Cda Erap, in aula nomine al veleno e sgambetti: ecco tutto quello che è successo

Cda Erap, in aula nomine al veleno e sgambetti: ecco tutto quello che è successo
Cda Erap, in aula nomine al veleno e sgambetti: ecco tutto quello che è successo
di Martina Marinangeli
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Sabato 12 Febbraio 2022, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 19:28

ANCONA  - Il Consiglio regionale viene convocato, in seduta straordinaria, alle 9.30, con un unico punto all’ordine del giorno: nomina dei 7 membri del consiglio di amministrazione dell’Erap-Ente regionale per l’abitazione pubblica. C’era tempo fino al 28 febbraio per la votazione, dunque l’accelerazione sulla tabella di marcia lasciava presagire la volontà di chiudere in fretta una partita su cui la maggioranza aveva trovato la quadra.


E invece, alle 11.30, l’emiciclo di Palazzo Leopardi era ancora mezzo vuoto, con il centrodestra chiuso in una stanza a cercare un punto di caduta che non si riusciva ad individuare.

Nervi tesi in particolare tra il capogruppo Fdi Carlo Ciccioli ed il collega di partito Andrea Putzu, non concordi su metodo e merito delle nomine. Il capogruppo, in realtà, è finito nel mirino un po’ di tutti per aver messo il turbo alla votazione senza prima aver sodato gli umori della sua squadra a riguardo, mandandola all’appuntamento in aula allo sbaraglio.

Dopo due ore di conclave, la maggioranza entra in aula livida in volto, si procede al voto e dal cilindro vengono estratti i nomi dei sette: in quota centrodestra entrano nel cda Giovanni Angelini (16 voti) e Sergio Cinelli (21) per la Lega, Saturnino Di Ruscio (14) ed Anna Giacò (21) per FdI, Stefano Gatto (21) per l’Udc - che riesce ad opzionare uno dei tre consiglieri che, da accordi tra i partiti, sarebbero dovuti spettare ad FdI -, mentre per la minoranza rientra dalla finestra l’ormai ex presidente Erap Massimiliano Sport Bianchini con 12 voti (era stato messo in quel ruolo dalla giunta Ceriscioli), e Sandro Vallasciani (11). Nomi, questi ultimi due, che rendono evidente come, ancora una volta, la maggioranza sia entrata a gamba tesa nelle decisioni che, da prassi, spetterebbero alle opposizioni.

Insomma, ci son cascati di nuovo, parafrasando il tormentone di Achille Lauro, ed il Pd incassa ancora il ko tecnico. I dem avevano puntato su Giulietta Capriotti - nome sponsorizzato in particolare dalla vice capogruppo Anna Casini e dal plenipotenziario del Pd di Ascoli Luciano Agostini - che infatti prende gli otto voti del gruppo, ma resta comunque fuori dalla rosa dei sette. Questo perché una parte del centrodestra ha votato in massa per Bianchini, proposto dal consigliere di Rinasci Marche Luca Santarelli: dietro al coup de théâtre c’è un accordo stretto tra quest’ultimo e Ciccioli, che diversi membri della maggioranza, tuttavia, avrebbero mal digerito.

Un’invasione di campo che fa il paio con quella andata in scena ad inizio legislatura per le nomine dei vice presidenti di commissione, con il Pd messo all’angolo dal peso specifico dei voti della maggioranza. Un modus operandi non molto in linea con il galateo istituzionale. Sia come sia, il Cda eletto ieri resterà in carica per 5 anni e spetterà alla giunta scegliere, tra i sette membri, il presidente. Le maggiori quotazioni continua ad averle l’ex sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio. 

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