Da problema a risorsa: le macerie private del terremoto per i cantieri delle strade. Ecco il Castelli-pensiero

Da problema a risorsa: le macerie private del terremoto per i cantieri delle strade. Ecco il Castelli-pensiero
Da problema a risorsa: le macerie private del terremoto per i cantieri delle strade. Ecco il Castelli-pensiero
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 22:32

ANCONA  - Utilizzare le macerie private, pesante eredità del terremoto, come materiale per le opere infrastrutturali, così da inserirle in un circuito virtuoso che le renda risorsa e non problema. È il concetto di economia circolare declinato dall’assessore con delega al Sisma Guido Castelli, che ha annunciato per oggi una call a cui sono state invitate società Quadrilatero, Rfi ed altri soggetti quali l’Anas, «che possono essere utili per rendere le macerie un’opportunità».

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Un esempio avanzato dall’esponente della giunta è quello della Orte-Falconara, dove i cantieri stanno per partire: «Dobbiamo sviluppare i dettami dell’economia circolare così che si renda possibile riutilizzare tutti gli aggregati riciclati che derivano dalla macinatura della maceria – il Castelli pensiero –.

Le macerie sono, a tutti gli effetti, un rifiuto, ma per effetto di questa lavorazione producono materiali utili per realizzare massicciate, strade ed altro». C’è però un problema da gestire: «Questi grandi driver di costruzione hanno bisogno di quantitativi di materiali stabili nel tempo. Si dovranno dunque sviluppare le condizioni per garantirli all’interno dei contratti. Ci stiamo lavorando ed abbiamo anche ipotizzato l’uso di cave dismesse per rinaturalizzare quei siti, proprio con gli scarti del terremoto. Ne guadagneremmo in termini ambientali e di fluidità del processo di ricostruzione».

E come terzo benefit, c’è il fatto che le macerie lavorate potrebbero sostituire materiali «diventati nel frattempo molto costosi. Un’impennata di prezzi che rischierebbe di turbare anche il quadro economico finanziario della ricostruzione». Nel quadro generale, si innesta anche un’altra difficoltà non di poco conto, che Castelli identifica con «i primi effetti indesiderati della vera riattivazione della ricostruzione fisica e materiale del cratere». 


Le macerie private da smaltire ammontano a 4milioni e 200mila tonnellate - il quadruplo rispetto a quelle pubbliche – e, per farlo, «devi poter contare su un sistema impiantistico capace di smaltire. Ci sono i primi segnali di difficoltà nella zona del Maceratese e proprio ieri (lunedì, ndr) abbiamo avuto un incontro tecnico con la struttura commissariale, con l’Arpam e con il servizio Ambiente della Regione. L’obiettivo – spiega il titolare della delega – è innanzitutto fare in modo che il Parlamento consenta di prorogare la deroga per l’abbancamento delle macerie (fino al 50% in più rispetto ai limiti autorizzati, ndr), di cui il cratere godeva fino al 31 dicembre scorso». Con il decreto Milleproroghe, invece, si è ritenuto di prorogare solo quella relativa agli impianti abilitati allo stoccaggio di macerie pubbliche. «Una scelta inspiegabile – la chiosa –: chiediamo con forza di riproporre questa deroga, possibilmente elevando il limite previsto al 75%».

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