Maturità, anno terzo in modalità Covid. Cosa ne pensano docenti, presidi, operatori della cultura? Ecco le loro risposte

La maturità ai tempi del Covid in una scuola di Pesaro
La maturità ai tempi del Covid in una scuola di Pesaro
di Teodora Stefanelli e Lucilla Niccolini
9 Minuti di Lettura
Domenica 21 Novembre 2021, 04:35

ANCONA - Alzi la mano chi ha pensato, anche per un attimo, che la Maturità del 2022 si sarebbe svolta in presenza, con le prove scritte e l’interrogazione finale. La speranza magari era anche nell’aria, il ministro dell’Istruzione ci aveva anche fatto più di un pensiero, ma il Governo ha ben presente che questa fase pandemica non si esaurirà con uno schiocco di dita.

Dunque le prime indicazioni sono quelle che replicano gli esami di Stato precedenti: il 22 giugno - ma forse anche il 16, lo deciderà Bianchi nei prossimi giorni - prenderà il via quello che è stato definito un esame rinforzato, con una tesi su una delle materie prevalenti concordata dallo studente con i docenti e che segnerà l’avvio del maxi orale diviso in quattro parti. L’unica novità potrebbe essere la possibilità di svolgere il tema di italiano, ma, al momento, sembra solo un’ipotesi remota.

Il ministro ha confermato che il confronto è in corso e sarà questione di giorni: «I ragazzi che faranno la  maturità quest’anno sono sulle braci da due anni. Stiamo ascoltando tutti, e insieme decideremo. Su questi temi faremo l’interesse di ragazzi e ragazze. Che è quello di avere un percorso di scuola compiuto, in cui possano esprimersi e sentirsi in grado di ragionare su cosa è successo in questi due anni».

Lo scorso giugno dopo un periodo di Dad per gli alunni della scuola primaria, l’esame di maturità e di terza media - sempre in formula light - è stato effettuato in presenza. Anche per il prossimo anno c’è lo spiraglio di una Maturità diversa, in modalità Covid.

Sul tema della maturità, il Corriere Adriatico ha messo a confronto le posizioni di Claudio Pettinari, rettore dell'Università di Camerino; Giulietta Breccia, docente e referente nazionale degli Esami di Stato; Massimo Raffaeli, filologo, critico letterario e docente; Riccardo Rossini, (Associazione nazionale dei dirigenti scolastici e delle alte professionalità della scuola). Ecco che cosa hanno detto.

CLAUDIO PETTINARI
Rettore Università di Camerino

«Creatività e preparazione io lascerei il tema di italiano»

Claudio Pettinari, rettore dell’Università di Camerino, l’esame di Maturità sarà per il terzo anno nel segno del Covid.
«Il ministro Patrizio Bianchi aveva fatto delle dichiarazioni ipotizzava un esame in presenza ma è chiaro che la situazione pandemica sta complicando le cose. Sembrerebbe dunque che si andrà verso la direzione di una prova orale, una tesina dove vengono presentati tutti gli argomenti e un’attenta valutazione del curriculum. Forse verrà anche accantonata l’idea di avere le due prove scritte, come pensato inizialmente, compreso il tema d’italiano».


Lei cosa ne pensa? 
«Se si continua con questi tassi di positività c’è il rischio reale che alcune classi vadano in didattica a distanza. Con la Dad le prove scritte sono complesse: dal mio punto di vista credo che una prova scritta di italiano sia fondamentale. È utile per mettersi in gioco e per strutturare un qualcosa di significativo. Diciamo che fare l’esame con solo una prova orale limita la preparazione».


Crede che questo sistema avrà delle conseguenze nel percorso universitario dei ragazzi? 
«Certo. È fondamentale che i ragazzi riacquistino la capacità progettuale di rielaborare testi. All’Università siamo tornati in presenza e vediamo una grande ripresa degli studenti, sia dal punto di vista delle competenze che dal lato psicologico. I ragazzi sono più sereni e affrontano lo studio meglio».


