ANCONA - Quelle discrepanze nel curriculum che hanno portato Pd e Lega sullo stesso lato del campo. Se il buongiorno si vede dal mattino, non parte sotto i migliori auspici la storia di Matteo Africano alla presidenza dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centrale, sulla quale ora pende un bel punto interrogativo. Le ragioni – ufficiali – che hanno spinto i dem a votare contro ed il Carroccio ad astenersi nelle commissioni competenti di Camera e Senato, le mette in fila una dietro l’altra il deputato dem Davide Gariglio, in qualità di relatore della proposta di nomina. Le conclusioni della sua relazione lasciano poco spazio all’interpretazione: «Non ritengo di poter affermare che sussistano “comprovati” requisiti di “esperienza e qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale”, come richiesto dalla legge».
Approfondimenti necessari
Ed aggiunge: «sarebbe opportuno che l’amministrazione proponente la nomina procedesse agli approfondimenti necessari per chiarire le discrepanze evidenziate dall’esame del cv e per valutare l’effettiva esperienza maturata dal Matteo Africano nel campo dell’economia portuale». Ma cosa c’è nel curriculum che non quadra? Al primo punto dell’elenco, la relazione di Gariglio mette alcune consulenze in quel di Singapore. Nel cv mandato all’Authority di Civitavecchia al momento della nomina nel comitato di gestione, Africano ha dichiarato di essere stato area manager di Apit Asia Pacific Industry and Technology Consulting di Singapore dal 2007 al 2011, mentre in quello trasmesso al ministero delle Infrastrutture l’arco temporale arrivava al 2017. Discrepanze temporali rilevate anche nell’incarico di consulente di Interunion di Singapore: dal 2007 al 2010 nel cv all’Adsp di Civitavecchia; fino al 2015 in quello al MIMS. «La documentazione fornita non dissipa né i dubbi sull’arco temporale della presenza lavorativa a Singapore, né sul fatto che questa attività possa essere rilevante ai fini della maturazione di un’adeguata esperienza in campo portuale», sentenzia Gariglio.
Le dichiarazioni al fisco
C’è poi la questione delle dichiarazioni dei redditi, che per il dem «riportano una situazione reddituale che appare incompatibile con lo svolgimento di attività di consulenza professionale di alto livello».
La ditta di costruzioni
Infine, il pungolo sull’Amr Costruzioni Srl di Roma: «nel corso dell’audizione – ricorda il dem – ha giustificato la discrepanza tra incarichi professionali e dati reddituali dichiarando che negli ultimi tre anni la Amr Costruzioni non ha distribuito dividendi, nonostante nell’ultimo anno il fatturato sia stato di 1,7 milioni. Le affermazioni sulla società meritano un approfondimento, che ad oggi non risulta possibile perché il bilancio 2020 risulta depositato presso la Cciaa, ma non ancora pubblicato».
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