Lo spot delle Marche con il Mancio fa sballare l'Auditel: 263 milioni di contatti durante le partite degli Azzurri. Acquaroli: «Lui è l'asso nella manica»

Roberto Mancini testimonial delle Marche
Roberto Mancini testimonial delle Marche
di Andrea Taffi
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Martedì 13 Luglio 2021, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 15:34

ANCONA - Il tema, sul tavolo, è molto piacevole. Mai così piacevole. È misurabile l’effetto moltiplicatore del testimonial Roberto Mancini, citì fresco campione d’Europa e autentico demiurgo dell’Italia dei miracoli a Wembley, connesso al brand Marche? Al 13 luglio non siamo neanche al giro di boa dell’estate. Troppo presto per mettersi a contare i numeri delle presenze del turismo regionale, specie quelle che arrivano da fuori regione o da fuori Italia. 

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Il polso del governatore
Però il governatore Francesco Acquaroli un polso ce l’ha.

E come. Anzi, più di uno. «Avere il citì testimonial del brand Marche è stato, è, e soprattutto sarà - calza sul futuro l’inquilino di Palazzo Raffaello - una scelta di inestimabile valore. I segnali me li riportano i marchigiani che sono fuori in villeggiatura e, guardando le partite, ricevono richieste dagli altri ospiti. Me lo riportano gli albergatori che il giorno dopo gli spot ricevono prenotazioni. E lo leggo anche sui giornali». Acquaroli, con sottile senso di orgoglio, fa riferimento alla vicenda della Campania, uscita nei giorni scorsi, in cui il governatore De Luca è finito nel mirino degli albergatori per l’assenza di una strategia turistica. «E le Marche - documenta il governatore - sono diventate il punto di riferimento perché hanno il commissario tecnico della Nazionale come testimonial del turismo territoriale. Quindi un modello da prendere a esempio». 


Una somma di motivi
Ma Acquaroli gongola per una somma di motivi. Ci sono i 263 milioni di contatti certificati da Auditel (221 milioni tramite Rai, 42 milioni tramite Sky) registrati nei giorni in cui giocava l’Italia e sono stati programmati gli spot della Regione Marche. Domenica sera al primo passaggio pubblicitario c’erano 18milioni e 172mila apparecchi collegati. Al secondo, a ridosso dei tempi supplementari, ce ne erano 18milioni 549mila. «Poi apparecchio collegato - spiega un esperto di marketing- significa che davanti alla Tv possono esserci più persone. E se magari siamo davanti a un maxischermo, le persone sono centinaia o migliaia. Un effetto moltiplicatore spaventoso». 


Semplice e vincente
Una bella storia, semplice e vincente, che dovrà essere confermata dai numeri ma Acquaroli non si ferma all’Auditel e va oltre: «Insomma finalmente ci riconosciamo pienamente e compiutamente in una figura che non ha fatto discutere nessuno. Sottolineo: non ha fatto discutere nessuno (riferimento al polverone che dieci anni fa suscitò il premio Oscar Hoffman che recitava Leopardi, ndr). Ha unito tutti e questo è un particolare che per me vale più di ogni altra cosa». Ancora Acquaroli che fa capire di avere altre frecce nella faretra del turismo («abbiamo altre cose in cantiere che stiamo mettendo a punto. Non finirà qui, gli spot andranno avanti e poi ci sono i Mondiali tra un anno e mezzo. Abbiamo una prateria davanti») ma soprattutto intuisce il valore emblematico di leadership del testimonial: «Vogliamo che la nostra Regione acquisisca consapevolezza di un percorso a cui è chiamata. Io lo sintetizzerei con il termine “riscatto”. Così come Roberto Mancini è stato artefice del riscatto della Nazionale che tre anni fa non si qualificava ai Mondiali mentre oggi, vince con il gioco di squadra. È una metafora anche per noi: noi vorremmo che le Marche, da sempre considerata come Regione outsider in termini di turismo, possa costruire il suo riscatto diventando un punto fermo nella mappa del turismo nazionale e internazionale». 


Il messaggio di mattina
Acquaroli ha poi raccontato di aver mandato ieri mattina presto un messaggio ai citì della Nazionale «ma senza aspettarmi una risposta perché aveva molte altre cose da fare. Però ricordo nitidamente che quando l’ho incontrato e gli ho chiesto un’opinione sull’Europeo mi era sembrato molto ottimista. Scaramanticamente non l’ho mai detto - conclude - però evidentemente aveva visto dall’inizio le potenzialità di questa squadra, del gruppo e sapeva che sarebbe cresciuto. Al di là di quello che possiamo raccontarci, la squadra italiana è stata quella più continua».

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