Terremoto, scosse senza tregua
Crolli, paura infinita e altri sfollati

Terremoto, scosse senza tregua Crolli, paura infinita e altri sfollati
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 11 Aprile 2018, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 09:30

PIEVE TORINA - L’unico che non si dimentica mai dei terremotati, in quest’emergenza sfibrante che si trascina da venti mesi, è proprio il terremoto. Il mostro delle rocce torna a scuotere con forza l’entroterra maceratese, provocando almeno altri venti senza casa, frenando i timidi accenni di ricostruzione e spaventando gli sfollati rientrati da pochi mesi nelle casette, dove l’altra notte i mobili si sono staccati dalle pareti e i telai di metallo scricchiolavano come se stessero per schiantarsi. Nell’area Sae a Piane di Pieve Torina è crollato anche un muretto di contenimento.

La sciame di 85 mila scosse partito il 24 agosto del 2016 ha avuto un altro picco ieri alle ore 5 e 11, quand’era ancora buio, con una scossa di magnitudo 4.6 (la più forte nelle Marche dopo quelle di fine ottobre 2016) avvertita dalle località dell’Adriatico, compresa la città di Ancona, fino all’Umbria e anche a Roma. L’epicentro è stato localizzato nel borgo medievale di Costafiore, frazione di Muccia al confine con Pieve Torina. «Ci ha svegliato un boato, qualcosa di spaventoso, i mobili si staccavano, è stato come tornare indietro di un anno e mezzo», racconta Fabrizio Capitani, uno dei residenti delle sette casette dell’area Sae. Molti, tra Muccia e Pieve Torina, sono fuggiti all’aperto, scalzi. «Non ho fatto neanche in tempo a mettere le scarpe, dicono che le Sae sono antisismiche ma sfido chiunque a mantenere la calma in quell’inferno», racconta Giuseppina Moroni, pensionata, mentre seduta su una panchina di viale Matteotti, accanto al fiume Chienti, si consola con un po’ di sole insieme a Bruna Cucculelli, sua vicina di casetta nell’area Sae di Muccia. 

 

Poi si sono susseguite repliche per tutta la giornata, comprese due forti scosse da 3.5 all’alba. Subito dopo quel brusco risveglio Trenitalia ha deciso di sospendere per precauzione il traffico ferroviario lungo la linea interna Albacina-Civitanova Marche, ripreso intorno alle 11 e 20 dopo i controlli sulla tenuta dei binari: cancellati cinque treni, altri sei limitati e rallentamenti fino a 50’ per tre convogli regionali. Scuole chiuse a Pieve Torina, mentre a Muccia sono rimasti a casa solo i bambini della materna, per controlli all’edificio in legno che ospita l’asilo. A Visso, tra i comuni più colpiti nel 2016, il sindaco Giuliano Pazzaglini ha deciso di tenere aperta la scuola «perché più sicura anche delle Sae».
Nessun ferito, ed è un altro mezzo miracolo, ma il bilancio per il patrimonio edilizio e per il morale di chi vive nei comuni tra la vallata del Chienti e la Valnerina rischia di essere davvero pesante.

A Pieve Torina, dopo i primi sopralluoghi del mattino, sei appartamenti abitati sono stati dichiarati inagibili, oltre all’unica struttura comunale, la biblioteca, che aveva resistito alle spallate dell’Appennino di fine ottobre 2016. Tra gli alloggi messi fuori uso dallo scossone di ieri c’è anche un appartamento che la Regione Marche stava per acquistare sul libero mercato per metterlo a disposizione degli sfollati, in alternativa alle Sae. Ci abitava, per ora in affitto con il contributo di autonoma sistemazione, la famiglia di Daniela Esposto: «Dopo un anno e mezzo in una roulotte - racconta la giovane barista - pensavamo di aver trovato una sistemazione confortevole e sicura, invece tutto daccapo adesso non sappiamo dove andare». In venti, compresi alcuni bambini, sono stati evacuati e saranno ospitati nei residence della riviera o in alloggi provvisori. Ci sono stati altri crolli anche nel centro storico inagibile, dove è venuta giù una facciata dell’antico palazzo Marchetti. 

«Non dimentichiamo che nel nostro comune gli appartamenti agibili erano davvero pochi - ricorda il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci - queste ultime scosse hanno aggravato la situazione e la popolazione è molto provata. Si ricomincia con i sopralluoghi per verificare la tenuta degli edifici. Abbiamo già avuto tante richieste». A Camerino già ieri in tarda mattinata erano arrivate 30 domande di sopralluoghi all’ufficio tecnico comunale. Il rischio è che, dopo scosse così forti, debba essere rimessa in moto tutta la macchina delle verifiche statiche, rallentando anche la ristrutturazione di edifici che avevano ottenuto l’agibilità condizionata a lavori di riparazione. Basta vedere quanto accaduto ieri a Muccia, 900 residenti. In centro storico da mesi ormai erano aperti diversi cantieri per la messa in sicurezza e la ristrutturazione di edifici lesionati dalle scosse dell’ottobre 2016. Ieri mattina il Comune ha ordinato a tutte le imprese impegnate nei lavori di evacuare il centro storico, dove ci sono stati altri crolli di cornicioni in via Campo della fiera, riaperta dopo molti mesi, ma non è stato necessario istituire di nuovo la zona rossa. 

Passata la paura, ieri mattina in pochi si avvicinavano al borgo storico. «Sono qui per vedere se la situazione della mia casa è peggiorata - spiegava Giuseppe Chiumenti, camminando cauto in via Varano -.

Guardate lì, quelle crepe prima non c’erano». Non ci sono sfollati, ma il Comune di Muccia ha ricevuto due richieste di sopralluogo. «Speriamo di far ripartire subito i lavori delle imprese edili - diceva ieri il sindaco Mario Baroni -, ma la gente qui ha paura, il terremoto ti rimane dentro». Per questo l’amministrazione comunale ha riaperto i grossi container vicini alla superstrada della Valdichienti usati come dormitorio prima dell’arrivo delle Sae. Venti cittadini, che pure hanno la casa agibile, hanno chiesto di dormire lì, aspettando che passi la paura. 

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