Raffaele Zanoli, professore ordinario presso il dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali della Politecnica delle Marche: perché ritiene che l’obbligo di Green pass per l’accesso agli atenei non sia una misura corretta?
«Se lo scopo è salvaguardare la salute delle persone, bisogna fare i test salivari o antigenici a tutti, indipendentemente dallo stato di vaccinati, non vaccinati o guariti. Il vaccino, infatti, riduce la possibilità di contagio, ma non la azzera. Dunque in questo senso, il Green pass non è lo strumento adeguato».
Quale sarebbe uno strumento più adeguato, a suo avviso, per contenere il contagio?
«Per il contenimento del contagio si sarebbe speso molto meno facendo i test salivari, che ormai hanno dimostrato di essere efficaci, oltre che rapidi, a tutti coloro che entrano in luoghi dove c’è un certo affollamento.
L’introduzione del Green pass obbligatorio nelle scuole e nelle università ha lo scopo di evitare quanto più possibile la didattica a distanza.
«Università e scuole hanno dimostrato di non essere la sede di particolari focolai. Per esempio, nella Politecnica delle Marche non ne abbiamo avuto nessuno. Il diritto allo studio è più importante e nella Costituzione viene molto prima di quello alla salute, che non è un diritto ma un legittimo interesse. E sono due cose diverse».
Sarebbe d’accordo con l’obbligo vaccinale, se il governo decidesse in questo senso?
«Non sono d’accordo con l’obbligo vaccinale perché non è previsto per questo tipo di vaccini. Da noi c’è l’obbligo vaccinale per malattie che esistono da secoli e per le quali ci sono vaccini sperimentati da più di 25-30 anni e per cui l’eradicazione è possibile. Al momento, la battaglia è ancora all’inizio e bisogna muoversi con cautela, non pensando di poter vincere la guerra con bombe atomiche che lasciano poi morti e feriti. E c’è un’altra cosa ancora più importante».
Ovvero?
«La democrazia prevede che ci sia la tutela delle minoranze, anche se pensano cose strane, irragionevoli o antiscientifiche. Invece, tutto ad un tratto, nel nostro Paese è scomparso il diritto ad avere opinioni diverse».