Ciccioli (capogruppo Fdi) non si rimangia nulla: «Contaminazione? Io non ho paura, ma senza identità sei senza bandiera»

Carlo Ciccioli, consigliere regionale di Fratelli d'Italia
Carlo Ciccioli, consigliere regionale di Fratelli d'Italia
di Andrea Taffi
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Domenica 9 Maggio 2021, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 16:19

ANCONA - Carlo Ciccioli, capogruppo FdI in consiglio regionale: che ne pensa di questi primi sei mesi di governo in Regione?

«Sono soddisfatto, abbiamo superato quello che, per chi viene assunto, è il periodo di prova. Prendere la Regione sotto Covid, a fine esercizio finanziario e con un apparato selezionato dalla sinistra era la tempesta perfetta.

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Siamo usciti indenni con un buon giudizio delle categorie economiche, dell’opinione pubblica e degli enti controllori a iniziare da quelli della sanità. E il gradimento è aumentato dal 49 al 53%».


Ma fin qui era quasi tutto obbligatorio: nei prossimi tre mesi vedremo la qualità delle scelte. 
«Ci sono due provvedimenti pronti: con il bilancio 2021 e la variazione faremo delle scelte politiche. Poi la riorganizzazione dell’apparato. Faremo nuove nomine».


Però la Regione a Roma pesava zero con il Pd e pesa zero con Lega e FdI sulle infrastrutture.
«Non sono d’accordo. È iniziata una svolta. Qual è la tendenza? C’è una voglia di mettersi alla prova incredibile. Il presidente Acquaroli e l’assessore Baldelli vanno continuamente a Roma. Hanno riaperto canali che non c’erano».


Nel Recovery Plan è sparito l’ultimo miglio del porto di Ancona.
«Subiamo i ritardi e la mancanza di progetti di Ceriscioli, non è che la Regione è nata il 19 ottobre, quando ci siamo insediati». 


Ma l’ultimo miglio era nella prima bozza del Recovery Plan: non lo avete saputo difendere?
«Non siamo noi al governo. Io e FdI le battaglie le facciamo con energia. E ai Trasporti c’è un tecnico molto vicino al Pd. Giovannini ha detto che ha attenzione per le Marche, siamo fiduciosi».


Litigate spesso con il Pd, non ci si annoia in consiglio regionale. 
«Ribadiscono che servono continuità e conservazione e io invece dico che serve discontinuità. Come capogruppo FdI ho un ruolo politico e sarò fedele al mandato elettorale, sarò garante del cambiamento. Mentre il presidente Acquaroli sarà il garante della cautela e dell’istituzione».


Lei vuol modificare il regolamento del consiglio per ridurre gli atti ispettivi. È petulante il Pd o siete dirigisti voi?
«Il Pd spinge per fare confusione, interroga su tutto, qualche volta fa anche cose meschine e interroga su cose non fatte nella passata legislatura.

Come se loro fossero estranei a tutto. L’uso continuo dell’interrogazione e delle mozioni è pretestuoso. Lo sa il Pd che non abbiamo cambiato i vertici della sanità nominati da loro? Sanno che il piano socio sanitario tuttora vigente è quello scelto da loro? Mi aspetterei più buon senso e invece sento nel Pd una forza incattivita e attacchi personali».


Che è successo per l’emendamento che ha ritirato sul piano triennale sulla cultura con il quale la Regione si impegnava a sostenere l’istituzione della scuola del cinema di Ascoli?. Non si parla con l’assessore Latini?
«Era un’istanza del territorio».

Il sindaco di Ascoli, Fioravanti dice che non ne sapeva niente.
«È vero, non era un emendamento ufficiale del Comune. Forse la Latini c’è rimasta male che questa cosa non è passata da lei. Abbiamo presentato una ventina di emendamenti, sono stati quasi tutti approvati. Siamo molto attenti su cultura e turismo».


Perché dopo sei mesi non parte la commissione pari opportunità? C’è qualche problema con la Lega?
«Il presidente Latini ha preso la decisione di convocare l’assemblea».


Lei ha detto “La madre deve accudire, il padre dà le regole. È su tutti i libri di psicoanalisi”. Busilacchi, Art. 1, ha detto di ignorare in quale manuale di psicoanalisi sia contenuta questa cosa.
«Si parlava di legge sulla famiglia, è nata tutta una speculazione incredibile. Posso fare mea culpa sul fatto che ho comunicato male. La funzione paterna e materna che concorrono alla corretta formazione psichica però rimangono. Poi quei ruoli oggi possono essere interscambiabili. Io non fermo l’evoluzione del mondo ma ci sono valori non mediabili. Ma poi vengono a insegnare a me ruolo e valorizzazione della donna?».


Nel senso che?
«Ho tre figlie emancipatissime tra esperienze all’estero e carriera». 


La questione aborto e denatalità e quelle le asserzioni legate ai rischi di “sostituzione etnica”: ripensandoci a freddo non è andato giù pesante?
«Ma no».


La Morani ha detto che state portando indietro la Regione di 100 anni.
«Per carità. Speriamo di rilanciare la natalità permettendo ai giovani di fare figli».


Non è che le è uscita male anche questa?
«Io sono il principe della provocazione e i cambiamenti nascono dalle provocazioni. Prenda i futuristi, Pasolini o Sgarbi».


Ma con i flussi migratori e un mondo chiamato all’integrazione parlare di “sostituzione etnica” evoca ben altri scenari.
«Ma io sul punto ho citato la Repubblica di Venezia accoglientissima e tollerantissima con arabi ed ebrei. Traduco: nessuna paura sul tema della contaminazione. Qual è il punto? La nostra identità non può essere ammainata. Un popolo che ammaina l’identità scompare».

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