Il direttore di tronco di Autostrade: «Sono cinque chilometri di gallerie su 13 di carreggiata. Impossibile fare di più»

Il direttore di tronco di Autostrade: «Sono cinque chilometri di gallerie su 13 di strada. Impossibile fare di più»
Il direttore di tronco di Autostrade: «Sono cinque chilometri di gallerie su 13 di strada. Impossibile fare di più»
di Andrea Taffi
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Giovedì 10 Giugno 2021, 03:35

Marco Perna, direttore del settimo tronco di Autostrade per l’Italia (tra Cattolica e Poggio Imperiale). Lei deve gestire i flussi di traffico sul nostro tratto di A14 intersecando i flussi con i cantieri. Da dove iniziamo?
«Dalle buone notizie».

Perché ce ne sono?
«Certo. Siamo agli sgoccioli per il rifacimento del cavalcavia 193, quello che venne urtato a luglio anno scorso. Un camion con una gru sopra andò a sbattere contro l’impalcato. Abbiamo dovuto buttarlo giù e rifarlo. Nella notte tra il 12 e il 13 giugno andremo a varare l’impalcato nuovo. Cioè lo prenderemo con delle gru mastodontiche e lo metteremo sopra l’autostrada. Questo consentirà di alleviare il cantiere in quel puntro tra Porto Sant’Elpidio e Porto San Giorgio. Tempo circa un mese e anche la percorribilità del cavalcavia sarà libera».

Veniamo ai lavori nelle gallerie.
«Se mi permette volevo anche sottolineare che sono terminati i lavori per le nuove barriere sul viadotto Campofilone, uno dei 13 sequestrati dalla procura di Avellino. Qui siamo tra Porto San Giorgio e Pedadso. In questo caso ci sono due corsie ridotte e il cantiere mangia la corsia di emegenza. Le barriere sono allestite sono in attesa di collaudo. Entro un mese anche in questo caso si dovrebbe liberare la strada».

Visto che ci siamo: e per le altre barriere?
«Purtroppo l’iter di approvazione è molto lungo. Nelle Marche erano 5 quelli da mettere in sicurezza. Noi presentiamo il progetto al ministero che deve esprimere un parere. Poi deve intervenire lo studio di un soggetto terzo, di solito un’università con il Politecnico che convalidi il progetto, poi si torna al ministero per il tavolo di validazione finale con la struttura tecnica.

Infine il progetto va alla direzione generale del Mit, mobilità e sostenibilità per avere ok anche dal pv finanziario».

Ci mettiamo il cuore in pace: quanto dura questo giro dell’oca?
«Un anno circa».

Quasi che verrebbe da fare il tifo per le gallerie. 
«Le garantisco che quello che è stato fatto dal 13 maggio rappresenta la migliore ottimizzazione possibile per gli scambi di carreggiata».

A giudicare dal traffico non si direbbe.
«Dopo Pedaso c’è il primo scambio di carreggiata, prima dell’omonima galleria lunga 1100 m. Poi si rientra e c’è un secondo scambio di carreggiata prima del blocco che racchiude gli altri cinque fornici. Dall’ingresso della galleria San Basso al chilometro 295+300 all’ingresso della quinta, la Castello di Grottammare, km 299, in 4 chilometri abbracciamo tutte le gallerie di questa tratta e ottimizziamo tutto».

Non era possibile riallargare dopo una di queste gallerie? Tra la San Basso e la Castello di Cupra, per esempio.
«No, è una questione di geometrie. C’è meno di un chilometro tra le due e con così poca distanza non si può fare un nuovo scambio di carreggiata».

Una pianificazione diversa, allora non era possibile?
«Le abbiamo studiate tutte e questa è la migliore pianificazione possibile. Perché così andiamo a lavorare contemporaneamente su tutte le galleria della tratta interessate. E ci abbiamo messo sopra più di 300 persone. Provi a fare la somma delle cinque gallerie».

Sono cinque chilometri in tunnel, circa.
«Una cifra altissima: solo in quel tratto di 13 chilometri, cinque sono di galleria. E dobbiamo fare anche l’adeguamento alla legge 264. Tra Poggio Imperiale e Cattolica ci sono 62 fornici. Solo in quel breve tratto ce ne sono 14». 

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