Ricostruzione, Legnini: «Per il contributo adesso bastano tre mesi»

Ricostruzione, Legnini: «Per il contributo adesso bastano tre mesi»
Ricostruzione, Legnini: «Per il contributo adesso bastano tre mesi»
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 24 Agosto 2022, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 08:31

Con il cuore e con la testa penetrerà nella ferita mai rimarginata di Arquata, Giovanni Legnini. Il Commissario straordinario della ricostruzione si farà largo tra macerie di polvere e umanità a sei anni dalla scossa che lì trasfigurò la storia. «Il mio pensiero va alle vittime di quel terribile 24 agosto. Sono fiducioso che qui vedremo presto avviare nuovi cantieri».

A che punto siamo con la rinascita? 
«È entrata in una fase matura, nonostante la difficile congiuntura dell’ultimo anno: Covid, impennata dei prezzi, scarsità di materiali, imprese e professionisti impegnati con il 110%, effetti della guerra.

Sono già stati presentati progetti per il 45% delle domande attese e abbiamo 7.500 cantieri in corso. Sarebbero potuti essere molti di più». 

Quanti anni ci vorranno per portarla a termine?
«Dipende dalla quantità di piani che i cittadini e i loro tecnici presenteranno e dalla disponibilità delle imprese a effettuare i lavori. Ne approfitto per rivolgere loro un appello».

Cosa fare per evitare lo spopolamento delle aree interne e dell’Appennino centrale?
«La doverosa ricostruzione fisica degli edifici e delle infrastrutture distrutte deve coniugarsi con misure per lo sviluppo e per sostenere nuove prospettive di vita e di lavoro, in particolare per i giovani. Per questo abbiamo messo in campo, grazie al Governo, un fondo da 1 miliardo e 780 milioni per migliorare strade, ferrovie, reti digitali, e incentivi ai nuovi investimenti produttivi delle imprese».

La maggior parte di queste risorse è destinata alle Marche.
«Sì, perché è la regione che ha subito i danni maggiori. Questo Piano è stato varato e ne è stata avviata l’attuazione in pochi mesi, rispettando tutte le scadenze imposte dal ministero dell’Economia: i progetti relativi agli investimenti pubblici sono già stati tutti approvati. Stiamo parlando di oltre 800 interventi, sia nel cratere 2009 che in quello 2016, per un miliardo di euro. Nel giro di sei mesi potremmo avere aperti circa 1.000 cantieri per gli interventi pubblici finanziati».

La morsa della burocrazia s’è allentata: cos’è cambiato?
«Con le ordinanze emanate e grazie ai provvedimenti del Governo e del Parlamento, c’è stata una fortissima semplificazione delle norme. Tre anni fa per ottenere il contributo di ricostruzione occorreva più di un anno di tempo dal momento della domanda, mentre oggi occorrono appena due o tre mesi». 

Teme l’effetto-elezioni? L’eventuale cambio di equilibri politici potrebbe incidere, negativamente, sullo stato d’avanzamento?
«No, perché la governance è pienamente legittimata e perché l’impegno verso la popolazione è di tutte le forze politiche. Il mio mandato è annuale e deciderà il nuovo Governo come proseguire in questo percorso che va portato a termine nel più breve tempo possibile».

È possibile pensare a una nuova gestione, fuori dall’emergenza?
«A ottobre approveremo il Testo unico della ricostruzione privata, con il quale abrogheremo, in tutto o in parte, circa 50 ordinanze, semplificando ancora di più. Il prossimo anno si potrà avviare una riflessione per stabilire i tempi di superamento del commissariamento, ma non ancora dello stato di emergenza, verso una regionalizzazione. Purché si garantisca un coordinamento a livello centrale».

Pensa al Codice delle ricostruzioni, varato come disegno di legge dal Governo uscente?
«La creazione di un Dipartimento per le ricostruzioni a Palazzo Chigi e un impianto normativo che assicuri una governance in grado di coinvolgere tutti i livelli di governo garantirebbero parità di diritti. Oggi in Italia abbiamo sei ricostruzioni post sisma in corso e ognuna ha le sue regole. Diverse».

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