ANCONA Turismo e infrastrutture. Un binomio che nelle Marche non è mai riuscito a procedere di pari passo. Belle e sconosciute, difficili da raggiungere e per questo poco battute dai vacanzieri stranieri. La prova provata che qualcosa non funziona sta, come spesso accade, nei numeri: anche nell’anno record del turismo, con 11 milioni di presenze nel 2022, solo una quota residuale (1,7 milioni) ha riguardato turisti arrivati dall’estero. Scoraggiati da una viabilità quantomeno problematica - di cui i cantieri della A14 tra Pedaso e Grottammare sono l’immagine plastica - da collegamenti ferroviari fermi al secolo scorso e da un aeroporto finora poco battuto dalle compagnie aeree, i vacanzieri finiscono per scegliere lidi più facilmente raggiungibili, che magari hanno meno da offrire. Belle e sconosciute, ma non per molto. O almeno, questo è l’auspicio del governatore Francesco Acquaroli, che non a caso ha scelto di tenere per sé proprio le deleghe al Turismo e a tre infrastrutture cardine come porto, aeroporto e interporto.
L’obiettivo
L’obiettivo principale è quello di legare i flussi turistici ai voli, perché «nessun progetto è veramente efficace se le Marche restano isolate o difficilmente raggiungibili», ha sottolineato ieri il numero uno di Palazzo Raffaello durante il confronto, ieri alla Bit di Milano, proprio sulle “vie del turismo” intese nel senso più concreto possibile.
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