Marche, fumata grigia nel centrodestra: il candidato è ancora un rompicapo

Marche, fumata grigia nel centrodestra: il candidato è ancora un rompicapo
Marche, fumata grigia nel centrodestra: il candidato è ancora un rompicapo
di Martina Marinangeli
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Sabato 20 Giugno 2020, 10:14

ANCONA - Grande è la confusione sotto il cielo. Suona strano citare Mao Tse-tung per descrivere le dinamiche del centrodestra, ma le nebbie sul candidato per le Regionali nelle Marche non si sono diradate e, invertendo l’aforisma, la situazione non è eccellente. In questi giorni i vertici regionali davano la scelta per imminente, ma il calendario degli incontri è stato più volte aggiornato. Se anche, nel frattempo, i tre leader Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani si fossero sentiti, per ora non è stata sciolta la riserva sui nomi da spendere nelle sette Regioni al voto a settembre. 

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Francesco Acquaroli, deputato in quota Fdi, o Massimo Bacci, sindaco civico di Jesi che tanto piace al Carroccio (il primo cittadino di Civitanova Ciarapica perde terreno in quello che sembra sempre più un duello)?
 
Una domanda che non ha ancora ottenuto risposta, e diversi rappresentanti marchigiani dei due partiti iniziano a spazientirsi. «Salvini si è impuntato, ma non può avere tutto», ragiona qualcuno dei Fratelli d’Italia. «Vuole solo scegliere il candidato migliore, per questo prende tempo», replicano i leghisti. Qualunque sia la ragione dello stand by, il punto è che il centrodestra con il vento dei sondaggi in poppa, tira una corda che potrebbe spezzarsi: gli avversari di centrosinistra hanno iniziato ufficialmente ieri la campagna elettorale, mentre da questa parte del campo si è ancora impantanati nelle sabbie mobili. 
E pensare che Giorgia Meloni, la candidatura di Acquaroli l’aveva lanciata a dicembre. Il problema, si è già detto, non riguarda tanto le Marche, quanto le regioni del sud - Puglia e Campania - dove la Lega vorrebbe mettere il cappello per dare forza all’identità nazionale dell’era Salvini. Un’impasse che tiene tutto bloccato. Un braccio di ferro che potrebbe - è però una remotissima possibilità, per ora - spaccare la coalizione. Meloni potrebbe anche cercare il dialogo con esponenti più diplomatici del Carroccio, così da trovare finalmente un punto di caduta. Non è un mistero per nessuno che l’astro nascente del partito di Alberto da Giussano sia ora Luca Zaia, forte anche della buona gestione dell’emergenza Covid nel suo Veneto. 
Il rischio 
E Salvini sa altrettanto bene che, se dovesse sbagliare una mossa, la sua leadership potrebbe venir messa in discussione. Materia per aruspici e, intanto, le Marche restano in paziente attesa che a Roma la matassa venga sbrogliata il più in fretta possibile per poter avviare una campagna elettorale che, per la prima volta dopo oltre due decadi, vede il centrodestra favorito.

Auto sabotaggio permettendo.

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