Massimo Magi (Fimmg Marche): «Orari impossibili e pagati meno: così gli specializzandi preferiscono l'ospedale»

Massimo Magi (Fimmg Marche): «Orari impossibili e pagati meno: così gli specializzandi preferiscono l'ospedale»
Massimo Magi (Fimmg Marche): «Orari impossibili e pagati meno: così gli specializzandi preferiscono l'ospedale»
di Maria Teresa Bianciardi
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Giovedì 17 Novembre 2022, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 17:00

Dottor Massimo Magi come va?
«Ho mezz’ora di pausa e la giornata strapiena, tra visite in studio e a domicilio, consulti telefonici, messaggi su whatsapp».
Normale amministrazione di questi tempi.
«Purtroppo sì. E le ore non bastano mai».
Lei è segretario regionale Fimmg, il sindacato dei medici di medicina generale. Nelle Marche siete in via d’estinzione.
«Eravamo oltre 1200, oggi siamo poco più di mille e siamo destinati ad essere sempre meno».

 
Effetto dei pensionamenti?
«Sì, ma non solo. Molti colleghi non riescono più a tenere il ritmo: siamo sfiancati, si comincia la mattina presto e si finisce a tarda sera. Una pressione che scoraggia anche i giovani ad intraprendere questa professione, che per me è la più bella del mondo».
Ecco, i giovani. 
«Un medico specializzando in medicina generale prende la metà dello specializzando in ospedale. Se devono scegliere non propendono certo per i figli di un dio minore».
E i marchigiani?
«In migliaia resteranno senza medico, costretti ad andare chissà dove per una diagnosi di primo livello».
Già c’è chi lo fa. Venti chilometri da Filottrano a Jesi, per esempio.
«Spesso mi chiamano i sindaci. Ci sono paesi che non hanno un medico di medicina generale, e ci sono medici che visitano anche i non assistiti pur di garantire il diritto alla salute».
Quanti assistiti per un medico?
«Per convenzione 1500, però in alcune zone delle Marche - soprattutto nell’entroterra - c’è chi segue anche 1800 persone. E se non cambierà qualcosa anche questo tetto è destinato a sforare».
La Regione ha messo sul piatto 6,6 milioni di euro per cercare di cambiare lo stato delle cose.
«Ma se il ministero non emana il bando per il corso di formazione del 2022, continueremo a soffrire questa situazione».
Di sottrazione in sottrazione, qual è l’effetto immediato della mancanza dei medici di base in regione?
«L’abbiamo visto con il Covid: quando è venuta meno la sanità di primo livello, quella di secondo livello - gli ospedali - è destinata a saltare. I medici di famiglia sono una grande risorsa del sistema sanitario: intanto forniamo una prima diagnosi, indichiamo la strada giusta per la cura, accompagniamo i pazienti nel percorso di salute. Cosa accadrebbe se, una volta usciti dall’ospedale, fossero totalmente abbandonati a se stessi?».
Il mestiere più bello del mondo.
«Esattamente. Ma sono anni che il problema della carenza di medici non viene affrontato, qui come in tutta Italia. Dal 2020 si sapeva della famosa “gobba del ‘56”, ovvero di tutti i medici di quell’anno destinati alla pensione. Ora la situazione rischia di andare fuori controllo».
Prossime mosse?
«Incontreremo a stretto giro di posta l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini.

Vedremo se esista una strada per uscire dall’impasse».

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