Il prof Di Cosimo, costituzionalista di Unimc: «L’obbligo alla vaccinazione non va contro la Costituzione. Può bastare un decreto legge»

Il prof Di Cosimo, costituzionalista di Unimc
Il prof Di Cosimo, costituzionalista di Unimc
di Maria Teresa Bianciardi
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Sabato 4 Settembre 2021, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 14:55

Professor Giovanni Di Cosimo, lei è ordinario di Diritto costituzionale presso il Dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Macerata e membro dell’Associazione italiana dei costituzionalisti. È possibile prevedere l’obbligo della vaccinazione anti Covid?
«Certamente. La Corte costituzionale più volte ha chiarito che si possono imporre trattamenti vaccinali, ma l’importante è che venga fatto con una disposizione di legge sulla base dei dettami dell’articolo 32 della Costituzione».

 
Cosa si intende nello specifico per disposizione di legge?
«Per disposizione di legge si intende una legge che segue l’iter classico in Parlamento ma significa anche un atto del governo, ossia un decreto che poi dovrà essere convertito in legge».
Dunque il governo Draghi potrebbe emanare un decreto legge per disporre l’obbligo vaccinale contro il Covid 19?
«In questa maniera si anticiperebbe l’entrata in vigore dell’obbligo: un Dl può essere adottato dal Governo nei casi straordinari di necessità e urgenza ma deve essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni, altrimenti perde efficacia sin dall’inizio. Un passaggio fondamentale che ratifica la necessità di fronteggiare il virus con misure efficaci».
Quali sono i presupposti per arrivare all’obbligatorietà della profilassi?
«Intanto che ci sia un fondamento scientifico: in Parlamento infatti si valutano tutti i dati a disposizione e gli aspetti che emergono dalle analisi per poi arrivare ad approvare la legge». 
I no vax sostengono che una normativa del genere, come del resto il green pass, lede il diritto dell’individuo.
«L’articolo 32 della Costituzione bisogna leggerlo bene. La salute è un interesse dell’individuo ma anche della collettività. Quando una persona si vaccina non fa solo il proprio interesse ma anche quello collettivo, perchè evita la circolazione maggiore del virus».
Quindi?
«I due interessi devono stare in equilibrio. I dati ci dicono che chi si ammala oggi sono cittadini che hanno evitato la profilassi. Una maggiore percentuale di vaccinazione serve a tutelare la collettività».
E non sarebbe la prima volta.
«Obblighi vaccinali sono già stati disposti nel 1939, nel 1963, nel 1966, nel 1991 e per ultimo nel 2017. Chi è in età pediatrica, da zero a 16 anni, è già soggetto ad un obbligo vaccinale. Gli stessi operatori sanitari devono sottoporsi alla somministrazione del siero se non vogliono incorrere a provvedimenti da parte dell’Azienda per cui lavorano».
Altra motivazione addotta da chi rifiuta il siero anti Covid: l’obbligo vaccinale e il Green pass non rispettano la persona umana.
«Anche in questo caso bisogna spiegare bene. L’articolo 32 della Costituzione recita: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Un passaggio fortemente sostenuto da Aldo Moro per scongiurare misure eugenetiche come il programma nazista Aktion T4 che ha previsto in Germania la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap mentali».
Dunque?
«È paradossale e sproporzionato invocare il rispetto della persona umana in questo contesto». 
È più opportuno un obbligo vaccinale universale o per determinate categorie?
«Questa decisione rientra nella discrezione del legislatore. Il premier nelle scorse ore ha detto che questa è la direzione ma la politica detterò la misura. In ogni caso entrambe le ipotesi sono compatibili con l’articolo 32 della Costituzione». 

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