Il personale non si trova: bar e ristoranti sono costretti a chiudere

Il personale non si trova: bar e ristoranti sono costretti a chiudere
Il personale non si trova: bar e ristoranti sono costretti a chiudere
di Andrea Maccarone
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Giovedì 15 Settembre 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 17:49

ANCONA -  Il terziario a caccia di personale. Negozi, bar, ristoranti, il piccolo commercio e le attività di vicinato restano scoperti. Il buco delle professioni nel settore della ricettività e dei servizi al pubblico è diventato ormai una voragine. Alcuni esercizi hanno dovuto sopprimere turni di lavoro, in particolare quelli serali. E c’è anche chi ha dovuto sospendere l’attività per assenza di personale, come il Banco Alcolico Picnic Lab, locale di Baia Flaminia (Pesaro).

Pesaro, locale chiuso per mancanza di personale. L'annuncio con un cartello. Le associazioni: «Mix di cause e stipendi fermi a 30 anni fa»

Le cause? Molteplici. Difficili da individuare. Le associazioni di categoria puntano il dito contro il reddito di cittadinanza, Naspi e vari ammortizzatori sociali. Gli esercenti, che hanno il vantaggio di una valutazione più da vicino, sostengono che complici di un allontanamento dal lavoro siano le famiglie. Il risultato, però, non cambia.


L’allarme
Il mondo del lavoro resta orfano di una generazione che preferisce, quando non è lo studio a frapporsi alle professioni, virare su mestieri alternativi: l’influencer e l’universo dei social in testa. E’ cominciato tutto prima dell’estate: le attività stagionali affiggevano i soliti cartelli “cercasi personale”. Gli esercenti si aspettavano di ricevere la consueta caterva di cv, come ogni anno. E invece niente. Morale della favola: a metà stagione i bar e i ristoranti della costa, ma non solo, si sono trovati a dover ridurre il numero di coperti se non addirittura sopprimere del tutto alcuni servizi. Ma di chi è la colpa? Il direttore generale di Confcommercio Marche, Massimiliano Polacco, non ha dubbi: «Naspi, reddito di cittadinanza e il miraggio del posto fisso nell’impiego pubblico». A cui si aggiunge una problematica più strutturale: «il calo demografico - continua Polacco - e la pandemia che ha costretto molti addetti ai lavori a riconvertirsi altrove».


Il miraggio dei social
Poi c’è l’illusione dei soldi facili per mezzo delle piattaforme digitali. «Molti giovani vogliono fare gli influencer - analizza così il direttore di Confcommercio Marche l’atteggiamento refrattario delle nuove generazioni ai lavori manuali - preferiscono forme atipiche di lavoro». Sul paracadute degli ammortizzatori sociali si scaglia anche il presidente regionale di Confesercenti Marche, l’imprenditore Sandro Assenti che risponde a tono a chi incolpa gli operatori di mettere sul piatto paghe da fame: «Gli stipendi sono adeguati e rispettano i cardini del contratto collettivo nazionale del lavoro - afferma convinto il referente di categoria - tanto più che un imprenditore, se trova un dipendente (che sia un cuoco, un cameriere o altro) di buona qualità, non se lo fa sfuggire per risparmiare sulle mensilità». E qui si apre un altro capitolo: la qualità del dipendente. Assenti, che è anche titolare dei Bagni Andrea di San Benedetto del Tronto, azzarda un mea culpa: «E’ bene che le associazioni di categoria come la nostra facciano sempre più formazione».

Il bar Il Chioschetto sul lungomare di Numana ha dovuto rinunciare al turno serale, dalle 21 alle 2, per mancanza di camerieri. «Un 20% di incasso in meno su tutta la stagione» puntualizza il titolare Francesco Marabini. Il Clandestino Sushi Bar di Portonovo, griffato Moreno Cedroni, aveva annunciato già ad inizio stagione che non avrebbe potuto offrire il servizio di colazione e aperitivo per lo stesso motivo. Ad Ascoli lo storico Ristorante Vittoria, a pochi passi da Piazza del Popolo, ha affisso un cartello più che mai esplicito: «specificando l’offerta di contratto regolare secondo Ccnl - spiega il titolare Daniele Fabiani, presidente di Fipe Confcommercio Ascoli - si sono presentati un’ucraina che non parlava nemmeno l’italiano, un rumeno e un venezuelano. Dei nostri ragazzi nemmeno l’ombra». «Da qualche genitore mi sono sentito dire che i loro figli hanno tempo per andare a lavorare, prima viene lo studio - l’amara conclusione di Marabini - il mio ha 18 anni e già fa le stagioni».

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