ANCONA - Un corteo lungo quasi un chilometro. Oltre 2mila persone hanno sfidato afa e caldo torrido pur di esserci e dire a piena voce: «Adesso basta! Salviamo la sanità marchigiana». Quella andata in scena ieri mattina ad Ancona è stata più della manifestazione sindacale organizzata da Cgil, Cisl e Uil Marche: è stato il grido d’allarme di un territorio per le tante storture di un sistema regionale deragliato nel biennio nero del Covid e mai tornato sui giusti binari; è stato un sos lanciato dagli operatori sanitari stremati dai ritmi massacranti che devono sostenere, anche ora che l’emergenza pandemica è finita, a causa della carenza di personale. È stato un monito alla Regione a cambiare in fretta di passo o la situazione rischia di esplodere.
E dal palco allestito sotto il monumento del Passetto - punto d’arrivo del corteo partito alle 9 da piazza Cavour - i tre segretari regionali delle sigle sindacali si rivolgono direttamente al governatore Francesco Acquaroli, chiedendo maggiore ascolto e più attenzione alle richieste che arrivano da quel mondo.
Il j’accuse
«È mancata la volontà di un dialogo concreto», il j’accuse lanciato all’indirizzo di Palazzo Raffaello dai segretari Gabriele Santarelli (Cgil), Sauro Rossi (Cisl) e Claudia Mazzucchelli (Uil).
La domanda
Domanda che merita una risposta immediata e alla base della protesta di ieri, che ha portato ad Ancona manifestanti giunti da tutte le Marche, compresa una delegazione del Pd che ha annoverato, tra gli altri, i deputati Irene Manzi e Augusto Curti, il capogruppo regionale Maurizio Mangialardi ed i consiglieri Antonio Mastrovincenzo e Romano Carancini, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci ed il segretario provinciale di Ascoli Francesco Ameli. Tra le richieste avanzate alla Regione, la necessità di ridurre la mobilità passiva e quella di contenere i tempi di attesa, anche riorganizzando il Cup regionale. E ancora: riordinare la rete ospedaliera e le reti cliniche e approvare percorsi diagnostici terapeutici assistenziali più efficienti. Inoltre, «occorre investire nelle strutture residenziali e semiresidenziali socio-sanitarie, finanziare il Fondo di solidarietà, dare impulso alla Medicina di genere, stabilizzare i precari della sanità. Tutte questioni rispetto alle quali la Regione mostra ritardi». I temi sono sul tavolo: Palazzo Raffaello come risponde?
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