Milano, Roma e Napoli: non ci sono i voli attesi nelle Marche. Bruciati i primi 3 milioni

Milano, Roma e Napoli: non ci sono i voli attesi nelle Marche. Bruciati i primi 3 milioni
Milano, Roma e Napoli: non ci sono i voli attesi nelle Marche. Bruciati i primi 3 milioni
di Martina Marinangeli
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Martedì 4 Ottobre 2022, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 15:22

ANCONA - C’erano una volta i voli di continuità territoriale. Quelli che avrebbero dovuto portare le Marche fuori dall’isolamento infrastrutturale, collegandole con gli hub nazionali di Roma Fiumicino, Milano Linate e Napoli. Ma a differenza delle favole, questa storia non ha ancora avuto il suo lieto fine. Anzi, si è trasformata nella classica storia di ordinaria burocrazia tutta all’italiana. E la nostra regione continua a restare periferia dell’impero.

Era il lontano 30 dicembre 2021 quando veniva approvata la Finanziaria 2022 che, grazie ad un emendamento dell’onorevole Giulia Lupo co-firmato dai senatori marchigiani Mauro Coltorti e Giorgio Fede, permetteva al Sanzio di intercettare 9 milioni di risorse statali distribuite in tre anni (a cui si sarebbero aggiunti i 3,1 milioni messi dalla Regione).

Poi, dato che le tempistiche italiane su queste partite vanno sempre (come minimo) ai supplementari, si è dovuto attendere fino ad aprile per avere il disco verde al finanziamento da parte del Dipartimento per la Mobilità sostenibile del ministero delle Infrastrutture. 


Le deadline mancate
Ottenuto quello, in un primo momento la deadline per l’emanazione del bando - competenza dell’Enac - era stata prevista per giugno. Ma la pratica deve passare al vaglio della Commissione europea per una valutazione sul rispetto della normativa in materia di aiuti di Stato, e questa tappa, di per sé, allunga l’iter. E così la deadline era stata fatta slittare a settembre. Ma anche quella è saltata. E si addensano nuove nubi sui cieli del Sanzio. Gli uffici del ministero delle Infrastrutture fanno sapere infatti che è ancora in corso l’interlocuzione con Bruxelles - dal momento che questa dei voli di continuità da Ancona è una pratica nuova e quindi richiede valutazioni approfondite e non automatiche - e, espletato questo passaggio, sarà la volta del confronto in Conferenza dei servizi. Anche quello non esattamente una passeggiata di salute, considerando il numero di soggetti coinvolti nell’operazione. Gli uffici ministeriali non si esprimono sulle tempistiche per veder scorrere i titoli di coda su questa partita, ma verosimilmente - data la mole e la portata dei passaggi ancora da espletare - il bando non vedrà la luce fino al prossimo anno.

E resta ancora da definire persino la durata della gara una volta attivato il bando. Nel frattempo, è stato bruciato completamente il primo anno dei tre su cui è spalmata la misura. E con esso, i primi tre milioni di euro, non ancora messi a terra. Ora, è altamente probabile che la pratica dei voli di continuità (che oltre a quello di Ancona vede coinvolto anche lo scalo di Trieste) venga rifinanziata con la Legge di bilancio 2023 da approvare entro il 31 dicembre. Ma intanto il Sanzio è da quel disco verde dato dal ministero ad aprile che aspetta le nuove rotte domestiche e, di fatto, i passi in avanti fatti da allora sono decisamente troppo pochi. Anzi, siamo intorno allo zero. Di lungaggine in lungaggine, il nostro dossier è rimasto a prendere polvere nei cassetti del ministero prima, e in quelli di Bruxelles poi. E dire che per la regione in generale e per lo scalo dorico (in forte difficoltà) in particolare, quei voli per Roma e Milano sarebbero stati ossigeno puro, come da tempo immemore sottolineano gli imprenditori del territorio. I benefici si tradurrebbero, nello specifico, in 300 mila passeggeri in più, 30 mila tonnellate di merci in più e 200 milioni di euro come impatto sul Pil regionale. Lasciarsi sfuggire un’occasione del genere non è un’opzione.

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