Via libera della giunta alla legge che modifica l’assetto della Regione, ecco come cambieranno i servizi

La sede della Regione Marche
La sede della Regione Marche
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Martedì 11 Maggio 2021, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 08:10

ANCONA - Uno “schema quadro” che riforma dalle fondamenta il funzionamento di Palazzo Raffaello. La giunta ha approvato ieri l’atto per la riorganizzazione della macchia regionale, che cancella i Servizi, trasformandoli in Dipartimenti, e li riduce di numero. Un’impostazione nuova che vuole segnare il cambio di passo rispetto all’impianto su cui si è poggiata l’amministrazione negli ultimi 20 anni.

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L’ultima legge
L’ultima legge di riorganizzazione – la numero 20 – risale infatti al 2001 e prevedeva la possibilità per l’Esecutivo di avere fino a 15 Servizi, braccio tecnico per dare sostanza pratica alle linee d’indirizzo politiche sui vari settori.

Attualmente, la Regione può contare su 12 Servizi, dipendenti dalla Segreteria generale. Con la proposta di legge approvata ieri – che andrà ad abrogare la precedente –, si stabilisce invece un tetto massimo di Dipartimenti (non più Servizi) pari a 10, ma nella traduzione fattuale dell’atto, probabilmente ne saranno anche meno (nei primi ragionamenti, si è parlato di 8-9). Il documento dovrà ora fare il suo iter in commissione Affari istituzionali prima di approdare in Consiglio regionale per il voto finale. «I principi ispiratori della legge sono quelli della semplificazione, della razionalizzazione e della riduzione della spesa», fa sapere Palazzo Raffaello e ciò implicherà l’accorpamento di alcuni degli attuali Servizi per omogeneità funzionale, ma spetterà ad atti successivi stabilire quali e come. 


La proposta di legge
La pdl definisce il modello generale, infatti, ma non nello specifico quali saranno i Dipartimenti, decisione che verrà demandata a delibere di giunta una volta che la legge sarà approvata. Considerando i vari passaggi istituzionali, probabilmente non prima di due mesi. Oltre ai Servizi, anche la loro articolazione composta dalle Posizioni di funzione verrà modificata: non ci saranno più dirigenti di PF, ma di Settori. Il livello intermedio sarà invece costituito dalle Direzioni. Per essere chiari, non è un atto con cui si decide quali dei dirigenti regionali se ne devono andare e quali devono restare, ma l’intelaiatura sulla quale impostare il funzionamento dell’Ente.


Non sarà una rivoluzione
Non una rivoluzione, dunque – almeno per ora –, ma un aggiustamento, seppur significativo, per efficientare la macchina organizzativa. Con l’agenda monopolizzata dalla gestione del Covid, c’è poco spazio di manovra e tutto deve funzionare alla perfezione, senza attriti. Ed uno stravolgimento dell’assetto non avrebbe remato in questa direzione. 


Chi va in scadenza
Gli attuali capi Servizio sono in scadenza (a parte Silvano Bertini, dirigente del servizio Attività produttive, il cui mandato avrebbe dovuto concludersi il 31 ottobre 2022, ma verrà allineato ai suoi colleghi), mentre Giovanni Santarelli sta dirigendo il servizio Politiche sociali in regime di proroga dal momento che è in pensione. Si tratta di Gabriella De Bernardinis (Affari legali), Maria Di Bonaventura (Bilancio), Nardo Goffi (Tutela del territorio), Di Furia (Salute), Raimondo Orsetti (Turismo), Piergiuseppe Mariotti (Risorse umane), Lorenzo Bisogni (Agricoltura), Enrica Bonvecchi (Suam), David Piccinini (Protezione civile). Per come è organizzato ora l’assetto, i dirigenti regionali sono distribuiti su tre fasce e più si sale di livello, più aumentano responsabilità e compensi. Gli apicali sopracitati guadagnano circa 120mila euro l’anno tra parte fissa, variabile e premio.

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