Sabatini fissa il percorso: «Con un Recovery plan così sbilanciato ora progetti insieme a Umbria e Abruzzo»

Gino Sabatini presidente della Camera di commercio delle Marche
Gino Sabatini presidente della Camera di commercio delle Marche
di Andrea Taffi
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Mercoledì 19 Maggio 2021, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 15:29

ANCONA - Snellire la struttura, fare massa critica e soprattutto aumentare gli interventi economici in favore delle imprese: sono gli obiettivi raggiunti in due anni dalla Camera di Commercio unica, progetto nel quale non tutti credevano, qualcuno ha provato persino a boicottare e del quale oggi sono in diversi ad attribuirsi la paternità.

Due anni spesi ad ascoltare i territori e, soprattutto, le associazioni di rappresentanza delle imprese perché quello che era considerato un carrozzone inutile e da abolire si trasformasse in un ente capace di mettere velocemente a terra le risorse, trovando una quadra tra le richieste e le risorse disponibili. «Obiettivi che, con l’impatto della pandemia, non si sarebbero potuti raggiungere senza una Camera a perimetro regionale», dice Gino Sabatini, che ieri è stato l’ispiratore dell’aggregazione e che oggi è il collante di sensibilità sulla carta persino divergenti. «Finora tutte le decisioni sono state prese all’unanimità – sottolinea -, grazie al senso di responsabilità dei componenti di giunta e consiglio, capaci di guardare oltre gli interessi della propria organizzazione».


Presidente, nel biennio 2019-2020, Camera Marche ha investito circa 25 milioni di euro di risorse proprie: tra quelli raggiunti, c’è un obiettivo che considera più importante di altri?
«Sono tutti importanti perché finalizzati a soddisfare le richieste del sistema imprenditoriale regionale e nel 2021 siamo pronti a investire altri 10 milioni circa.

In compenso, abbiamo rispettato quelle che considero azioni prioritarie: non abbiamo distribuito soldi a pioggia, ma mirati a progetti ben definiti; le risorse sono state rese disponibili velocemente, e questo anche grazie alla qualità della nostra struttura operativa».


Ma lei sa bene che i soldi non bastano mai…
«Le nostre risorse sono, soprattutto oggi, un intervento sui bisogni immediati, che però servono anche da stimolo per le imprese a cambiare e ad avere nuove strategie. Con il Pnrr e con i fondi della programmazione europea 2021-27 arriveranno risorse mai viste prima, per dimensioni e obiettivi: faranno la differenza».


A proposito: non teme che tra Nord e Sud che chiedono sostegni e contributi, il Centro Italia resti un’area invisibile?
«Il rischio è forte e da quanto emerge dalla prima stesura del Piano c’è uno sbilanciamento insopportabile. Non a caso, sia la Regione Marche che noi come Camera di commercio stiamo lavorando per favorire aggregazioni e progetti comuni con Abruzzo e Umbria, che sono come le Marche regioni che Bruxelles considera in transizione: c’è spazio per una strategia comune, che punti a dirottare le risorse anche in quest’area, che conserva vivacità imprenditoriale e capacità di fare innovazione, che non è seconda al Nord del nostro Paese».


Strategia diventa la parola chiave del post-Covid?
«Doveva essere la parola chiave di ieri, lo è di oggi. Quando come Camera e mettiamo insieme le quattro università delle Marche per progettare un nuovo modello di sviluppo significa occuparsi di strategia. Quando pensiamo su quali direttrici dovrà fondare la valorizzazione dei nostri borghi, che non sono solo quelli dell’Appennino, significa tracciare la strada per arrivare a realizzare comunità sane, moderne, digitali e sostenibili, significa ridistribuire nuove chance di vita a quelle comunità. Ecco, la dimensione regionale ha reso l’ente camerale centro decisionale più autorevole, dotato di una visione strategica più ampia: il nostro vero cambiamento è proprio questo».


E con Palazzo Raffaello come va?
«C’è un rapporto solido e leale, mi verrebbe da dire non comune. L’unione delle cinque camere ha consentito inoltre l’acquisizione di deleghe da parte della Regione Marche su temi di prioritaria importanza per il sistema imprenditoriale regionale».


L’idea di Mancini testimonial con la Regione è un paradigma di lavoro?
«È uno dei paradigmi. Con il presidente Acquaroli ci sentiamo molto spesso, perché il momento e le urgenze lo richiedono: dobbiamo fare i conti con un’emergenza socio-economica senza precedenti e facciamo fronte comune per favorire un innalzamento della competitività aziendale mettendo in campo massimo impegno e tutti gli strumenti utili».


Che estate sarà?
«Mi piacerebbe che fosse con numeri ancora migliori di quella dello scorso anno, perché significherebbe ossigeno innanzitutto per tutti i nostri operatori del turismo. Vorrei anche che i mesi a seguire fossero quelli di una vera ripresa economica e sociale, che passa certamente attraverso l’efficacia della campagna vaccinale, ma si raggiunge anche attraverso un legame più stretto tra le persone, dalla capacità di costruire ecosistemi sui territori che vanno oltre i distretti tradizionali, dalle città e dalle imprese che si rinnovano».


Significa aprirsi a nuovi orizzonti: le Marche sono pronte?
«Dobbiamo essere pronti a tutto e a lavorare insieme. Sono un grande ottimista, ma soprattutto oggi mi rendo conto che questa è l’unico modo concreto per migliorare la vita all’interno delle nostre comunità, per aumentare la capacità attrattiva della nostra regione, per realizzare tutti i presupposti perché il Centro Italia sia un’area forte, visibile, operativa, dove si pensa, si progetta e si realizzano obiettivi condivisi di crescita».

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