Come immagina la Maturità ideale?
«Dobbiamo stimolare i ragazzi. Si può pensare ad una prova dove si evidenzi la creatività e una dove testare le competenze acquisite in tutto il percorso scolastico. Soprattutto inviterei loro al ragionamento più al nozionismo».


Ricorda il suo esame?
«Sono passati 38 anni ma lo ricordo benissimo. È stato un periodo di grande preparazione. Avevo studiato tutte e quattro le materie sorteggiate con grande attenzione. Ricordo che cercai di correlare tutto quello che era stato fatto in cinque anni in un discorso di pochi minuti per l’orale».


Ed è servito per il futuro?
«Certamente. Quello dei collegamenti è una cosa che mi porto ancora dentro e credo possa essere un buon consiglio anche per gli studenti di oggi».
(Teodora Stefanelli) 

GIULIETTA BRECCIA
Docente e referente nazionale degli esami di Stato

«Sarà light ma non troppo, è fondamentale il curriculum»

Professoressa Giulietta Breccia, lei è referente nazionale degli esami di Stato nel gruppo di lavoro ministeriale per i licei Musicali e Coreutici. Come giudica l’ipotesi di prorogare le agevolazioni per la maturità anche nel 2022?
«Credo che potrebbe rendersi opportuno, perché non sappiamo ancora se si potrà continuare con le lezioni in presenza. Sono stati due anni molto critici per la scuola, e non solo, e immaginiamo che gli allievi non potranno avere una preparazione solida, in considerazione della mancanza di continuità: una situazione che condiziona molto».


Sarebbe quindi favorevole a un esame light?
«Light, ma fino a un certo punto. La prova che si prospetta, anche senza scritti, è in sé molto articolata. Prevede la preparazione di un elaborato sulle discipline di indirizzo, da consegnare al docente di riferimento. Per quanto attiene al liceo Musicale, di cui mi occupo a livello nazionale, si parla di teoria, analisi e composizione di un testo, in modalità interdisciplinare. Dieci/quindici minuti di argomentazione, seguiti da una parte performativa. Ma anche per il liceo classico, per fare solo un esempio, latino e greco non sono materie da prendere sottogamba, soprattutto in una trattazione interdisciplinare».


Ma non crede che l’elaborato, da preparare prima, a casa, si presti alla contraffazione?
«La formula è inedita, e potrebbe essere sfruttata in modo non sempre lecito.

Ma poi, all’esame si verificherà la capacità di pensiero autonomo del candidato. E in questo la commissione ha una grossa responsabilità. Neanche le prove scritte, se vogliamo, erano poi tanto idonee a valutare l’autonomia e la preparazione. E poi... ».


Prego.
«C’è il percorso triennale, che vale fino a 40 punti, non poco. Diventa parte integrante della valutazione».


Il curriculum diventa dunque fondamentale?
«Assolutamente! Vede, questa pandemia sta rivelando alcune criticità della scuola italiana. Prima fra tutte la competenza digitale. E non è giusto che questi studenti ne paghino lo scotto. Un esame agevolato è una forma di compensazione».
(Lucilla Niccolini)

MASSIMO RAFFAELI
Filologo, critico letterario e docente

«In altri Paesi neanche esiste per noi è un rito di iniziazione»

Massimo Raffaeli, docente, filologo e critico letterario, si torna a parlare di Maturità. Cosa ne pensa dell’idea di confermare l’impianto snello degli ultimi due anni?
« La mia idea, usando una metafora, è che non si può ricostruire una casa partendo dal tetto ma bisogna farlo dalle fondamenta. L’esame di Stato, prima della maturità, era stato pensato per la riforma Gentile ed è stato più volte riformato e rattoppato. Ho come l’impressione che occorra ripensare tutto il percorso e poi decidere cosa fare».


