Treni alta velocità, CariPesaro: «Noi fiaccati dal crac BdM, il progetto sia a carico di Ferrovie»

Treno alta velocità, CariPesaro: «Noi fiaccati dal crac BdM, il progetto sia a carico di Ferrovie»
Treno alta velocità, CariPesaro: «Noi fiaccati dal crac BdM, il progetto sia a carico di Ferrovie»
di Simonetta Marfoglia
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Venerdì 2 Aprile 2021, 10:20 - Ultimo aggiornamento: 12:06

Marco Martelli, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, ritiene che sulle infrastrutture le Marche e in particolare la provincia di Pesaro stiano scontando ritardi atavici? Nei collegamenti individua a livello locale e regionale qualche criticità più accentuata? E se sì dove? 

«Una adeguata dotazione di infrastrutture, molteplici reti di connessione fisica in grado di agevolare flussi di persone e merci, rappresentano sicuramente un valore importante per il territorio. Credo che sia altrettanto evidente che la Regione Marche, da questo punto di vista, sia stata penalizzata dalla persistenza di situazioni che hanno condizionato l’efficacia nel sistema nel suo complesso.

Si è giunti a quantificare il costo dei ritardi in diversi punti del Pil sulla media nazionale.

Casi emblematici i collegamenti tra Adriatico e Tirreno e, nel caso specifico della provincia di Pesaro, l’eterna questione dell’arteria Fano Grosseto».

Lo studio di fattibilità sull’Alta Velocità ferroviaria su progetto dell’Ordine degli Ingegneri di Ancona potrebbe essere un buon passo avanti o si scontra con il pragmatismo dei fondi a disposizione? Per inciso ci troviamo di fronte al classico libro dei sogni? Bello e impossibile?
«Credo che la concreta possibilità di raccogliere fondi per il finanziamento dello studio di fattibilità che comunque, come già sottolineato, dovrebbe essere a carico di chi realizza le opere, incontra un limite significativo nell’incertezza circa la successiva realizzazione del progetto in assenza di una inequivocabile volontà politica»

Chiaramente in casi simili l’unione fa la forza (Regione, associazioni, accordi con altre Regioni ecc...): le Fondazioni come rappresentanti del territorio potrebbero incidere se si unissero insieme mettendo dei soldi per partecipare al progetto? Pesaresi, presidente fondazione Marche, in questo senso è stato molto critico, e dice in sostanza che il progetto deve essere di competenza di Rfi.
«La Fondazione è statutariamente impegnata nella gestione del patrimonio in un’ottica di conservazione, destinandone i ricavi netti all’attività erogativa. Ad oggi il patrimonio della Fondazione, dopo l’abbattimento dei valori conseguenti la risoluzione di Banca Marche, ammonta a circa 71 milioni consentendo una capacità erogativa annua tra 800.000 e 1 milione di euro, risorse prioritariamente destinate a sovvenire vecchie e nuove povertà economiche, educative e sociali. Sono importi incompatibili con progetti della portata di quelli in questione».

Il sostegno e la promozione all’economia territoriale fa parte del ruolo delle Fondazioni....o adesso ci si concentra soprattutto su settori come il welfare o la cultura?
«Il sostegno all’economia del territorio, nella situazione patrimoniale ed economica della Fondazione, fatte comunque salve le ricadute di interventi in settori quali la Cultura e l’Istruzione, potrebbe diversamente materializzarsi in investimenti in strumenti finanziari proposti a fronte di progetti di sviluppo territoriale».

Come prestigio e autorevolezza ritiene che le Fondazioni siano ancora in grado di incidere in una battaglia con caratteristiche sovraregionali? Possono svolgere un’azione di moral suasion?
«La rete di relazioni che le Fondazioni istituzionalmente intrattengono nello svolgimento del proprio operato con enti, istituzioni e realtà territoriali credo che possa continuare a rappresentare una voce significativa nell’ambito dei dibattiti sullo sviluppo del territorio provinciale e regionale».

Concentrandoci sulle infrastrutture tout court e giocando con le parole il Recovery Plan potrebbe essere l’ultimo treno? 
«È difficile prevedere la riproposizione di piani così rilevanti come il Recovery Plan per l’eccezionalità del contesto in cui è maturato e delle dimensioni che ha assunto. Certo è che lo stesso Piano, per quanto è dato sapere, riserva una grossa fetta di risorse a infrastrutture e mobilità sostenibile proprio per rafforzare le reti di comunicazione, reti che per esprimere il maggior valore devono coniugare diverse forme di mobilità».

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