Mantenere viva la "Memoria della Resistenza" nelle Marche, l'Ufficio regionale toglie tutti e 5 professori assegnati al progetto: è polemica

«Niente professori per la memoria della Resistenza», l'Ufficio scolastico delle Marche azzera i docenti assegnati ai progetti. Scoppia la polemica
«Niente professori per la memoria della Resistenza», l'Ufficio scolastico delle Marche azzera i docenti assegnati ai progetti. Scoppia la polemica
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 18 Ottobre 2022, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 08:28

 ANCONA Una manciata di insegnanti incaricati di tener viva la memoria della lotta per la liberazione dal nazifascismo nelle Marche. Lavoravano distaccati negli Istituti storici marchigiani della Resistenza e dell’Età Contemporanea, come referenti della didattica e anello di congiunzione con le scuole e il territorio nelle varie province. Ma per la prima volta, con il nuovo anno scolastico, questa figura scompare. Tutti gli Istituti storici marchigiani che ne beneficiavano saranno privati dei docenti che in passato venivano assegnati dall’Ufficio Scolastico Regionale, su indicazione degli istituti stessi. A denunciarlo sono gli istituti storici di Macerata e Ascoli Piceno, ricordando che si «tratta di figure numericamente esigue (inizialmente 5, poi progressivamente ridotte), ma di fondamentale importanza». L’azzeramento di queste figure di docenti custodi della memoria della resistenza, sarebbe l’epilogo di una serie di difficoltà dei rapporti con l’Ufficio scolastico regionale delle Marche. 


I precedenti 


Nel comunicato dei due istituti storici della Resistenza non si fa riferimento alle precedenti polemiche che hanno coinvolto il direttore generale dell’Usr Ugo Filisetti. Ma certo non hanno contribuito a rasserenare il clima le sue ripetute rivisitazioni della storia patria, che a volte l’hanno fatto sembrare un epigono della retorica bellicista («Un uomo è vero uomo se è martire delle sue idee», declamò Filisetti nel 2020 in occasione della Festa del IV Novembre) quando non addirittura un revisionista della lotta di Liberazione, come quando l’anno scorso, in vista della ricorrenza del 25 Aprile, nel messaggio agli studenti marchigiani li invitò a commemorare caduti con un «commosso e reverente ricordo, senza distinzione di parte».
Di sicuro anche per questo le difficoltà di rapporti tra gli istituti storici della Resistenza e l’Ufficio scolastico regionale «si erano acuite già da qualche anno, ma nonostante i crescenti problemi – peraltro assenti nelle altre regioni- alcuni istituti storici avevano potuto avvalersi dei docenti che, dopo aver superato la selezione per i progetti nazionali, venivano di fatto utilizzati negli istituti stessi». 


Il bando


Invece da quest’anno, nel bando che disciplina la selezione del personale per i progetti nazionali «è stato azzerato - scrivono l’istituto provinciale di Ascoli Piceno per la storia del movimento di liberazione e l’istituto storico di Macerata - da parte dell’Usr Marche qualsiasi riferimento all’insegnamento della storia e agli Istituti della Resistenza e dell’Età Contemporanea».
E sarebbe stata anche negata la possibilità di utilizzare in maniera continuativa e organica il personale docente di ruolo (due unità nelle Marche) negli istituti storici che ne avevano fatto richiesta, come era avvenuto negli anni precedenti e come normalmente succede nella altre regioni italiane. 
Ieri l’Ufficio scolastico regionale ha però precisato in una nota che «la collaborazione tra Usr e Istituti storici è sempre stata positiva e volta ad ogni possibile collaborazione», con «attenzione alle iniziative degli istituti stessi». Ma in questa fase, per un cambio di normativa, «i docenti non possono essere distaccati presso gli istituti storici, in quanto la legge non consente il distacco di personale del Ministero presso altri enti con oneri a carico dell’erario».
Quindi «nessuna rottura del rapporto di collaborazione tra gli Istituti storici e l’Usr, ma solo l’impossibilità per norma di legge di fornire docenti di ruolo dello Stato, distogliendogli dall’insegnamento, con necessità della loro sostituzione con personale a tempo determinato con oneri a carico dell’erario». Nessuna preclusione però a «ad iniziative e progetti volti a favorire l’insegnamento della storia, proposti dall’Istituto di storia contemporanea, nel rispetto dell’autonomia delle Istituzioni scolastiche». 
 

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