Il sindaco di Jesi Massimo Bacci a tutto campo. «Caterpillar caso a parte ma il territorio è indietro. E siamo lenti per il Pnrr». E poi le novità sul suo futuro

Il sindaco di Jesi Massimo Bacci
Il sindaco di Jesi Massimo Bacci
di Andrea Taffi
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Lunedì 13 Dicembre 2021, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 08:53

Massimo Bacci, sindaco di Jesi, il disastro-Caterpillar, l’accordo in Elica, il progetto Green Way di Ariston Thermo sono sollecitazioni di senso opposto al mercato del lavoro in un territorio dove l’incertezza regna sovrana. Cosa vede da sindaco e cosa da esperto di materia aziendale? 
«Da sindaco vedo un trend che purtroppo si è consolidato nel tempo. Non solo in questa provincia ma in tutta la regione con oggettiva perdita di competitività delle imprese. Con conseguente (e scontata) perdita di posti di lavoro. Mettiamoci anche la pandemia ed ecco spiegato l’inquadramento di regione in transizione datoci dall’Europa».


Invece da esperto di cose aziendali?
«C’è la consapevolezza che c’è un passaggio oggettivo da superare legato alla produttività e alla capacità di avere processi produttivi altamente informatizzati. Servono grandi investimenti da parte delle imprese e nel nostro tessuto la stragrande maggioranza delle imprese ha una dimensione piccola».
Un nodo che resta bloccato.
«C’è anche la necessità di riuscire a valorizzare i prodotti che hanno un valore aggiunto importante. Non siamo un territorio dove si può pensare di produrre su larga scala quindi vanno fatte delle scelte. Ad esempio puntare più sulla qualità del prodotto».
E poi ci sono i pistoni di Caterpillar dove a sentire i sindacati c’erano ordine e margini ma bisogna chiudere. Un discorso a parte?
«Sì perché era una delle aziende dal punto di vista dei processi produttivi più all’avanguardia del territorio. Purtroppo è stata fatta una scelta aziendale, incomprensibile in parte: andare sul mercato a reperire quello che veniva prodotto qui a Jesi. Leggo della Turchia che non è proprio un segmento ad alta stabilità. Ma i manager della multinazionale avranno fatto i loro conti».
Cosa può fare un ente regionale difronte a questi scenari?
«La Regione è il riferimento forte del territorio per lo sviluppo economico. È tra le sue funzioni e lo deve fare avendo consapevolezza di quello che è il tessuto delle imprese».
Si è detto per molto tempo che non c’erano risorse per fare una politica industriale autonoma. Adesso però tra Pnrr e fondi europei qualcosa è cambiato.
«Il momento dal punto di vista delle risorse è straordinario. Ma le risorse hanno un senso se c’è capacità di progettazione, di intercettare le risorse e se c’è una visione chiara di dove si vuole andare. Nel pubblico il prossimo orizzonte, il trienno tra 2022 e 2024 è un tempo veramente molto limitato. Se devi progettare, costruire e validare e poi, come vediamo, in alcuni settori non ci sono le professionalità all’interno della pubblica amministrazione…».
Sembra abbastanza scettico sulle capacità di riuscire a chiudere il cerchio.
«È una filiera complessa, sono obiettivi, in generale, non nelle corde della pubblica amministrazione».
Si è parlato a lungo della fase di transizione che stavamo vivendo. Della necessità di riqualificare il lavoro. Invece di prevenire però continuiamo a tamponare, Ariston Thermo a parte. Siamo sempre sul chi vive.
«La mia visione è molto parziale e parte da un tessuto fatto di piccole e micro imprese che deve essere sostenuto anche in quella parte della transizione che è il digitale. Gli enti in generale, e la Regione in particolare, dovrebbe sostenere le piccole imprese creando le condizioni per essere competitivi. Parlo di infrastrutture, di aggregazione di centri di ricerca come quello da poco inaugurato a Jesi. Siamo indietro anni luce. Con i fondi del Pnrr il gap si può ridurre».
Senza disperdere a pioggia.
«Assolutamente. I toscani qualche anno fa sostennero le aziende che facevano da traino. Ce ne sono poche ma quelle che fanno massa critica e creano indotto vanno custodite». 
Ha parlato di Regione e si è accesa la lampadina del famoso abboccamento per fare il sottosegretario.
«Finisco, come del resto ho sempre dichiarato, il mio mandato di sindaco di Jesi.

Deciderò poi se impegnarmi ancora in politica o ritornare a svolgere la professione a tempo pieno.».

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