Marche, alla scoperta dei boschi monumentali. Ecco la mappa con gli alberi più belli

Il bosco di Tecchie, uno dei dieci boschi monumentali
Il bosco di Tecchie, uno dei dieci boschi monumentali
di Véronique Angeletti
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Sabato 7 Agosto 2021, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 11:09

ANCONA - Nel plurale delle Marche, ci sono anche le foreste. Oltre 250mila ettari che ricoprono un quarto della superficie regionale. In pratica, è come se ogni marchigiano avesse a sua disposizione un bosco grande 1800 metri quadri. Tuttavia, solo sessanta ettari sono considerati boschi monumentali, secondo il censimento fatto dai Carabinieri forestali, coordinati dal colonello Gabriele Guidi. In questa lista eccezionale ci sono le uniche due foreste di abeti bianchi naturali rimaste.

I luoghi eccezionali
Quella di “Colle Abete” ad Acquasanta nel Parco del Gran Sasso Monti della Laga e quella di “Fonte Abeti” a Borgo Pace nel pesarese. Quest’ultima è sopravvissuta ad un albericidio che risale al XII secolo, quando le terre erano di proprietà della Chiesa che considerava le migliaia e migliaia di maestosi abeti bianchi della Massa Trabaria un’inesauribile miniera di travi per edificare chiese e palazzi della Roma papalina. Le travi, assemblate in grandi zatteroni, scivolavano sul Tevere fino al Vaticano con impresso a fuoco il marchio “Auf”, l’acronimo di “Ad Usum Fabricae”, ad uso delle fabbriche. Uno scempio che lasciò la parola “a uffo” nella lingua italiana e ci ricorda come si fosse sprecata tanta nobiltà.


La faggeta
Tra i boschi monumentali, un posto d’onore va riservato alla splendida Faggeta di Canfaito a San Severino Marche. L’anima della riserva naturale regionale di Monte San Vicino. Si tratta di un bosco ad alto fusto, ultrasecolare intorno ai mille metri di quota. È considerato raro per le sue dimensioni e per la presenza di alcune decine di giganti che, ad un metro da terra, hanno un tronco del diametro di 130 cm. Non è dunque un caso se il sentiero che attraversa la suggestiva faggeta, si chiama “il viale dei giganti”. Due faggi hanno addirittura superato i 500 anni ed uno di loro è considerato il faggio più vecchio delle Marche. Lo si riconosce facilmente per la radice ha forma di chiocciola che si trova ai piedi del suo tronco.

Canfaito è un bosco stupendo in autunno. La faggeta si veste di un’infinità di sfumature giallo-oro e di rosso-arancio e diventa la meta ideale per chi ama le passeggiate “foliage”, quelle che si fanno per il piacere di godere dello spettacolo naturale del cambio di colori delle foglie Un altro luogo noto per il foliage è la Cerreta di Carpegna. Il bosco di cerri più esteso d’Europa, bello in ogni stagione. Si trova nel Parco del Sasso Simone e Simoncello, al Passo della Cantoniera proprio in quel lembo di terra all’ombra della mola maestosa dei due Sassi. Uno dei luoghi naturali più suggestivi del Montefeltro.


La città del sole
Il bosco è la porta d’accesso alla “Città del Sole”, la città ideale fondata da Cosimo de’ Medici a mille metri d’altitudine nel 1500. Fu abbandonata dai suoi abitanti per le difficoltà di approvvigionamento ma più di tutto per le rigide temperature della piccola era glaciale che durò dalla metà del XIV alla metà del XIX secolo. Per chi ama i boschi dove l’uomo, da secoli, lascia la natura seguire il proprio ritmo, direzione Cantiano, nelle Serre di Burano al confine con l’Umbria. Lì si trova il Bosco di Tecchie che gode di uno stato di così elevata integrità ambientale da far parte delle emergenze naturali delle Marche.

Di fatto, è una Riserva naturale dal 2019. Per esplorare l’area protetta grande 195 ettari, ci sono otto sentieri. Il più facile è quello del Cerro. Per i buongustai: il bosco è il paradiso dei funghi dove il porcino è ovviamente il re.

Un’altra foresta giunta quasi miracolosamente intatta fino ai giorni nostri, è la Selva all’Abbadia di Fiastra. Il merito è dei monaci cistercensi. Avendo bisogno di un luogo solitario dove ritirarsi a pregare per lunghi periodi, ossia di un romitorio, salvarono dal taglio questa meravigliosa foresta. E quando passò nel patrimonio della nobile famiglia Bandini, fu preservata in quanto divenne una riserva di caccia. Oggi, la regione Marche ha riconosciuto l’elevato valore di questo biototopo, lo ha definito “Area Floristica Protetta”. Il bosco ospita roverelle, carpini e cerri. Si narra che la marina militare britannica sia venuta a scegliere nella Selva gli alberi maestri di alcune delle sue navi.

Infine, merita una visita la meravigliosa e rigogliosa macchia mediterranea sullo scenografico promontorio del Monte Conero. Sul versante assolato meridionale, c’è un bel bosco misto di leccio, orniello e corbezzolo. L’ente Parco propone diversi percorsi. L’occasione di vedere le antiche incisioni rupestri, le cave romane (da cui proviene il materiale del Duomo di Ancona) e di alternare boschi, spiagge e mare.

Nelle fiabe, le foreste sono incantate, i boschi hanno poteri magici, e le selve solo misteriose ed ospitano storie che hanno un’azione catartica. Nelle fiabe moderne, tuttavia, è provato che la serenità si ottiene semplicemente passeggiando tra gli alberi. Il richiamo della natura crea benessere, regala tranquillità, ispira pensieri, stimola la creatività, ha degli effetti psico-fisici. Il bagno di foresta riduce lo stress e i battiti cardiaci, fa diminuire la pressione arteriosa, agisce positivamente sull’intero apparato respiratorio, regala più energia ed è un naturale antidepressivo e, quindi, influenza il buonumore. Un’azione terapeutica che i Giapponesi hanno codificata nel Shinrin-yoku. 
La pratica
Una pratica su cui il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha commissionato uno studio specifico. Alcune guide ambientali le stanno già proponendo. Si tratta di percorsi immersivi con visite sensoriali che coinvolgono piccoli e grandi. Quello di Simona Balducci del Centro di educazione ambientale “Valle del Fiastrone” si chiama “Anche gli alberi lasciano l’impronta”. Si snoda all’ombra di roverelle e carpino e coinvolge le comitive in una serie di interpretazioni ambientali inclusa laboratori creativi sul posto come il “frottage”, la cattura della texture delle foglie la realizzazione di un erbario artistico con le impronte sull’argilla. (Info: 3381747706) Percorsi che esistono anche nella Selva di Castelfidardo. Un bosco preistorico grande 35 ettari che rappresenta un unicum. Perché si tratta di un bosco “relitto” del tardo Olocene che vanta un enorme patrimonio floristico e contiene piante vascolari di grande significato biogeografico che sopravvivono associate. Nella Selva, c’è un percorso chiamato “scalzing”, un tracciato composto da 14 vasche con materiali naturali diversi dove si cammina bendati e a piedi nudi per stimolare le 7.200 terminazioni nervose del piede. Le si fanno guidati da facilitatori qualificati per immersioni forestali dalla Fondazione Ferretti (Info: 071780156). Infine, è anche un bosco storico. Ebbe un ruolo determinante il 18 settembre 1860 nell’esito della battaglia di Castelfidardo fondamentale per l’Unità d’Italia. La sua fitta vegetazione impedì infatti ai Pontifici di valutare il numero reale dei bersaglieri sardo-piemontesi.

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