Marche, l’assessore Saltamartini: «Il sanitario No-vax che trasmette il virus in corsia pagherà i danni»

Marche, i paletti dell'assessore Saltamartini

Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità della Regione Marche
Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità della Regione Marche
di Andrea Taffi
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Giovedì 22 Luglio 2021, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 15:15

ANCONA - Filippo Saltamartini, assessore regionale alla Sanità: iniziamo dal braccio di ferro sui nuovi indici che verranno considerati per modificare le zone colorate sui vari territori.

«Il problema nella conferenza Stato-Regioni che c’è stata ieri e poi è stata aggiornata a questa mattina alle 9 (lunedì e ieri per chi legge, n.d.r.) è stato sollevato dalle piccole regioni quindi Sardegna, Liguria, Marche, Umbria, Abruzzo, la provincia autonoma di Bolzano. Se la proposta era di mettere come tetto il 5% dei ricoveri in rianimazione, noi abbiamo proposto di prendere in considerazione la fascia più debole della popolazione, gli over 50».

 
Alternative possibili?
«Quella di stabilire un tetto generico al 20% delle rianimazioni.

Era attesa una conferenza Stato-Regioni per le 13 di oggi (ieri, n.d.r.) ma è stata rinviata quindi credo che su questo punto ci sia una discussione in corso».


Quindi siamo in mezzo al guado?
«Diciamo di sì. C’era stata anche un’altra proposta di fissare un tetto a quota 20/30 ricoveri in rianimazione ma questo avrebbe creato una disparità tra regioni piccole e regioni grandi. Il punto è delicato perché generare una differenziazione in questa materia poi avrebbe riprodotto la diversificazione anche per altri temi come ad esempio la distribuzione dei vaccini. Quindi, alla fine, le Regioni hanno deciso di rimanere compatte e di puntare su una percentuale dei letti occupati di rianimazione del 20%».


Sul Green pass a che punto è la discussione: siamo alle porte dell’altissima stagione. Il governatore Acquaroli la scorsa settimana ha espresso la sua posizione.
«In questo momento la discussione ha visto alcune piccole regioni come la Sardegna, l’Umbria, la provincia autonoma di Bolzano porre il problema delle piccole attività. Si rischia di ammazzare il turismo e soprattutto di creare una differenziazione tra chi ha già ricevuto il vaccino e chi invece è prenotato che dovrebbe fare tamponi tutti i giorni. La volontà, anche qui, è di rimanere uniti per mantenere una forza negoziale nei confronti del governo. Domani (oggi, n.d.r.), c’è una conferenza istruttoria della Stato-Regioni per valutare tutte le proposte e poi ragionare sulle possibili soluzioni finali».


Qual è la situazione dei cluster collegati alla partita Italia-Inghilterra, finalissima dei campionati europei i contagi che sono stati generati? L’area vasta due di Ancona è già corsa ai ripari per un assembramento verificatosi al Pincio. 
«I contagiati sono tantissimi e questo è avvenuto anche in altre città della regione dove sono stati posti dei maxischermi e c’era molta gente. Stiamo cercando di ricostruire tutto quello che è successo. Al governo le regioni hanno posto anche un problema di definizione del cluster: noi ad esempio abbiamo posto come riferimento il Comune e la provincia, altri hanno preso come ambito il distretto sanitario. Ci vorrebbe una identificazione univoca anche per le modalità di intervento che poi si vanno a determinare».


Non è l’unica zona grigia, a quanto pare.
«Vero. Quando si parla di contagiati per 100.000 abitanti in un momento come questo in cui tanti settentrionali sono ormai al mare qual è il target della popolazione che bisogna considerare? Quello su base Istat, oppure quello reale che si registra tutti i giorni nelle città costiere? Un altro puntoche ho posto personalmente al governo è quello delle verifiche di frontiera agli aeroporti dove deve essere individuata un’autorità che si occupi, oltre al controllo passaporti, delle verifiche sanitarie sulla vaccinazione dei passeggeri perché ai varchi in questo momento passa di tutto».


Come sta procedendo il Servizio salute nell’iter con i sanitari no Vax?
«Abbiamo circa 3000 persone tra il personale sanitario che non si sono ancora vaccinate. La legge prevede che ci sia una diffida (e noi la abbiamo inviata tramite raccomandata a tutti), poi la valutazione della ricollocazione e infine, la sospensione. Abbiamo deciso di fare un ulteriore passaggio e di non agire subito rigidamente».


Quindi cosa succede?
«Se si tratta di spostare un infermiere a diverse mansioni è un conto. Se invece si tratta di una figura centrale come un primario o un anestesista questo potrebbe provocare dei problemi di copertura dei servizi più delicati. La legge, come sappiamo, va applicata e non interpretata e così noi faremo ma per questa ulteriore problematica abbiamo cercato di capire meglio».


Nelle ultime ore si è creato un dibattito ancora più radicale dell’opinione pubblica e si è arrivati a ipotizzare un risarcimento danni per chi, non vaccinato, diffonde il virus. La Regione cosa pensa?
«Su questo punto mi ero già espresso. La legge anche su questo è chiara e dunque chi ha il virus e lo trasmette, commette un reato, quello di lesioni. Con il reato si configura anche la possibilità di creare un danno e dunque, per la vittima, di poter avanzare una richiesta di risarcimento. Noi non difenderemo con i nostri avvocati i sanitari che dovessero incappare in questo reato e poi chiederemo il risarcimento danni».

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