Ci spieghi.
« Il tema non è l’esame in sé per sé. Piuttosto credo che ci si debba concentrare più sul curriculum dei ragazzi e sul loro percorso scolastico. Alla fine la maturità in altri paesi neppure esiste. C’è una valutazione finale complessiva di fatto. Capisco che i ragazzi vivano questo momento come un percorso del proprio romanzo di formazione. Ha un forte valore simbolico e sociale, però ridurlo ad una prova orale con una tesina rappresenta, secondo me, l’estrema erosione del tutto».


Qual è la sua perplessità?
«Temo che non ci sia abbastanza forza da parte del Governo di discostarsi da quelle modalità pensate e realizzate negli ultimi due anni».


Cosa ne pensa della Dad?
«È uno strumento utilizzato in maniera encomiabile sia dai colleghi che dai ragazzi, ma noi non sappiamo ancora quali conseguenze produrrà. Sono modalità d’apprendimento mai sperimentate. A mio personale parere c’è un discorso tecnocratico che non convince. In quel momento specifico di lockdown la Dad è stata uno strumento utile per l’insegnamento, certo, ma proprio perché eravamo in una situazione estrema di pronto soccorso».


E la Maturità? È così importante? 
«Ha un forte potere simbolico per la società moderna. È un rito d’iniziazione a tutti gli effetti».


Ricorda il suo esame? 
«È l’unico che ricordo. Ho dato 24 esami all’università, sono laureato in lettere classiche, ho dato due concorsi pubblici per le Cattedre, un esame da giornalista e non ricordo più nulla. Come dimenticare invece la prova orale: era il 21 luglio del 1976 al liceo classico Rinaldini di Ancona, era il giorno del mio compleanno».
(t. s.)

RICCARDO ROSSINI
Preside e presidente dell’Anp Marche

«Deluso per l’assenza dello scritto anche gli studenti sono d’accordo»

Riccardo Rossini, presidente dell’Anp Marche (Associazione nazionale dei dirigenti scolastici e delle alte professionalità della scuola), che idea si è fatto sulla prossima Maturità?
«Ho letto le anticipazioni sui giornali e sono rimasto sbalordito. Non le nascondo la mia delusione. Lo stesso tipo di pensiero lo hanno avuto anche gli altri docenti del Liceo dove ho l’incarico di dirigente scolastico (a Pesaro) e gli studenti».


Come mai? 
«Perché alla fine è un esame edulcorato, senza le prove scritte. Anche i ragazzi non sono felici di essere etichettati come quelli che hanno la “vita più facile” quando, al contrario, studiano e si impegnano come sempre per tutto l’anno scolastico. In loro si scatena un doppio stato d’animo: da un lato sono sollevati dall’avere una prova più snella ma poi, svanito l’entusiasmo, c’è anche il rammarico di non fare una Maturità tradizionale come tutti».


Cosa si può fare di diverso in un momento di incremento dei contagi?
«Nelle Marche non abbiamo situazioni tali che possano portare ad una decisione così drastica. Certo, con l’aumento dei positivi ci sono casi di quarantena ma è tutto nella norma e niente che debba far pensare ad una Maturità come quella strutturata in piena pandemia, quando c’era uno scenario completamente diverso. Secondo me all’esame di Stato bisognava pensarci a maggio, non a novembre».


Si, ma in pratica in cosa consiste questo esame rivisto? 
«C’è solo una tesina che viene portata agli orali. Nessuno scritto, niente problemi o versione di greco e latino. È un esame pensato in emergenza, dove ci sono dei commissari tutti interni che hanno interrogato i ragazzi per cinque anni. Si tratta più di una celebrazione, di un rito, più che di un esame».


E lei, ricorda i suoi giorni da maturando?

«Certo che li ricordo. Il coronamento di un percorso di studi. Penso non ci sia persona che non ricordi la sua Maturità».


Vuole dare un consiglio agli studenti delle quinte classi? 
«Dico loro di impegnarsi come se fosse un esame normale perché ancora non è detta l’ultima parola. Lavorare sempre e comunque. Alla fine i risultati arrivano e chi studia verrà ripagato».
(t. s.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA