Fronda aperta e coalizione agitata: se il Pd la candida Mancinelli ci sta

Il governatore Luca Ceriscioli con il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli
Il governatore Luca Ceriscioli con il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli
di Maria Teresa Bianciardi
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Martedì 31 Dicembre 2019, 07:05
ANCONA Da domani ogni giorno sarà buono per tracciare la rotta del Pd verso le Regionali. E se da qui al 6 gennaio il confronto sarà ovattato dalle festività natalizie, subito dopo ci si attende un’accelerata indispensabile per strutturare la linea politica, dandogli forma e sostanza. Ma se da una parte il segretario regionale del Partito democratico continua a ribadire la necessità di mettere nero su bianco un programma solido per la ripresa delle Marche e ragionare solo dopo sui nomi è evidente che la fronda dem non sta con le mani in mano. E l’interesse, che in questi casi va oltre la candidatura dell’attuale presidente, si spinge verso due forti personalità anconetane: l’ex rettore Sauro Longhi e il sindaco dorico Valeria Mancinelli. 

Il primo particolarmente corteggiato da una frangia del Pd che in questi giorni dialoga a stretto giro di posta con il Movimento 5 Stelle e Art.1 (con il presidente del consiglio regionale, Antonio Mastrovincenzo chiamato a tenere le redini della situazione). Ma lungo il percorso verso le Regionali è l’ipotesi della candidatura della prima cittadina di Ancona ad acquisire - giorno dopo giorno, incontro dopo incontro - una consistenza sempre più maggiore e decisamente molto concreta. Lei al momento continua a nicchiare, glissa sulle domande, non lascia trapelare nulla di particolarmente fraintendibile. Tuttavia molte strade tra fronde interne al Pd, alleati e coalizione agitata porterebbero verso il sindaco Mancinelli, che negli ultimi tempi ha acquistato punti come amministratore e forza sotto il profilo politico. Riassumendo: più Mancinelli e Longhi che non il Ceriscioli confermato dalla liturgia ufficiale delle riunioni. 

La domanda chiave è: come e chi sposterà l’ago della bilancia? Sarà Roma a decidere per le Marche dopo lo spoglio elettorale in Emilia Romagna? Questione di giorni, appunto. Il segretario regionale Gostoli cerca di contenere il più possibile il pressing interno ed esterno al Pd, ma tra i corridoi della politica si parla già di un primo contatto con i pentastellati. Blindatissimi invece, sulla parte che riguarda il sindaco Mancinelli. Si va con i piedi di piombo e questo fa intuire il peso specifico di una sua possibile discesa in campo. Sempre che si sgomberi la strada da un’ipotetica sfida con Ceriscioli attraverso le primarie. 

Se l’attuale governatore ora non esclude un confronto diretto nel centrosinistra (il tempo c’è: cinque anni fa le primarie Ceriscioli-Marcolini si svolsero a marzo), la Mancinelli fin da subito ha messo un unico paletto rispetto a un suo ipotetico impegno: «Mai le primarie con Ceriscioli». Una bella gatta da pelare, insomma, con il vento dei sondaggi a sfavore che spinge a cercare soluzioni gradite all’elettorato marchigiano e per non cedere il passo al centrodestra. Che invece è gasatissimo.
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