Marche, addio al modello ospedalecentrico. Il preside di Medicina Mauro Silvestrini: «Si abbattono le liste d’attesa e i Pronto soccorso respirano»

Marche, addio al modello ospedalecentrico
Marche, addio al modello ospedalecentrico
di Véronique Angeletti
3 Minuti di Lettura
Martedì 23 Maggio 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 07:57
Professor Mauro Silvestrini preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche: come dovrebbe funzionare questo nuovo modello di assistenza territoriale di prossimità che dà ampio spazio alla telemedicina? 
«Lo scopo generale dell’implementazione di questo genere di possibilità è quello di dar modo a tutti i professionisti di confrontarsi tra di loro e, quindi, di scegliere i percorsi migliori per il paziente. Questo comporterà un cambiamento del solito modello “ospedalecentrico” a cui eravamo finora abituati e dovrebbe aiutarci a risolvere tante disfunzioni come, ad esempio, l’intasamento del pronto soccorso o, ancora, il problema delle liste d’attesa».
Qualche esempio pratico? 
«Migliorando la possibilità di comunicare tra il medico di medicina generale e lo specialista che lavora in ospedale si metterà in moto un sistema molto più efficace ed efficiente. Efficace perché permetterà un migliore accesso alle cure, una riduzione dei costi sanitari e una maggiore comodità; efficiente perché consentirà di filtrare i casi che hanno bisogno veramente di essere valutati in ospedale o di programmare da subito le visite più appropriate. Il che eviterà la grande massa di richieste nei presidi all’origine delle lunghe liste di attesa e faciliterà la gestione delle visite».
Ma come va organizzata questa telemedicina? 
«Prima di tutto si dovranno creare delle piattaforme che consentiranno una trasmissione sicura di informazioni e dati relativi ad indagini strumentali o di laboratorio, come radiografie e analisi del sangue. Sarà poi fondamentale l’implementazione della possibilità di scambiare testi, suoni, immagini o altre forme di comunicazione per consentire una tele-visita, un teleconsulto, un tele-monitoraggio e anche la teleassistenza». 
Altro?
«Dovremo anche mettere in piedi un sistema di formazione affinché tutti gli operatori siano in grado di saper utilizzare correttamente le piattaforme». 
Queste nuove tecnologie sono già nel percorso di formazione dei laureandi? 
«Con il nuovo corso in inglese “Medicine and Surgery (Medicine & Technology)” offriamo un percorso formativo che permetterà di formare il «nuovo medico» in grado non solo di utilizzare le tecnologie all’avanguardia, ma anche di partecipare al loro sviluppo. Questo sarà possibile attraverso una solida integrazione dei saperi «medici» ed «ingegneristici» già presenti nell’Univpm, con l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, dell’intelligenza artificiale e di attrezzature altamente realistiche (simulatori, software procedurali, sistemi di analisi ecc), oltre che con l’attuazione di metodi didattici innovativi e interattivi che comprenderanno anche la frequenza in strutture formative altamente concrete quali ad esempio lab skill o laboratori di bioingegneria».
Formate il medico del futuro, insomma.
«Diamo ai nostri laureandi una maggiore consapevolezza delle potenzialità offerte dalle tecnologie e dai sistemi intelligenti che implementeranno i servizi sui territori come le aree interne e montane, aiuteranno a personalizzare le terapie e a monitorare i pazienti senza tuttavia tralasciare l’importanza della medicina in presenza. Perché la telemedicina non potrà mai sostituirsi completamente alla medicina tradizionale, quella che implica un contatto umano». 

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA