ANCONA - Li hanno depositati tra giovedì scorso e ieri mattina, in previsione della discussione calendarizzata per oggi e domani, la due giorni del consiglio regionale. Tecnicamente si tratta di 52 emendamenti (per la bellezza di 126 pagine) alla proposta di legge numero 52 del 2021 che va a riscrivere la legge 20, l’impalcato che da 20 anni regge la macchina organizzativa della Regione. Praticamente, invece, si tratta della prima, vera trincea dentro la quale il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle provano a far salire di tono l’azione di opposizione.
Il tema è più atteso che noto: sono filtrati i capisaldi della nuova organizzazione ma ancora non si sa quali, e come, saranno i dirigenti toccati dalla riorganizzazione. Dai Servizi ai Dipartimenti (poi direzioni, infine settori), si è parlato a lungo, in linea generale, del desiderio di realizzare un efficientamento della macchina amministrativa: si sa con certezza che i nuovi contenitori diminuiranno e che si cercherà di sfruttare alcune opportunità che la pianta organica, a livello apicale, offre su un piatto di argento. Come il passaggio in pensione di almeno due, forse tre dirigenti.
L’ultimo aggiornamento ventila addirittura una riduzione ulteriore dei dipartimenti. Il vero tema, quello politico, è capire quale direzione voglia dare il centrodestra alla Regione organizzativamente: non tanto, e non solo, per affrontare le sfide di crescita e sviluppo che i finanziamenti trattati fino a questo punto offriranno nei prossimi mesi (in ordine sparso, Pnrr, fondi strutturali, fondo di Coesione.).
La presenza dall’altra parte della trincea di un assessore poco attaccabile e spesso molto articolato nelle risposte come Castelli viene letta come elemento di preoccupazione. Di sicuro non si è fatto intimorire il Pd che intanto ha fatto capire la musica: ci sono i miglioramenti lessicali che negli sbarramenti dei dibattiti spesso fanno da utile companatico ma ci sono anche le proposte su cui poi in aula sentiremo se è uno spartito perseguibile. C’è l’argomento della parità di genere, quello del contenimento della spesa pubblica, i rapporti tra giunta e consiglio, ma soprattutto c’è «il segretario generale della giunta che deve essere il segretario generale». Vedremo come finirà.