittadini che non condividono quello che sta facendo lo stato». Difficile fare qualcosa a migliaia di chilometri di distanza, ma l’anima del ristorante L’Arcade spiega che non si fermerà. Che quello che può fare, esprimendo il suo pensiero, «è essere un megafono, dare voce alla verità, in modo tale che si chiariscano alcune fake news che si sentono. In questa situazione è la Russia che è l’aggressore, al di là di questo non resta che sperare in una situazione migliore». 


La tensione 
Oltre alla rabbia, però, c’è anche apprensione per le persone care che stanno vivendo questi momenti drammatici e di tensione. I genitori di Nikita Sergeev sono con lui in Italia, ma la nonna è rimasta in Russia. «Giovedì mattina - racconta lo chef - l’abbiamo chiamata, e lei non ci ha chiesto un parere su quello che stava accadendo. Quella che chiamo “macchina di propaganda”, la stampa locale russa, la fa passare per missione pacifista di salvezza». Nikita Sergeev adesso pensa al futuro, a come poter fare qualcosa per il popolo ucraino, pur nel suo piccolo e così distante dalla Russia. «Sto studiando qualche iniziativa, come ad esempio l’accoglienza, nei prossimi mesi estivi, di bimbi ucraini nelle famiglie, per dare loro un po’ di serenità, fargli recuperare un po’ di tenerezza, perché vedere la guerra per loro non è assolutamente facile. Oggi siamo ancora nella fase della “nebbia” della guerra, ma magari, in futuro, si potrebbe dare sostegno morale e se del caso, magari anche un lavoro». 


Le iniziative
Pensa anche di coinvolgere in questo i colleghi delle associazioni di cui fa parte. Chiaramente non potrà fare molto, ma ci tiene a dire che «ho voluto servirmi dei social per dire la mia. Non sarò un blogger famoso, ma anche io, nel mio piccolo, mi sento chiamato in causa. Non mi sento di commentare altro, se non che ribadire che Putin non è il mio Presidente». 


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