ANCONA - Restano in stato di detenzione, in un posto di polizia di Mumbai, i quattro writer italiani arrestati domenica scorsa in India dopo un raid a colpi di spray nella stazione della metropolitana di Ahmedabad. Oltre a quell’incursione, compiuta nella notte tra venerdì e sabato per imbrattare due vagoni in sosta, i giovani originari di Marche e Abruzzo sono accusati anche di un blitz analogo, tentato senza successo il 26 settembre alla metro di Mumbai.
Ieri nella megalopoli indiana si è tenuta un’udienza preliminare, ma non sono state prese decisioni sulle sorti dei quattro. «Era soltanto un’udienza interlocutoria dove la polizia ha formulato davanti al giudice l’accusa di imbrattamento e danneggiamento dei vagoni della metropolitana e la difesa ha presentato alcuni documenti e un’istanza nel caso ci sia la possibilità di far uscire i quattro giovani su cauzione», spiegano gli avvocati Vito Morena e Francesca Di Matteo, legali di Alba Adriatica in provincia di Teramo, che assistono i quattro writer fermati in India: Sacha Baldo, 29 anni di Monte San Vito, Paolo Capecci, 27 anni di Grottammare in provincia di Ascoli Piceno, Daniele Stranieri, 21 anni di Spoltore e Gianluca Cudini, 24 anni di Tortoreto.
La coincidenza
I due legali, che in India si affidano ad altri avvocati loro referenti, seguono costantemente le vicende dei quattro. «Di cosa sono accusati i quattro amici? Non certo di reati gravi anche se in un primo momento si era anche parlato, erroneamente, di terrorismo. Il codice penale indiano prevede reati simili ai nostri – dicono i due avvocati abruzzesi - che però sono configurati in maniera diversa: i giovani sono accusati di aver violato l’accesso di domicili e, in particolare, di aree pubbliche ma vietate all’ingresso di persone. Anche l’episodio del graffito è stato contestato ai nostri quattro assistiti ma rientra in una sorta di danneggiamento che è considerato un piccoli reato».
L’avvocato Vito Morena approfondisce la questione del reato di terrorismo che poteva configurare accuse molto gravi e pene rilevanti e molto pesanti. «Si è verificata la coincidenza che l’area della metro dove i ragazzi hanno imbrattato i due vagoni in questione doveva essere visitata più tardi in quello stesso giorno dal Primo Ministro Narendra Modi, che doveva inaugurare la fase 1 del servizio ferroviario della metropolitana e quindi c’è chi ha messo in relazione le due vicende ma la questione si è ben presto ridimensionata e non c’è più alcuna accusa di terrorismo a carico dei quattro amici».
Lo scenario
Anche sull’udienza di ieri che si è tenuta a Mumbai i due legali abruzzesi confermano che si è trattato di un’udienza preliminare dove non è stata presa alcuna decisione mentre sono state recepite le istanze della polizia indiana che rappresenta l’accusa e della difesa.
I familiari
A Monte San Vito, però, la madre di Sacha Baldo, che è sempre stata molto riservata nei commenti, si è ancora più stretta in un comprensibile silenzio. Passano i giorni ma Sacha e i suoi amici sono ancora in stato di fermo in India, all’interno del commissariato di Mumbai, una situazione che getta nell’ansia e nella preoccupazione familiari e amici dei quattro giovani.
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