La Ue: «Case più green». Nelle Marche 6 abitazioni su 10 diventerebbero illegali: salasso per 488mila famiglie

La Ue: «Case più green». Nelle Marche 6 abitazioni su 10 diventerebbero illegali: salasso per 488mila famiglie
La Ue: «Case più green». Nelle Marche 6 abitazioni su 10 diventerebbero illegali: salasso per 488mila famiglie
di Veronique Angeletti
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Sabato 21 Gennaio 2023, 05:35

ANCONA - Una patrimoniale camuffata, una bolla speculativa, un impoverimento delle famiglie e dello Stato. Sono davvero tante le critiche che piovono sulla direttiva di efficientamento energetico proposta dell’Unione Europea. Solo nelle Marche, entro il 2030, diventerebbero illegali ben 6 case su 10, poiché ricadono nelle classi energetiche, meno efficienti, F e G; se si applica l’obiettivo di entrare in classe D entro il 2033, il dato arriverebbe a tre su quattro. Si tratta ancora di una bozza, che sarà discussa il prossimo 9 febbraio a Bruxelles, ma contro la quale tutti fanno squadra - più di 1.500 gli emendamenti presentati dagli eurodeputati - perché non tiene conto né della storia e delle peculiarità del patrimonio immobiliare italiano, quindi marchigiano, né dell’economia reale. 


La composizione 


Entra nel merito, Maurizio Campanelli: «Questa bozza fissa dei parametri difficilmente raggiungibili, a meno che la Commissione non ci dia trenta anni per farlo».

Il vicepresidente delle Confapi Marche, la Confederazione italiana piccola e media industria privata, a capo della Campanelli Costruzioni di San Paolo di Jesi spiega che esistono in Italia degli impedimenti obiettivi. La natura stessa del patrimonio edilizio, molto più vetusto; la composizione della proprietà, tre famiglie su quattro dovrebbero di nuovo investire mentre, negli altri paesi europei, l’immobiliare è in gran parte nelle mani di gruppi che scaricano fiscalmente la spesa; infine, l’elevata frammentazione del comparto della costruzione e la grave carenza di manodopera specializzata. «Una riqualificazione generale - osserva Campanelli - richiederebbe molta manodopera e il comparto, composto per la maggior parte di imprese piccole, è in difficoltà con i vari bonus e superbonus. Solo se la misura diventasse molto più flessibile, sia sulle classi energetiche, sia sul tempo a disposizione, diventerebbe fattibile. In questi termini è davvero impossibile». 


La sicurezza


Per il presidente Ance Marche, l’Associazione nazionale costruttori edili, l’imprenditore Stefano Violoni, «la direttiva si potrebbe anche applicare, ma bisognerebbe partire oggi, sapendo bene quello che si vuol fare. E non è il caso dell’Italia. Ha un importante patrimonio immobiliare, ma vetusto sia dal punto della sicurezza sismica, sia dei requisiti energetici; il settore è normato da tante regolamentazioni urbanistiche e gli enti preposti al rilascio delle concessioni non brillano in efficienza. E ancora: non abbiamo una seria politica fiscale che possa accompagnare gli interventi. Basti pensare - incalza - al superbonus che ha subito notevoli mutamenti nel corso dei mesi e alla completa assenza di una sua programmazione di lungo periodo. Senza dimenticare l’impossibilità, per il momento, di trasformare i crediti fiscali in liquidità. Insomma, non abbiamo le armi giuste per affrontare un settennato, 2023-2030, carico di obiettivi. Spero che si riesca da una parte a ragionare su tempi più congrui, e dall’altra a ben programmare un cambiamento epocale del nostro patrimonio edilizio caratterizzato da un’alta percentuale di edifici storici e di pregio che meritano una attenzione particolare. Forse in Europa va ricordato proprio questo. Da troppo tempo - conclude - e su troppi settori stiamo subendo le direttive europee: chi ci rappresenta lo deve fare bene». 


Le cifre 


Che la direttiva Epbd o efficienza energetica degli edifici, non si adatti al patrimonio marchigiano lo dimostra l’Ufficio Studio di Confartigianato Marche. Il 59,6% dei 212.804 attestati di prestazione energetica (Ape) si riferisce a immobili che ricadono nelle classi F (26,1%) e G (33,5%) e se si sommano a quelli in classe E (17,3%) sono 76,9% le case marchigiane non green. Il che rapportato ai 330mila edifici censiti abitati da 647mila famiglie significa che sono quasi 249mila le costruzioni da mettere a norma su cui dovranno investire quasi 488mila famiglie.

Ragione per cui si parla di una misura che a tutti gli effetti è una eco-patrimoniale. «Imporre questi parametri – osserva Gilberto Gasparoni, segretario regionale di Confartigianato – non solo andrà a determinare una perdita di valore della grande maggioranza degli immobili finché non saranno messi a norma, e quindi impoverisce le famiglie proprietarie, ma creerà un’ulteriore bolla speculativa in un momento in cui ci sono tensioni sul mercato. I bonus e il superbonus hanno già provocato una serie di rincari e di speculazioni sulle materie prime e aggravato il problema del reperimento della manodopera specializzata. Questa proposta - conclude - arriva decisamente in un momento inopportuno. Servono un periodo molto più lungo, almeno fino al 2040, e fondi europei dedicati, dato che le famiglie italiane, che sono le vere proprietarie degli immobili, non sempre sono nelle condizioni di sostenere i costi». 

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