Sondaggio Regionali 2020
Ceriscioli-bis, un mare di no

Sondaggio Regionali 2020 Ceriscioli-bis, un mare di no
di Andrea Taffi
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Sabato 12 Ottobre 2019, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 12:20

ANCONA - Mosse, manovre, ipotesi, nomi e dialoghi. Già, perchè a primavera 2020 le Marche saranno chiamate a scegliere il Governatore. E dal nostro sondaggio emergono dati, situazioni e panorami piuttosto particolari con la candidatura-bis nel centrosinistra di Luca Ceriscioli tutt'altro che scontata. Scenari, considerazioni, commenti e i dati del sondaggio Sigma che abbiamo effettuato nell'edizione di oggi di Corriere Adriatico. 

Che fosse chiacchierato, contestato e spacca Pd si sapeva. Che diventasse una specie di spauracchio su palazzo Raffaello, questo no, nessuno poteva immaginarlo. Vagheggiato con apprensione dal centrosinistra negli ultimi giorni, annunciato dal tam tam pesarese, il sondaggio d’autunno sul governo Ceriscioli si materializza con contorni piuttosto preoccupanti, più marcati in negativo, rispetto alle previsioni spannometriche. Per quello che può valere a otto mesi dalle Regionali un’indagine condotta sulle risposte di 800 persone (4700 interpellate), il Pd viaggia al 19% in un centrosinistra che anche con Italia Viva e poco altro vivacchia al 26% (socialisti e verdi allo 0,8%, invero, sembrano un po’ sbiaditi): per arrivare alla Lega (31,7%, primo partito della regione) e al centrodestra (43,6%) servono gli stivali delle sette leghe che solo l’alleanza con il Movimento Cinque Stelle (25,7%) può garantire. Ma fin qui siamo agli zuccherini. 

Servono i sali, invece, per superare lo choc del giudizio sull’azione del Ceriscioli I (presidente e amministrazione hanno valori omologhi) che un marchigiano su due giudica poco o per niente efficace. Al punto che sette su dieci degli interpellati boccerebbero giunta e governatore. E il colpo di grazia arriva dal sentiment, la presunta pancia della regione che - più o meno nelle stesse promozioni della questione precedente - non vede Ceriscioli in grado di rappresentare i territori. Anche qui pollice verso da sette su dieci. Un sondaggio spietato, al limite superiore del politicamente chirurgico (cioè ordinato dallo stesso centrosinistra) se non fosse che Sigma consulting, la società che lo ha realizzato si è intestata anche la committenza. Quel che è certo è che, con queste proporzioni, il centrodestra non avrebbe avuto interesse a metterlo in piazza. Qualcun altro sì.

Quali che siano dietrologie e smentite, i numeri fissano un contrafforte ineludibile all’azione del Pd leader nelle Marche nei prossimi mesi: l’alleanza giallorossa va fatta e anche in fretta. Con i corollari che possono seguire sulla scelta del candidato. Ceriscioli non piace ai grillini e la richiesta di discontinuità è già agli atti. Resta sempre il tavolo nazionale Pd-M5S come possibile ancora di salvezza per Ceriscioli oltre all’esito del voto in Umbria ed Emilia. E di un contesto liquidissimo della politica nazionale e locale dove, come da sempre ripete il governatore, nel giro di quattro settimane possono maturare trionfi e disfatte per chiunque. 

Il punto in cui il sondaggio diventa esiziale è quello sul gradimento di eventuali altri candidati: i sindaci di Ancona e Pesaro, Mancinelli e Ricci guidano un lungo drappello in cui spunta come terzo incomodo anche l’ex rettore Unicam, Flavio Corradini e poi il sindaco di Macerata, Carancini e il rettore Univpm in uscita Sauro Longhi. La Mancinelli che (anche ieri a margine dell’assemblea Anci) ha espresso parole critiche sul patto giallorosso e Ricci che, invece, ha aperto la diga nella nomenklatura democrat tagliando per primo il traguardo della sperimentazione giallorossa con la delega alla capogruppo comunale M5S sull’Università.

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