Anni di spese folli, Aerdorica sul lastrico: in 29 verso il processo per bancarotta e peculato

Anni di spese folli, Aerdorica sul lastrico: in 29 verso il processo per bancarotta e peculato
Anni di spese folli, Aerdorica sul lastrico: in 29 verso il processo per bancarotta e peculato
di Federica Serfilippi
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Venerdì 21 Maggio 2021, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 15:45

ANCONA - Distrazione di fondi, dissipazione di risorse pubbliche, operazioni dolose, spese eccessive rispetto ai ricavi. Un quadro che avrebbe aggravato anno dopo anno lo stato di insolvenza di Aerdorica, la società che gestisce l’aeroporto Sanzio, salvata dal fallimento nel luglio del 2019 con l’omologazione del concordato e la conclusione dell’iter per la privatizzazione. Un quadro che, secondo la procura, avrebbero contribuito a dipingere gli ex manager della società, nonché gli esponenti del consiglio di amministrazione, sindaci, revisori legali e una stretta cerchia di imprenditori.

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In tutto, ventinove persone, accusate a vario titolo di bancarotta fraudolenta e peculato.

Su di loro si è acceso il faro puntato dal pm Paolo Gubinelli. Nei giorni scorsi sono partite le notifiche dell’avviso della conclusione delle indagini preliminari. Nella lista degli indagati ci sono gli ex vertici della società, a partire da Marco Morriale, passando per Giovanni Belluzzi e infine Federica Massei. Nel mirino anche due dirigenti regionali: Paolo Costanzi e Pietro Talarico, ex consiglieri. 


L’ipotesi della procura: dal 2007 in poi gli indagati – in concorso attivo o omissivo, ciascuno nel ruolo che ricopriva all’epoca– avrebbero aggravato lo stato di crisi di Aerdorica, anche a fronte di una situazione debitoria di oltre 40 milioni di euro e alla discesa del capitale al di sotto dei limiti di legge di 50mila euro. Morriale e i componenti della sua gestione, nonché presunti imprenditori compiacenti, sono tra gli indagati più bersagliati dalla procura. Per fatti connessi alla gestione del Sanzio nel suo ruolo di d.g. dal 2007 al 2013 è già stato condannato in via definitiva per peculato. 


Stando alla procura, durante la reggenza del manager romano sarebbero state distratte somme per oltre 400mila euro, facendo anche figurare, contrariamente al vero -sostiene l’ipotesi accusatoria-, il raggiungimento di performances idonee a consentire l’erogazione di bonus, per il pm illegittimamente percepiti. Tra questi, circa 217mila euro incassati da Morriale nel 2012, ancora prima dell’approvazione di bilancio e con una perdita d’esercizio di 3 milioni di euro. Nel capo d’imputazione si parla anche di consulenze pagate e mai ricevute, fatture saldate in eccesso rispetto al reale valore dei lavori (nel caso, per esempio, dell’implementazione dell’illuminazione dello scalo costato 346mila euro), e l’acquisto di macchinari mai utilizzati. 


Sempre sotto l’egida Morriale ci sarebbe stata la contabilizzazione di falsi ricavi aziendali e l’alterazione della documentazione fiscale. Il pm ipotizza per Belluzzi la percezione indebita di circa 720mila euro, di cui 238mila euro a titolo di indennità di TFM, introdotta - dice l’accusa - con una delibera illegittima adottata il 27 dicembre del 2014 con il parere contrario del collegio sindacale. Il 21 novembre del 2013 il Cda, sul proposta del consigliere Costanzi, aveva invece deliberato di attribuire a Belluzzi il compenso di amministratore delegato, quando – ricorda la procura - solo due settimane prima l’assemblea dei soci, per contenere le spese, aveva deciso di attribuire compensi (18mila euro annui) al solo presidente del Cda, figura ricoperta dallo stesso Belluzzi prima di diventare ad. 


C’è poi la vicenda Helvia Partners, la società a cui l’ad (di cui per la procura era collaboratore on counsel), avrebbe affidato contratti (anche la finalizzazione di trattative di potenziali investitori) per somme complessive di poco superiore a 200mila euro non esperendo gare pubbliche. L’ipotesi del peculato (riguarda 27 indagati su 29) riguarda presunte omissioni nei confronti dell’Inps/Erario, iniziate nel 2009 e legate a quote riferibili ai diritti di imbarco dei passeggeri: le risorse non versate nelle casse delle Stato sarebbero state impiegate per la gestione economica e finanziaria della società. Dal 2017, quando c’era la reggenza dell’amministratore unico Federica Massei, i soldi sarebbero stati soprattutto utilizzati per i pagamenti per la compensazione crediti-debiti con Ryanair e per il pagamento dei debiti con Airport Marketing Services. La questione con l’erario, dice il pm, sarebbe stata in qualche modo camuffata nelle voci dei bilanci, alterando così la rappresentazione gestionale della società. 

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