Made in Marche? No, in Cina: sventato il traffico Telegram di scarpe col marchio taroccato. Rischia anche chi le ha comprate

Made in Marche? No, in Cina: sventato il traffico Telegram di scarpe col marchio taroccato. Rischia anche chi le ha comprate
Made in Marche? No, in Cina: sventato il traffico Telegram di scarpe col marchio taroccato. Rischia anche chi le ha comprate
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Lunedì 30 Maggio 2022, 09:02

ANCONA - Made in Marche? No, in Cina: sventato il traffico Telegram di scarpe col marchio taroccato. Rischia anche chi le ha comprate. L'operazione della Guardia di fainanza di Treviso ha ssgominato il traffico di calzature con il marchio contraffatto di una nota azienda delle Marche. Costavano circa 200 euro invece di 500 e rischia severe sanzioni anche chi le ha comprate. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso hanno scoperto e bloccato una rete di commercio online di calzature contraffatte, denunciando, per i reati di ricettazione e contraffazione, una coppia di trevigiani che aveva commerciato scarpe sneakers, riportanti un noto marchio italiano, in voga soprattutto tra i giovani, abilmente contraffatto.

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Nell’arco di poco meno di un anno, i due indagati, utilizzando un account Facebook e un canale Telegram, che in pochi mesi ha registrato numerose iscrizioni e sul quale era possibile ottenere anche il book fotografico delle scarpe offerte, sono riusciti a vendere calzature, solitamente dal valore di mercato prossimo ai 500 € per singolo paio, al più vantaggioso prezzo di 200 €.

Le sneakers erano commissionate dagli indagati a fornitori con sede in Cina, che le spedivano a Treviso dopo averle personalizzate in base alle richieste degli acquirenti.

Dopo il pagamento, i clienti ricevano le scarpe direttamente a casa, tramite corriere espresso. Nel corso delle indagini, nate a seguito della denuncia presentata dall’azienda marchigiana proprietaria del marchio, un vero “must” tra le giovani generazioni, è stata dapprima perquisita l’abitazione dei due indagati, sequestrando merce già pronta per la spedizione e, soprattutto, i telefoni utilizzati per la gestione online della rete di commercio illegale.

Successivamente, grazie all’analisi forense dei telefoni, alla ricostruzione dei contatti e agli accertamenti bancari sui conti correnti della coppia, è stata ricostruita la mappa dei traffici dei due che, per arrotondare i guadagni mensili, avevano messo in piedi un vero e proprio secondo lavoro, proseguito fino all’intervento dei finanzieri del Gruppo Treviso. Numerosi gli acquirenti delle calzature contraffatte, domiciliati tra le province di Bari, Padova, Pesaro-Urbino, Pordenone, Treviso, Venezia, Udine e Vicenza, tutti destinatari di una sanzione, che va da 100 a 7.000 Euro, per incauto acquisto di merce contraffatta.

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