Pd, altre acrobazie: Letta non fa sconti e cancella il congresso. Alberto Losacco commissario

Pd, altre acrobazie: Letta non fa sconti e cancella il congresso. Alberto Losacco commissario
Pd, altre acrobazie: Letta non fa sconti e cancella il congresso. Alberto Losacco commissario
di Martina Marinangeli
4 Minuti di Lettura
Giovedì 24 Marzo 2022, 04:05

ANCONA  - Avanti il prossimo. Nella regione dei partiti commissariati, anche il Pd avrà il suo leader pro tempore scelto da Roma, e non è ancora dato sapere quanto a lungo durerà il suo mandato. Ieri il segretario nazionale Enrico Letta, dopo il canonico passaggio in Commissione di garanzia, ha nominato il deputato Alberto Losacco quale commissario del Partito democratico delle Marche. Prenderà il posto del dimissionario Matteo Mauri, che era stato inviato ad Ancona dal Nazareno con il compito specifico di traghettare i dem marchigiani verso un congresso unitario. 


Progetto miseramente fallito con l’ufficializzazione, martedì, del passo indietro di Irene Manzi e, visto che a Roma non sembrano voler sentir parlare di Primarie, ecco prendere forma quella che da tutti era stata indicata quale conseguenza più probabile della mancata convergenza sull’ex deputata.

Una deriva che attesta ciò che molti dem hanno definito un «fallimento politico» sia a livello nazionale che locale, in un cortocircuito che non si è riusciti a governare a nessun livello. Ora, a dettare la linea di un partito che non ha più un segretario regionale nel pieno delle sue funzioni dalla fine del 2020 sarà l’onorevole pugliese – dai ieri commissario per le Marche – Losacco, «che negli anni scorsi ha ricoperto lo stesso incarico nel Pd Sicilia portandolo ad una profonda riorganizzazione ed al congresso regionale», scrive la segreteria nazionale in una nota. 


L’auspicio, è che riesca a fare lo stesso anche nella terra dei campanili. Classe 1970, una laurea in giurisprudenza, Losacco è stato nominato componente della direzione nazionale dem insediata dopo la vittoria di Nicola Zingaretti al congresso per la segreteria. Partito da responsabile regionale dei Giovani per l’Ulivo negli anni Novanta, viene eletto per la prima volta alla Camera tra le fila del Pd nel 2008, ed è stato poi riconfermato sia alle Politiche del 2013 che a quelle del 2018. Dal 2014 è presidente del Consiglio giurisdizionale della Camera dei Deputati (anche in questo caso, confermato nel 2018).


Un compito per niente semplice quello che lo aspetta nelle Marche, con buona parte dei dem locali già sul piede di guerra. Non a tutti, infatti, è piaciuta l’ingerenza romana che ha portato fino alla drastica scelta del commissariamento politico del partito. E, nello stringato comunicato con cui il Nazareno rendeva nota la nomina di Losacco, non c’è traccia delle ragioni con cui si intende motivare la decisione. Di sicuro, l’auspicio della segreteria nazionale è sempre stato quello di evitare la sanguinosa conta interna che sottende le primarie, con conseguente spaccatura del partito, ma non basta questo per giustificare, agli occhi dei dem marchigiani, un commissariamento che de facto sfiducia il gruppo dirigente locale.

Chiuso il capitolo Manzi - con il ritiro dalla corsa per la mancata convergenza unitaria sul suo nome quando i giochi sembravano ormai fatti -, restavano comunque in gara due candidati pronti a sfidarsi alle Primarie: la consigliera regionale Manuela Bora, che da subito si era detta contraria allo scenario del congresso unitario, e l’ex sindaco di Force Augusto Curti, rientrato in pista dopo il passo di lato fatto, insieme al competitor Antonio Mastrovincenzo, in favore della candidatura unica dell’ex deputata. 


La segreteria nazionale guidata da Letta ha invece deciso di non percorrere la strada della consultazione elettorale, almeno per ora, preferendo un commissariamento politico che sa di bacchettata sulle mani ai dem locali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA