Sisma, l’emergenza delle macerie private. L'assessore Castelli ha le idee chiare: «L’unica via è riutilizzarle»

Sisma, l emergenza delle macerie private. L'assessore Castelli ha le idee chiare: «L unica via è riutilizzarle»
Sisma, l’emergenza delle macerie private. L'assessore Castelli ha le idee chiare: «L’unica via è riutilizzarle»
di Martina Marinangeli
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Venerdì 4 Giugno 2021, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 22:27

ANCONA  - Il rebus delle macerie private che ingarbuglia l’iter della ricostruzione. Cumuli pari a 4.200.000 tonnellate rallentano la ripartenza e si cerca un modo per reimpiegarli in maniera virtuosa, in particolare utilizzandoli come materiale per le opere infrastrutturali. A fine maggio c’è stato un confronto tra Regione, Ferrovie italiane, società Quadrilatero ed Anas proprio per trovare un punto d’incontro in questo senso, ma siamo ancora alla fase interlocutoria.

Durante la call, i tre soggetti chiamati al tavolo hanno fatto notare che, nei contratti già in essere, l’unica strada percorribile è quella della moral suasion nei confronti degli aggiudicatari delle gare.


Per i futuri appalti, invece, il riutilizzo degli aggregati riciclati che derivano dalla macinatura della maceria potrebbe tradursi in una forma di premialità per i concorrenti che lo garantiscono in sede di offerta. «Agiamo sul sintomo, ma cerchiamo anche di vedere il futuro – osserva l’assessore con delega al Sisma, Guido Castelli – perché problematiche di questo tipo non riguardano solo la ricostruzione. Per fare solo un esempio, i nuovi cantieri della Orte-Falconara comporteranno scavi importanti ed alle tonnellate di materiali del cratere, se ne aggiungeranno dunque altre. Dobbiamo attrezzarci già da ora, seguendo i dettami dell’economia circolare: può diventare una specializzazione».

Nella relazione stilata dai tecnici di Palazzo Raffaello, tra le questioni da risolvere a stretto giro di posta, la necessità di «aree di messa in riserva dei rifiuti nei Comuni dove vengono prodotti prima del loro avvio a recupero negli impianti privati.

Questo consentirebbe, da un lato una più celere gestione da parte del singolo cittadino produttore, dall’altro la possibilità per gli impianti di recupero di avere flussi costanti in entrata». Inoltre. Servono «aree di stoccaggio degli aggregati riciclati in attesa del loro riutilizzo» ed una «rete il più ampia ed articolata possibile di soggetti in grado di riutilizzare i materiali prodotti». Al momento, ci sono 45 impianti di recupero distribuiti sulle tre province più colpite dal sisma: 21 a Macerata, 13 a Fermo ed 11 ad Ascoli. Con una nota del 21 maggio, la Regione ha chiesto ai Comuni la disponibilità di aree pubbliche per eventuali messe in riserva dei rifiuti prima dell’avvio a recupero e per il possibile stoccaggio, in base alla logistica dell’utilizzo finale del prodotto.


Acquisiti i dati dai Comuni, sarà possibile mappare le disponibilità e verificare le più opportune dislocazioni tenendo presente i luoghi di produzione, la dislocazione degli impianti di trattamento ed i luoghi di utilizzo dei materiali. E proprio per attivare tutte le opzioni possibili per quest’ultimo punto, il 26 maggio sono stati contattati grandi player come Rfi, Anas e Quadrilatero. Quanto alle macerie pubbliche, del milione e 50mila tonnellate prodotte dalle scosse del 2016/2017, ne sono state tolte poco meno di 900mila: «resta ancora qualcosa a Pieve Torina e Pescara del Tronto – fa sapere Castelli – ma il più è stato fatto». In questo caso, grazie all’articolo 28bis, la Regione ha potuto agire in deroga realizzando i Siti di Deposito Temporaneo ad Arquata del Tronto, Monteprandone e Tolentino. Deroga che non è stata prorogata nel decreto Milleproroghe del 31 dicembre 2020.

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