ANCONA - Il giorno dopo per Mario è un tempo indefinito, scandito solo dall’attesa di potere salutare il mondo come vuole lui, senza ulteriori sofferenze per sé, per la sua famiglia e per i suoi amici. Ma è anche il giorno in cui, dopo avere letto punto per punto la relazione del Comitato etico, ha dato mandato ai legali di agire nei confronti dell’Asur Marche per arrivare finalmente a stabilire il giorno, l’ora e le modalità con cui procedere al suo suicidio assistito.
La sofferenza
E sarà questa l’ultima battaglia che porterà avanti dopo 11 anni trascorsi sul letto, paralizzato dalle spalle alle gambe a causa di un drammatico incidente stradale che in un attimo gli ha stravolto il destino. «Mario adesso muove un dito, un polso e si nutre normalmente», racconta l’avvocato Filomena Gallo co difensore dell’uomo, che oggi ha 43 anni, e segretaria dell’associazione Luca Coscioni. Dunque è in grado di attivare il meccanismo per iniettarsi la dose fatale di medicinale, «quando l’Asur avrà proceduto alla verifica del farmaco idoneo, come da ordinanza del Tribunale di Ancona». Ed è proprio qui che l’iter si è nuovamente inceppato, dopo 14 mesi passati tra le carte bollate: martedì il Comitato etico delle Marche ha confermato - primo caso in Italia - l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito per una persona gravemente malata, ma non si è espresso sul farmaco da utilizzare in quanto nel dossier mancavano gli elementi per una precisa valutazione.
Il nodo da sciogliere
«L’ordinanza del Tribunale è chiara su questo punto: l’Asur doveva verificare l’effettiva idoneità ed efficacia delle modalità, della metodica e del farmaco prescelti per assicurarsi la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile.
La scelta per l’addio
Mario però ancora non ha deciso dove si congederà dalla vita, nè come lo farà o chi vorrà accanto in quel momento. «Il punto fermo è che secondo il Comitato etico ha i requisiti individuati dalla Corte Costituzionale e mai nessun malato era arrivato fino a questo punto. Adesso ci aspettiamo che l’Asur non dilati ulteriormente i tempi di attesa di Mario, perché è stato acclarato essere una persona che sta soffrendo. Un compito assegnato all’Azienda sanitaria regionale da un’ordinanza del giudice e che non è stato eseguito. Infatti la relazione inviata al Comitato etico risulta incompleta nella parte relativa al medicinale da utilizzare». Nel giorno di una rivoluzione sul tema dei diritti e del fine vita, l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini ha ribadito che quest’ultima questione dovrà essere discussa in tribunale, ma i legali di Mario rigettano l’ipotesi: «La Regione forse non sa che il suicidio non è reato, ma esiste il reato di aiuto al suicidio. A tal motivo è intervenuta la Corte costituzionale che lo ha depenalizzato in alcuni casi ben specifici, come quello di Mario, per la prescrizione del farmaco e la sua preparazione per esempio. Il resto spetta al malato, che deve avere il potere di cambiare idea fino all’ultimo istante». E continueremo a chiamarlo Mario, nome scelto per questa rivoluzione etica: «Ha deciso di proteggere la privacy della sua famiglia perché troppe volte ha assistito all’intromissione di chi la pensa diversamente. Una famiglia che rispetta la sua scelta e lo sosterrà fino alla fine».
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