L’aiuto interessato di Ariston nell’accordo Elica: 50 operai si spostano verso Green Way. Oltre a Paolo Merloni in campo anche Fileni. Ecco come

L’aiuto interessato di Ariston nell’accordo Elica: 50 operai si spostano verso Green Way. Oltre a Paolo Merloni in campo anche Fileni. Ecco come
L’aiuto interessato di Ariston nell’accordo Elica: 50 operai si spostano verso Green Way. Oltre a Paolo Merloni in campo anche Fileni. Ecco come
di Andrea Taffi
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Mercoledì 15 Dicembre 2021, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 15:35

ANCONA - Questa è una storia che nessuno potrà mai confermare. Ma che nessuno potrà smentire. Se Elica ha potuto firmare al ministero un complesso accordo a valle di una pesantissima vertenza aperta lo scorso 31 marzo (ricordiamo i tratti essenziali: 400 esuberi e trasferimento di alcune lavorazioni in Polonia) il patron Francesco Casoli oltre a una lista piuttosto corposa di interlocutori che hanno lavorato per risolvere la crisi avrà anche un nome invisibile a cui mandare gli auguri di Natale: Paolo Merloni. 

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Il non-scritto
Tra le righe dell’accordo infatti c’è una clausola non-scritta che dà particolare profondità al risultato finale delle 150 uscite esclusivamente volontarie agganciate a misure destinate a circoscrivere l’impatto sociale del piano di riorganizzazione.

Si è parlato di incentivi per l’uscita fino a 75mila euro, di indennità Naspi verso i prepensionamenti, di ricorso al contratto di solidarietà per 24 mesi (prorogabile fino a 36) con riduzione massima del 25% dell’orario di lavoro. 


Le mani invisibili
Non si è parlato invece delle mani invisibili che aiuteranno Elica a garantire nuovo lavoro per chi uscirà. Di Fileni si parlò a fine agosto in due direzioni: richiesta di manodopera e possibile utilizzo dell’impianto di Cerreto d’Esi che Elica lascia, chiavi in mano. L’indiscrezione è confermata, sempre non ufficialmente, dalle fonti intorno alle due aziende che vivono già di ottime relazioni (Casoli è consigliere indipendente da luglio 2020 del colosso nazionale delle carni avicole ora orientatissimo sulle produzioni bio): il quantum sulla forza lavoro può arrivare fino alle 40-50 unità da assimilare. Perimetro da disegnare in relazione alle altre variabili in gioco. Una delle quali è la disponibilità che Ariston Thermo ha dato, nel piano di riorganizzazione che il Corriere Adriatico ha anticipato sabato scorso. 


I ragionamento sul tavolo
Nelle pieghe dei 200 milioni di investimento previsti da Green Way, l’epocale e ambizioso piano che sta prendendo forma in queste settimane, non ci sono solo le produzioni da rimpatriare dall’estero per accorciare le filiere della subfornitura ma anche 200-250 assunzioni da attivare. E in questo ambito Casoli e Merloni - o meglio, i due amministratori delegati Cocci e Jacquemin - a novembre hanno ragionato su come far coincidere interessi uguali e opposti ma obiettivi perfettamente coincidenti sul punto di caduta. Assimilando circa 50 lavoratori di Elica, Ariston Thermo garantirebbe sostenibilità anche sociale a un piano che ha, già di suo, obiettivi di alto profilo da questo punto di vista. Altissimo se si pensa alle condizioni asfittiche che sta vivendo il Fabrianese. Green Way infatti è un programma di grandi dimensioni, che riveste una particolare rilevanza strategica per riportare in Italia competenze, tecnologia e produzione in un settore dove la leadership industriale, negli anni, si è spostata sempre di più verso paesi extra-europei. La manodopera di Elica, specializzata e altamente qualificata nel bianco (elettrodomestici), garantisce un punto di partenza di livello consolidato per le lavorazioni di Ariston Thermo. Se l’accordo di programma ambientale che si sta discutendo al Mise abbraccia tutti i 12 siti produttivi italiani di Ariston Thermo, quello industriale ha nel cuore un progetto d’investimento su una singola localizzazione industriale, distribuita su più siti nella Marche, in partenariato con diverse piccole e medie imprese della filiera che realizzeranno propri progetti d’investimento per un totale di costi di circa 60-70 milioni. Ma il vero valore aggiunto è nella salvaguardia delle radici che entrambe le aziende hanno sempre cercato di preservare nel rispetto delle prerogative aziendali. Il buon vicinato, insomma, anche tra aziende quotate: è tutto qui. 

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