Concessioni balneari all'asta, primo sì in Senato. Il Sib: «Richieste inascoltate, pronti a tornare in piazza»

Concessioni balneari all'asta, primo sì in Senato. Il Sib: «Richieste inascoltate, pronti a tornare in piazza»
Concessioni balneari all'asta, primo sì in Senato. Il Sib: «Richieste inascoltate, pronti a tornare in piazza»
di Andrea Maccarone
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Martedì 31 Maggio 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 08:49

ANCONA - Approvato in Senato il ddl Concorrenza, ora il testo va alla camera. Nel frattempo i concessionari degli stabilimenti balneari sono sul piede di guerra. La categoria fa appello al buon senso e alla ragionevolezza, ma intanto il Sib-Sindacato italiano dei balneari valuterà se scendere in piazza. 

Le richieste 

Una mappatura del litorale per individuare i tratti dove effettivamente si riscontra una scarsità di risorsa che rende impossibile rilasciare nuove concessioni e dove le concessioni confermino un interesse transfrontaliero certo.

Un periodo di transizione congruo in attesa dell’esito della sentenza della Corte di Giustizia. Indennizzo pari al valore commerciale dell’azienda e il riconoscimento di un diritto di prelazione al concessionario uscente. Sono queste le richieste che il Sib ha avanzato nei confronti del governo. «Ma a tutt’oggi siamo inascoltati - afferma Antonio Capacchione, presidente nazionale Sib - dunque mi confronterò con i dirigenti del sindacato per valutare se e quali forme di protesta intraprendere». Secondo il numero uno del Sib, infatti, la questione sembra aver assunto contorni politici piuttosto chiari. «La questione balneare non è un impegno che lo Stato ha assunto nei confronti della Commissione europea - spiega Capacchione - ma una scelta di Draghi volerla inserire nel ddl concorrenza». Uno dei nodi più discussi e controversi di questa vicenda riguarda gli indennizzi da corrispondere ai concessionari uscenti. «Se si intende tutto ciò che non è ammortizzato - prosegue Capacchione - è evidente che molte famiglie che hanno costruito la loro vita attorno alle loro attività verranno cacciate senza avere una fuoriuscita adeguata». La categoria, infatti, aveva chiesto il riconoscimento del valore pari alla perdita dell’azienda. «Ma non ne hanno voluto sapere» sottolinea Capacchione. Dunque si va verso un doppio rischio: uno, già in corso, è quello di una paralisi degli investimenti. Finché permane l’incertezza sull’esito della vicenda, i gestori dei balneari eviteranno di affrontare delle spese sulle strutture. L’altro rischio, invece, è quello di andare incontro ad un lungo periodo fatto di contenziosi e battaglie legali.

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